B ~jJ.BIANCO l.XltROSSO P•IIUIIMJ.i#uiffi 11 MI mensione salvifica e onnicomprensiva e l'illuminismo falso-ingenuo (da bricolage) che vorrebbe tutto ridurre a tecnica, calcolo, procedura. Cammino - quest'ultimo - tutto interno alle logiche conservatrici e dissipatrici di una secolarizzazione che già negli anni sessanta ha mostrato la sua debolezza e la sua incapacità predittiva. Se oggi uno dei compiti più attuali è quello di una bonifica culturalee ideologica che sappia programmare il ritiro ordinato dal campo civile dei detriti delle ideologie con pretese salvifico-totalizzanti, questo stesso compito prevede non già il rinsecchimento delle radici dell'impegno, bensì la cura del nuovo humus civile, con la parallela immissione in campo di nuove progettualità e finalità, appunto a medio raggio, anche se in un orizzonte comprensivo da non perdere mai di vista. Non quindi la politica del giorno per giorno o l'etichetta riformista sul vuoto dei contenuti. In un campo liberato da ideologie contrappositive, i cattolici con la loro sensibilità etica e sociale possono ritornare a svolgere, in forme inedite, un ruolo attivo di dinamizzazione e liberazione. Per meglio capire l'alta posta in gioco, davvero storica, connessa a questo processo di dinamizzazione e liberazione, occorrerà forse rinunciare da parte di certa sinistra ad una tal quale sufficienza cosiddetta «anti integralistica», rivelatrice spesso di un certo rigorismo subalterno ai processi di secolarizzazione di lunga durata. È tra l'altro questo tipo di rigorismo che non ha permesso in Italia risultati apprezzabili nel campo dell'interscambio tra cultura e ambienti cattolici e politiche socialdemocratiche e «riformiste». Il rigore antintegralistico non può capacitarsi ad esempio del fatto che il campo segnato dall'azione del movimento cattolico storico in Italia, è andato via via caricandosi di una ideologia impropria in quanto destinato a contrastare in modi e tempi diversi ideologie totalizzanti di falsa salvezza. Ho scritto recentemente, in un saggio riassuntivo del significato storico del movimento cattolico in Italia, che al termine di questo «secolo delle ideologie» non può non cambiare significato la stessa contrapposizione cattolica al motto-profezia di Nietzsche: «Dio è morto». Essa, che si era andata come profezia organizzando nelle file della Gioventù Cattolica spesso usando un analogo motto di Garcia - - --- - - - - -- 7(, Moreno inconsapevole risposta a quello di Nietzsche, «Dio non muore», ha poi conosciuto. le vie maestre della politica, dell'amministrazione, del governo dello Stato. Se oggi la scommessa su Dio e l'uomo è ancora tutta in piedi, non batte però più le vie dell'ideologia contrappositiva, né - ad un onesto esame di coscienza - sente coessenziali a sé le linee di una politica per definizione «partigiana». Possiamo quindi ben pensare, dopo un così (troppo) lungo «stato d'eccezione» dato dalla politicizzazione partigiana del cattolicesimo. storico italiano, ad una decompressione e· canalizzazione diversa delle esperienze e ispirazioni cristiane nel nostro paese. A patto che i vari terreni disposti ad accoglìere tali esperienze e ispirazioni si dimostrino davvero permeabili e recettivi. Il movimento cattolico storico ha sempre avuto ed espresso, nell'economia della propria vita interna, motivi «liberali», così come motivi «socialisti». Lo stesso movimento sociale cattolico potrebbe esser definito come un «socialismo» cristiano, moderato e «compartimentato». Il movimento «liberale» del movimento cattolico si esercitava, certamente non senza sovraccarichi ideologici giusnaturalistici, nella ricerca di quelle misure naturali, di quei contrappesi dati dagli enti intermedi, rispetto al centralismo napoleonico e giacobino, poi statolatra fascista. Quanto alla tendenza «pro-socialista», essa si è manifestata costantemente e uniformemente, in ogni epoca e in ogni borgo e città si può ben dire: quasi come legge tendenziale «fisica». Segno spontaneo di un'affinità popolare che spingeva in quella direzione non solo per ragioni storiche strutturali legate all'organizzazione materiale degli interessi di classe, bensì anche per affinità ideale e comune temperie culturale. Si può ricordare anzi come i socialisti, credendo positivisticamente di aver già in tasca le chiavi dell'evoluzione storica, spesso si sentissero in dovere di respingere le offerte di quei cattolici sociali che ambivano unirsi a loro restando cristiani. La storia delle organizzazioni socialiste e quindi a volte anche la storia di cristiani che, formatisi in organizzazioni bianche, avevano poi passato il «muro del suono» - cioè dell'ideologia - divenendo socialisti e quindi qualcosa d'altro rispetto alle proprie origini. Gramsci eleverà questa tendenza a legge definendo il movimento cattolico come opera
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