~!I.BI.\NCO lXll.llOSSO iii•iiilil Camera) sia a far crescere l'opinione pubblica dall'emotività impulsiva al discernimento sereno di quegli stessi valori. Meno chiara è l'oggettiva separazione che va fatta fra criminalità organizzata di stampo mafioso e terrorismo. Questo voleva abbattere lo Stato, uccidere i suoi «servitori» più fedeli, assaltava le banche per finanziarsi. La mafia nello Stato, nelle banche, nei consigli elettivi si infiltra e cerca di servirsene per i suoi scopi criminosi di guadagni illeciti. Ecco perché il decreto, nella parte penitenziaria, era irrazionale: il blocco temporaneo per cinque anni trascurava del tutto il fatto che la criminalità organizzata è un fenomeno endemico di questa società, non è una emergenza. Illudersi di poterlo debellare in cinque anni è peggio che sbagliato; è mentire sapendo di mentire. Molto più razionale scegliere la strada dell'indurimento permanente delle norme per i condannati per mafia, sequestro di persona, narcotraffico: possibilità dei permessi-premio non dopo un quarto di pena scontata (troppo poco!) ma dopo metà e anche più; idem per le misure alternative; necessità della prova che ogni collegamento con le cosche criminali è davvero interrotto, e da tempo. Due considerazioni finali. La prima riguarda il fatto, abbastanza strano, che nessuno parla della «sorveglianza particolare», l'istituto destinato ai detenuti particolarmente pericolosi. Sui tre articoli relativi della legge, 14 bis, ter e quater, la Commissione giustizia del Senato, fra 1'83 e 1'85, lavorò più a lungo e Trieste 1902. Manifestazione I Maggio. 1 6 con maggiori fatiche che su tutto il resto della legge. Perché questo istituto - chi vi è assegnato è evidentemente escluso da qualsiasi concessione - non è applicato? Se le procedure sono ritenute eccessivamente garantiste, lo si dica, se ne discuta, eventualmente si correggano le norme. Quello che mi sembra inaccettabile, è il silenzio, il far come se quegli articoli, quell'istituto, non ci fossero. La riforma degli Agenti di custodia è giunta finalmente in porto, con quindici anni di ritardo; avrebbe dovuto essere fatta contemporaneamente alla riforma per i detenuti e invece si finì per versare vino nuovo in otri vecchi. Si tratta ora di attuarla quanto più celermente possibile: spetta ai partiti, al Parlamento, vigilare attentamente, in particolare per quanto riguarda la preparazione prof essionale, demandata dalla legge a una commissione da costituire e da far funzionare. Quanto ai direttori, educatori, assistenti sociali - per i quali nulla ancora si è fatto, salvo qualche adeguamento economico e di organico - si ricordi che si hanno vuoti, negli organici stessi, anche per più del 500Jo,col fenomeno costante, che anzi si va accentuando, degli esodi precoci. In queste condizioni di personale, bisogna onestamente riconoscere che l'ordinamento penitenziario ha avuto un'esecuzione molto positiva. Con le minime percentuali di mancati ritorni dalle uscite legali e con un numero di delitti gravi, commessi durante queste uscite, che non superano le dita di due mani.
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