Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

ic)JJ, BIANCO l.Xll,HOSSO iiiiiil•D vezza gli scritti primitivi promettono la giustizia, anche sociale, e ammoniscono i ricchi con la prospettiva di una punizione anche eterna. La religione mussulmana è, nella sua versione fondamentale, religione del successo e della vittoria, e il credente è sicuro del favore divino, che infallibilmente porta alla riuscita, alla sconfitta degli avversari, alla divisione del bottino (Corano 3,155; 8,1.42.70, ecc.). Sono concetti difficili da digerire, per i nostri stomaci addestrati non solo dalle rivoluzioni moderne - riforma e illuminismo, secolarizzazione e tecnologia - ma anche dalle distinzioni bibliche ed evangeliche tra sacro e profano, tra divino ed umano, tra stato e chiesa, tra realtà come è e come dovrebbe essere. E segnano una diversità profonda, che ci rende difficile capire, prima ancora che giudicare, ciò che si muove, per noi in ritardo di secoli, nell'immenso crogiuolo che oggi è il mondo mussulmano. Chiese cristiane e lslàm Detto delle matrici culturali di unico ceppo, e della principale differenza storica nel concepire la stessa nozione del mondo, veniamo alle relazioni intercorse nei secoli tra chiese cristiane ed Islàm, con particolare attenzione alla Chiesa cattolica. Si potrebbe dire, schematizzando, che dopo lunghi secoli di ignoranza e arroganza reciproca, oggi si è alla fase della ricerca della conoscenza e della tolleranza. Per più di 500 anni, dopo Maometto, i cristiani ignorarono tutto, dell'Islàm. La prima traduzione del Corano in latino è del 1143, e l'immagine divulgata di Maometto e dell'Islàm intero è stata in blocco, fino quasi ai nostri tempi, di rifiuto e di demonizzazione. Collegamenti tra la cultura araba e quella cristiana ci sono certo stati. La filosofia scolastica, che conobbe Aristotele solo attraverso gli arabi, le scienze naturali, la matematica e la medicina medievale sono largamente tributarie dell'influenza islamica, ma sul piano religioso, e anche di cultura divulgata, il rapporto resta di totale ostilità. Basterà ricordare il posto riservato, all'Inferno dantesco, a Maometto, con relativo trattamento fisico. La storia delle Crociate fa testo, da una parte e dall'altra, nonostante aperture di illuminati illustri, come da parte cristiana Niccolò da Cusa ed Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II, che cercarono il dialogo. Anche San Francesco passò il mare, per andare a parlare con il Sultano. Ma sono rarità, ed esperimenti d'élite. Si può anche dire che più cresceva la minaccia islamica, in particolare turca, e più il rifiuto e la demonizzazione erano forti e diffusi. Nel 1529 i turchi arrivano alle porte di Vienna, e la risposta papale fu l'ordine di bruciare in piazza il Corano, appena tradotto e pubblicato a Venezia. La città lagunare fu indicata, allora, come "prostituta di Maometto". E i protestanti non furono da meno: Lutero volle la traduzione del Corano, ma "per far conoscere a tutti", scrisse, "che libro dannato, abietto e disperato fosse, pieno di menzogne e di favole". E non basta: il disprezzo per l'Islàm, carico di scherno e di maldicenza, è anche abituale nei maestri del "libero pensiero", con Voltaire in testa. I tentativi di Lessing (1783) e di Goethe (1819) in Germania, e di Carlyle (1840) in Inghilterra, per una riabilitazione dell'Islàm e per il riconoscimento di Maometto come ''vero prof eta'' furono rondini che non fecero subito primavera. E tuttavia a metà del secolo scorso iniziò un vero cambiamento, e gli studi storici si sono moltiplicati, da parte protestante e da parte cattolica. Centrale fu l'opera del grande orientalista Louis Massignon, il quale domandò alle chiese cristiane una ''rivoluzione copernicana" nei confronti dell'Islàm, e teorizzò unariconciliazione tra la religione della speranza (ebraismo), quella dell'amore (cristianesimo), e quella della fede (islamismo). La Chiesa cattolica e la svolta del Concilio Per quanto riguarda la chiesa cattolica, pur tra incertezze e oscillazioni, e con rigurgiti di settarismo e di demonizzazione assoluta, il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha posto sul serio le basi di un discorso nuovo. Nel documento principale sulla chiesa, la "Lumen Gentium", del 1964, si afferma che "la salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i mussulmani, i quali professando di tenere la fede di Abramo adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale" (n. 16). Anche il Decreto sulle religioni non cristiane, "Nostra Aetate", del 1965, ha parole chiare e nuove "La Chiesa guarda con stima i mussulmani, che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano

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