Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

B »li, BIAN(~O UJI.HOSSO iii•iii•il mente neanche un anno di noia mortale, di dequalificazione della propria esistenza e di arresto della propria crescita culturale e professionale" (v. Audizione dell'll ottobre 1989). Tale tipo di disagio si ritrova anche nelle affermazioni dei rappresentanti della Federazione Giovanile Comunista ad opinione dei quali già oggi, in un regime di alternativa condizionata in quanto il servizio civile nasce come conversione dell'obbligo militare e non da libera scelta, "molti obiettori di coscienza, più che sulla base di convinzioni religiose, filosofiche e politiche, scelgono il servizio civile in ragione del rifiuto di perdere un anno della loro esistenza in un servizio di leva inutile quando non dannoso" (v. Fgci, Ricerca, luglio 1990). A giudizio della Federazione dei giovani comunisti "in un quadro internazionale in rapida evoluzione e pur con l'em,ergere di nuovi elementi di instabilità e di conflitto, le nostre forze armate e la strategia di difesa a cui rispondono, appaiono del tutto obsolete. Si pone all'ordine del giorno la prospettiva di un loro ridimensionamento e di un dirottamento altrove delle energie umane e finanziarie così risparmiate. La sicurezza ed il benessere della comunità nazionale sono infatti sottoposte a minacce quotidiane ben più gravi di quelle provenienti dalla soglia di Gorizia o dell'integralismo islamico". Di analogo avviso anche Democrazia proletaria giovanile che giudica la struttura militare "fuori fase e superata", tanto da rappresentare "una grossa palla al piede rispetto alle grandi identità ed alle aspirazioni del mondo giovanile" (v. Audizione dell' 11 ottobre 1989). Entrambi i movimenti auspicano una riforma complessiva del servizio di leva che preveda, tra l'altro, un dimezzamento della sua durata. Una riduzione della durata del periodo di leva ed un miglioramento delle condizioni di vita dei giovani militari è auspicato altresì dalla Jeunesse Valdotaine (v. Audizione dell' 11 ottobre 1989) che propone anche che sia concessa la possibilità di svolgere il servizio militare nella protezione civile. Ancora più radicale per quanto riguarda la durata del periodo di leva la posizione del Fronte della Gioventù (Msi-Dn) che da molti anni si dichiara favorevole all'abolizione della leva obbligatoria ed all'introduzione di un esercizio a base professionale e volontaria. Questa misura - ad opinione del Msi-Dn - sarebbe di aiuto all'inserimento dei giovani nel mondo sociale mentre attualmente "si pre15 tende che nel momento del loro decollo scontino alcuni mesi di costrizione in una struttura sostanzialmente inutile" (v. Audizione dell' 11.10.1989). Naturalmente tale posizione, che non è certamente nuova, travalica le problematiche giovanili ponendo problemi di altro ordine, soprattutto nei confronti delle garanzie di rispetto dell'ordine democratico ecostituzionale. Da questa breve panoramica di posizione risulta diffuso il convincimento che il servizio di leva non sia corrispondente alle aspettative dei giovani. Addirittura sembra che esso concida con una dimensione estranea ai loro diritti nonché alla società civile ed ai suoi obiettivi e che sia inutile, noioso e, spesso, perfino pericoloso (v. Relazione conclusiva dei lavori della Commissione). Secondo questa percezione, nel servizio militare, il giovane perderebbe le libertà personali per uno scopo altamente improbabile (la partecipazione ad un conflitto); ed in una organizzazione inadeguata rispetto non soltanto alle moderne tecnologie ma anche alle esigenze di sicurezza, di preparazione al futuro e di qualità della vita" (Audizione Cocer del 19.6.1989). Nell'insieme emerge una problematica nuova della condizione militare che, per quanto riguarda le condizioni di vita e di lavoro, non dispone di sufficienti elementi di tutela; si precisa cioè un quadro in cui il servizio militare di leva, così come è attualmente realizzato, concorre ad aggravare le difficoltà proprie della condizione giovanile. La strada da percorrere sembra ormai obbligata, quella cioè di unariforma radicale del servizio militare nell'ambito di un nuovo modello di difesa. Sempre dal1'inchiesta si rileva: - che i giovani "condividerebbero" il servizio militare a tre condizioni: a) che sia organizzato in maniera utile ed interegrato con la società civile e permeato dei diritti democratici. L'esercizio delle libertà fondamentali (obiezione di coscienza, parità tra i sessi, ecc.) e la "qualità della vita", anche durante il servizio militare costituiscono infatti un'esigenza fortemente avvertita e condizione fondamentale per la formazione culturale; - che, per una società interessata a tutelare la propria autonomia, è necessaria e condividibile sia la difesa della Patria (quale ''luogo delle libertà" e comunanza di storia, cultura ed ideali) sia il concorso alla protezione civile, come già esplicitato nella legge di Principio n. 958 del 1986.

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