.P!L BIANCO lXII.HOSSO lii•ii•NP Anna e la mamma (1931). to egli è, soprattutto, il Sublime. Allàh è creatore di tutte le cose, Signore del mondo, e dopo aver dato la Toràh (legge) agli Ebrei, e il Vangelo ai cristiani, che però hanno cambiato la sua parola, e corrotto le sue originarie ispirazioni, ha inviato Maometto e gli ha rivelato definitivamente la salvezza (furkàn). Dalla Sahadà, prof~ssione di fede, consegue nella vita l'impegno a testimoniare, e anche a combattere, a morire, se occorre, per la diffusione dell'Islàm. Essa è la prima parola con cui si entra nella comunità dei muslim, e l'ultima con cui in punto di morte si deve lasciare la terra. Allàh, dunque, è il solo Dio, e del suo seguito fanno parte gli Angeli (Mala'ikàh), il principale dei quali è Gabriele (Jabrà'), che ha rivelato la verità a Maometto, e che è seguito da Michele (Mikàl), guida degli uomini credenti, e da Raffaele (Israfél), che suonerà la tromba della resurrezione, nell'ultimo giorno. Tra gli angeli e gli uomini ci sono figure intermedie, i "ginn" (geni), che hanno caratteristiche terrene, anche sessuali, e accompagnano in due, uno buono e uno cattivo, il cammino di ogni uomo sulla terra. Ci sono anche i demoni, il cui capo è "Saytàn" (Satana), che era un angelo, ma ha rifiutato di sottomettersi agli uomini e di servirli, e perciò è stato cacciato dal Paradiso. Grande importanza, per l'Islàm, hanno i profeti. Al- - --- -~--------- ' JO làh ne ha inviati 124.000, ma i più importanti sono 313, e il primo fu Adamo. I tre principalissimi, poi, prima dell'ultimo e unico finale, e cioè Maometto, sono Ibrahim (Abramo), l'amico di Dio Musà (Mosé), e Isà (Gesù), che per i mussulmani non è morto sulla croce, perché all'ultimo momento Allàh lo ha salvato sostituendolo con un altro, se lo è portato in Cielo e alla fine dei tempi lo rimanderà in terra, a preparare il Giudizio finale. Per l'Islàm è chiaro che Gesù non è Dio, e che è bestemmia il solo pensarlo come tale, come è bestemmia la Trinità: "Non dire mai Tre!". Però Gesù è detto anche "Messia", l'Unto. Egli è solo una creatura, ma tenuta in grande onore, come sua madre, Maria, l'unica donna il cui nome sia nel Corano. Un altro punto: non c'è, nell'Islàm, alcuna mediazione tra Dio e l'uomo. Neppure Maometto è mediatore: è solo il prof eta massimo. La salvezza è un dono diretto di Dio. Nessun sacerdozio, nessun sacrificio, nessuna Chiesa come elemento mediano tra l'umanità e Dio. La croce non ha alcun senso, nel Corano. Quanto alla visione dell'uomo, l'Islàm ha oscillato a lungo tra un'idea di predestinazione divina (kadàr), che non tiene alcun conto delle opere dell'uomo, e l'affermazione che nel giorno del Giudizio gli uomini saranno puniti o premiati a seconda delle loro azioni. Tra queste due posizioni le diversissime scuole di interpretazione hanno costruito, nei secoli, una enorme varietà di dottrine e sfumature diverse. Il Giudizio universale è descritto con caratteri apocalittici (Corano 81,82); ci sarà l'Anticristo, l'antico nemico di Isà, ma questi ricomparirà vivo a Damasco, imporrà un regno di pace e di giustizia, poi morrà e sarà sepolto a Medina. Con il giudizio si distingueranno i fedeli dagli infedeli. I primi avranno il Paradiso, e i secondi l'Inferno, ma ambedue solo alla fine dei tempi. Solo coloro che danno la vita per l'Islàm nella "guerra santa" vanno subito in Paradiso dopo la loro morte gloriosa. La Morale mussulmana In conseguenza di questa fede, di chiarissima derivazione biblica ebraico-cristiana, anche se difficilmente esprimibile in formule di fede precise ed univoche, l'Islàm ha elaborato, nel corso dei secoli, una serie di doveri, insieme religiosi e civili, sociali e individuali, di culto e di vita pratica, che abbracciano tutta la vi-
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