it)-lJ. HIAM:O \XII.HOSSO lii•lil•il di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio, come Abramo, a cui lafede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, tuttavia lo venerano come profeta, e così onorano sua Madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini resuscitati. Così pure essi hanno in stima la vita morale, e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se nel corso dei secoli si sono avuti numerosi dissensi e inimicizie tra cristiani e mussi/mani, il Concilio esorta tutti a dimenticare il passato, e a sforzarsi sinceramente ad una reciproca comprensione, e anche aproteggere e apromuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (n. 3). Se si pensa alla tradizionale formula, con cui si affermava che "al di fuori della chiesa non esiste salvezza", si capisce quale cammino è stato percorso. Era una formula che risaliva a circa 1500anni fa, e che nel 1442, al Concilio di Firenze, si era esplicitata in una condanna nettissima: '' La Santa Chiesa romana crede ferma mente, con/ essa epredica che nessuno al di fuori della Chiesa cattolica, né pagano, né giudeo, né infedele o separato dalla chiesa, diviene partecipe della vita eterna, ma piuttosto se ne va al fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo, se prima della morte non viene aggregato ad essa''. Con il Vaticano II arriva dunque una vera rivoluzione culturale. Oggi, dal Concilio, sono passati altri 26 anni, ed è cambiato il mondo. Ufficialmente il cammino percorso è stato grande. Da parte della Chiesa cattolica sono stati fondati istituti internazionali di studio, dedicati esclusivamente all'Islàm, come il "Pontificio Istituto di Studi Arabi", a Roma, capostipite di decine di simili iniziative nel mondo intero. Le relazioni della Santa Sede con gli stati islamici sono in genere cordialissime. Proprio nei cristiani, e nei cattolici in particolare, gli immigrati mussulmani hanno trovato, spesso, la massima accoglienza e comprensione. Difficile trovare oggi una comunità cattolica che, dopo aver accolto gli immigrati mussulmani faccia pressione sulla loro libertà religiosa, o esplicita opera di proselitismo. Giovanni Paolo II, nei suoi numerosi viaggi, soprattutto in Africa e Asia, ha sempre riservato grande spazio ai contatti con i mussulmani, sia a livello politico che religioso e culturale. Nell'incontro mondiale di Assisi, nel 1986, un posto di rilievo lo ebbero i rappresentanti delle varie comunità islamiche. A Roma non solo è in costruzione una grande Moschea, ma molte chiese cattoliche parrocchiali si aprono agli immigrati mussulmani anche per la loro preghiera, e talora lo stesso locale dove al mattino si celebra l'Eucarestia cattolica ospita, dopo qualche ora, la riunione di preghiera islamica. Sono segni dei tempi nuovi, verso un futuro davvero aperto. Islàm: fede e morale Qual'è la fede dell'Islàm? E qual'è la morale mussulmana? Due domande semplici, attorno a cui ruotano le curiosità suscitate da leggende e favole, in un mare di grande incertezza per mancanza di informazioni, che provoca fraintendimenti e malintesi, malignità e semplificazioni. Ecco qualche spunto. La fede mussulmana C'è, certamente, nell'Islàm, una "professione di fede" (Sahadà), ed è uno dei "Cinque Pilastri" dell'Islàm, insieme con la Preghiera (Salàt), l'Elemosina (Zakàt), il Pellegrinaggio alla Mecca (Hagg), e il Digiuno (Sawn), e tuttavia è difficile delinearla con chiarezza sufficiente. Per l'Islàm, infatti, tutto è fede, e il Corano non è solo libro religioso, ma anche codice sociale, penale, morale, civile, sanitario, alimentare, e tante altre cose. Tutto, quindi, può entrare nella fede. I muslim, cioè i credenti, sono coloro che accettano tutto l'insieme di queste cose, con le innumerevoli tradu-
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