i>ltBIANCO '-XltROSSO 1iiiB11 di 1 iitiMhU CercandoEuropa Secondo un'indagine dell'opinione pubblica, organizzata periodicamente dalla Commissione Cee, oltre l'ottanta per cento dei cittadini europei è nettamente favorevole all'unificazione ed al consolidamento della comunità, ma due terzi di essi sono fortemente scettici sulla sua capacità di risolvere i grandi problemi economici e sociali del nostro tempo. Entro questo spazio stanno tutte le sfumature di opinione e le possibilità di realizzazione dell'Europa unita. Noi stessi non dobbiamo essere preda dello sconforto di fronte alle palesi lungaggini burocratiche, agli ostacoli strumentali frapposti ora da uno ora dall'altro paese o gruppo di interesse, ai veti incrociati o alle repentine cadute di tensione dovute alla fluidità della situazione internazionale. Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, ma con razionalità saper cogliere i segnali che vengono dai fatti di tutti i giorni, interpretandoli criticamente secondo un'idea di progresso sociale che può essere favorito o rallentato, ma mai arrestato o completamente capovolto. Dobbiamo saper operare tenendo ben fermo un concetto storico dello sviluppo che conferma, per quanto ci è dato sapere, che le crisi via via attraversate dall'umanità, comunque si siano esplicate, sono fasi di un processo di crescita irreversibile. Guardando al passato possiamo dividerci sulla valutazione se i passi sinora compiuti sulla strada dell'unificazione e dei risultati concreti siano comunque un successo oppure, se si siano perse troppe occasioni per far meglio. Tutti i progetti politici che nel tempo di Gianpaolo Pellarini si sono via via succeduti, pur se differenziati nei loro obiettivi, prevedono quattro punti cardine per il compimento dell'edificio europeo: la creazione di un'unione economica e monetaria, la riforma delle istituzioni comunitarie, l'instaurazione di una politica estera comune, l'attuazione di una politica sociale comune. Purtroppo per lungo tempo progetti anche ambiziosi sono rimasti sulla carta, oggetto di mera discussione, bloccati dalle divergenti posizioni dei diversi stati membri, con solo qualche risultato concreto distanziato negli anni, a indicare tuttavia che il processo, seppur lentamente, era sempre in cammino. Resta il fatto che negli ultimi mesi, favorita anche dai grandi mutamenti politici invervenuti, si è presentata una opportunità storica fondamentale per un salto di qualità della Comunità Europea. La data impegnativa del dicembre '92 segna ormai la tappa non solo per l'unione economica e monetaria, ma anche per la definizione del progetto di unità politica. Letta cosi semplicemente ai più ottimisti può apparire come una strada piana e diretta per il raggiungimento a breve del traguardo comunitario; la verità è invece che il tragitto potrebbe essere ancora molto lungo e pieno di insidie. Pur non tenendo in conto la tradizionale ostilità del governo inglese, ostacolo non da poco, o le recenti eccessive prudenze dei tedeschi in merito ai meccanismi economico-monetari, dovute soprattutto ai problemi connessi all'unificazione delle due Germanie; permane un orientamento diffuso, una specie di partito trasversale comunitario, che attribuisce valore prioritario ed assoluto alla realizzazione del mercato unico ed un'importanza secondaria a tutte le altre politiche che dovrebbero assicurare certezze democratiche e pari opportunità sociali. In pratica e semplificando, costoro teorizzano e sostengono la bontà delle sole leggi di mercato che, qualora applicate liberamente, avrebbero la capacità di indurre, a corollario, tutte le regole necessarie alla convivenza civile. Nei fatti e senza addentrarci in difficili disquisizioni di carattere sociologico e di filosofia economica, questa impostazione rischia di aggravare gli squilibri sociali, economici e territoriali che tuttora permangono, pur in uno stato di benessere più diffuso che anni addietro. Come invece sintetizza il documento Cgil-Cisl-Uil di proposte per il semestre di presidenza italiana della Cee «vanno garantite politiche di governo dell'economia finalizzate alla coesione economica e sociale, sostenute da strumenti di controllo democratico e di consenso sociale in grado di integrare e bilanciare il puro obiettivo economicomonetario nel processo di integrazione». A sostegno di una necessaria contestualità di impegno e risultati sui punti cardine (politiche economicomonetarie, sociali e riforma delle istituzioni), contestualità della quale si fanno portavoce non solo i sindacati italiani ma la stessa Confederazione Europea; vale anche una considerazione politica più generale. I rapidi cambiamenti nell'Europa dell'Est e gli assestamenti che interverranno a livello mondiale con l'esaurimento della politica di contrapposizio-
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