Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

.{)!I, Bl.\:\(:O lXII.HOSSO iii•iilid Allo stesso modo: guai se si insiste a collocare la realtà nell'ottica dell'odio e ·della demonizzazione reciproca. Da questo punto di vista è davvero paradossale che Saddam Hussein, considerato fino a ieri il difensore della laicità occidentale contro il fondamentalismo sciita, e perciò armato fino ai denti, assolto per anni da crimini come la guerra chimica e la feroce repressione degli avversari politici e del popolo curdo, venga ora demonizzato. Nel momento in cui europei e americani lo trattano come Hitler, agli occhi delle masse arabe, che spesso sanno solo che Hitler è stato un grande personaggio del passato, corrono il rischio di divinizzarlo, e di trasformarlo in un simbolo. Lo stesso Irak, paese certamente non povero, e con una struttura industriale ed economica non certo da Terzo mondo, diventa il simbolo del Terzo mondo schiavizzato che lotta contro gli oppressori''. Ma allora hanno ragione i pacifisti, e coloro che dicono sempre e comunque no alla guerra, ad ogni guerra? "No. Capire è anche il dovere dei pacifisti, e di coloro che in questa vicenda riescono a vedere solo petrolio, capitalismo e americani. Occorre proporre, certo, la pace, ma senza assumere posizioni assolute e irreali, come la pretesa di presentare la guerra come male assoluto, o quella di chi non accetta la guerra in nessun caso. Nella storia, qualche guerra è sta- (*) Ecco alcune delle opere principali di Edgar Morin, con l'anno di pubblicazione in lingua francese. Quasi tutte sono tradotte anche in italiano. 1946: L'anno zero della Germania 1951: L'uomo e la morte 1956: li cinema, o dell'immaginario. Saggio di antropologia sociale 1957: l divi 1960: L'uomo problema. Frammenti di una antropologia 1962: L'industria culturale 1965: Introduzione ad una politica dell'uomo 1969: Medioevo moderno ad Orléans 1969: li vivo del soggetto 1973: li paradigma perduto. Cos'è la natura umana? 1976: Lo spirito del tempo. La nevrosi. La necrosi 1977: li metodo. La natura della natura (in italiano tradotto in due parti: La vita della vita; La conoscenza della conoscenza, Feltrinelli, 1983 e 1989) 1981: Per uscire dal XX secolo (in italiano Ed. Lubrina, 1989) 1982: Scienza come coscienza 1984: Sociologia del presente 1984: li rosa e il nero 1987: Pensare l'Europa 1---- ---- - IO ta davvero una necessità. Del resto questa idea, che la guerra è sempre e comunque una cosa mostruosa e da evitare, non è una posizione politica e forse non è neppure davvero morale. Essa infatti dissolve l'orrore di tutte le guerre in un fumo indistinto, e non consente più di giudicare neppure una guerra come questa, che può anche essere una guerra sbagliata, ma ha aspetti che la giustificano. Occorre giudicare tutto, anche la guerra, tenendo conto della complessa realtà di tutte le circostanze. Considerando tutto, allora il giudizio diventa razionale, pur restando sempre opinabile. Nessuno è la verità assoluta. Per me questa è una guerra sbagliata, nei suoi aspetti bellici, perché non risolve davvero i problemi che ci stanno davanti. Occorreva una reazione politica, forte, energica, tenuta con rigore e con tenacia. Con le armi che distruggono si caccia Saddam dal Kuwait e magari lo si toglie di mezzo, ma i problemi del Medio Oriente restano tutti lì". E allora che fare? "Continuare a gridare forte l'esigenza della pace, anzi della pacificazione. Occorre fare al più presto ciò che bisognava fare da tempo, e cioè affrontare congiuntamente tutti i problemi di quella regione del mondo. Il Medio Oriente è, oggi, una sintesi esemplare di tutti i problemi dell'umanità alla fine di questo millennio. Qui si scontrano, o si incontrano, Oriente e Occidente, Nord e Sud, modernizzazione e fondamentalismo, religione e laicità, lslàm, Ebraismo e Cristianesimo ... Qui c'è anche, certo, una grande quantità di petrolio, con ciò che significa per il mondo del futuro. Qui il mondo sviluppato ha concentrato per anni la sua capacità di armamenti, i suoi esplosivi. Occorre restituire il suo spazio alla ragione, al dialogo, alla forza politica e diplomatica di una Onu non più paralizzata da veti incrociati, e da interessi particolari che ostacolano l'interesse di tutti, che è certo quello della pace con la giustizia per tutti, anche e innanzitutto per Israele, che dovrà pur capire che l'unico modo per essere davvero sicuri è garantire la sicurezza per tutti, palestinesi compresi, che a loro volta debbono capire che se vogliono vivere in pace debbono assicurare la pace agli altri, anche ad Israele. È un compito che ci sta davanti. E l'intellettuale deve parlare smontando i meccanismi delle opposte semplificazioni. Non è comodo, certo, ma è così".

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