Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 12/13 - gen./feb. 1991

{)li. BIANCO ~11.HOSSO P•dDl•Mitllt4HMI Sesto S. Giovanni. Sciopero. 1943. vita di un uomo, tratta con dei fuori-legge che, quando sarà possibile, pagheranno il loro conto. Ma in Italia questo fu un argomento vero, e - lo ricordo ancora - si concluse che inserire la Croce Rossa in un negoziato con i brigatisti avrebbe rappresentato, ai sensi del diritto internazionale, il riconoscimento della loro statualità. Dette in tedesco, in inglese, in francese queste follie non avrebbero avuto nessun significato, ma lo avevano qui, dove nella cultura degli eredi di Gramsci e di La Pira, - ed erano loro in quel momento a governare-, lo Stato era talmente debole che bastava il mitra di due brigatisti per metterlo realmente e autenticamente in discussione. Questo è un discorso che a distanza di anni, e in questa chiave, credo possa essere fatto serenamente. Ci aiuta a capire che le profonde continuità storiche ci sono e rimangono. Ci aiuta a capire perché la crisi del partito di massa, la sua sostituzione con il partito pigliatutto, il venir meno di quella funzione di direzione con cui un tempo esso compattava gli interessi sociali, sono compatibili con il perdurante funzionamento degli assetti istituzionali in altri paesi del mondo industrializzato, determimano invece una crisi istituzionale in Italia. La ragione è chiara: da noi sono i partiti le istituzioni e una crisi come quella di cui parlavo determina uno sbilanciamento e uno squilibrio che appaiono travolgenti. Nel momento in cui i partiti vengono percepiti come incapaci di una rappresentatività sociale che coordina, che coagula, che fa sintesi, e li si vede invece come un Super Stato che controlla gli apparati pubblici, viene corroso il fondamento della loro legittimità e, quindi, della legittimità dell'intero sistema. I partiti vengono visti, criticati e sempre meno tollerati come impotenti nel compito di rappresentare e organizzare la so-

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