Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 12/13 - gen./feb. 1991

Pll, lllAl\1(;() l.X.11.nosso iii•iii•Q Tra leggi e problemi, la realtà di Giovanni Gennari Nicolò Amato, siciliano di Messina, 56 anni, magistrato. Da sette anni, dopo venticinque di carriera come giudice, e con nel curriculum processi sulla vicenda Moro e sull'attentato a Giovanni Paolo II, è direttore generale degli Istituti di Prevenzione e Pena. Un mondo, con circa 250 carceri, 30,000 detenuti (erano 35.000 fino al recentissimo indulto) e 30.500 agenti di custodia. Con lui abbiamo parlato della situazione generale delle carceri, dopo la legge di riforma penitenziaria, che nel 1975 attuò l'artico/o 27 della Costituzione (pene non disumane e tendenti alla rieducazione e al recupero), e dopo circa quattro anni di applicazione della legge 663/86, detta correntemente «legge Gozzini». Nei giorni in cui il direttore Amato ci ha rilasciato l'intervista era in corso, in Parlamento, la discussione sugli eventuali ritocchi migliorativi alla «Gozzini», e quindi ci è parsa comprensibile la sua prudenza, in merito. Per i lettori ricordiamo che nella legge sono previsti, in sostanza, cinque benefici solo per i carcerati già condannati con sentenza definitiva: lavoro esterno, affidamento inprova al servizio sociale, permessi-premio, semilibertà e detenzione a domicilio. Ci interessa, Presidente, parlare di due argomenti: la attuazione della cosiddetta «legge Gozzini» e, innanzitutto, la situazione generale delle carceri italiane.· Cominciamo di qui. Sei anni fa, in una intervista, lei parlò con preoccupazione dell'organico ... A che punto siamo, oggi? «Vanno tenute presenti le singole categorie del personale. Per i direttori, ad esempio, l'organico prevederebbe 505 persone, ma noi ne abbiamo solo 261. Di fronte ad un organico previsto di 860 Educatori ne sono presenti 504. Degli 880Assistenti sociali in organico ce ne sono 531». Ma chi dovrebbe provvedere? E perché la cosa non avviene? «Le cause sono diverse. Innanzitutto è da tempo in vigore un blocco dei Concorsi, perché si vuole che prima si completi il processo di mobilità interna al personale della Pubblica Amministrazione. C'è una legge apposita che prevede le possibilità di passaggio da una amministrazione ad un'altra, da un Ministero ad un altro, e allora sono stati bloccati i Concorsi... Questo vuol dire che per fare un Concorso noi abbiamo bisogno di una deroga esplicita. Di qui una ragione del blocco. C'è anche il fatto che, obiettivamente, la mobilità interna non ci favorisce davvero: la gente tende a trasferirsi in posti più tranquilli, con meno rischi, meno responsabilità, e meno in prima linea... Ora la cosa si dovrebbe sbloccare. C'è un disegno di legge del Governo che tende a sbloccare i Concorsi per tutta l'amministrazione della giustizia. Ma c'è anche il problema della lentezza delle procedure, che rendono lunghi i nostri Concorsi. Però ritengo che queste carenze di organico siano in fase di superamento. Grazie a queste deroghe eccezionali, e allo sblocco generale dei Concorsi penso che copriremo con rapidità i posti vacanti. La situazione difficile, dunque, è in via di superamento. E in questo contesto va anche collocata, in questi giorni, la leggedi riforma del Corpo degli agenti di custodia, che trasforma profondamente l'amministrazione penitenziaria. Essa prevede la smilitarizzazione degli stessi agenti, che vengono sostituiti dal Corpo di polizia penitenziaria, che comprende gli uomini e le vecchie vigilatrici... ». •. • 7

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