Vertenze che rischiano, ancora una volta, di essere senza regole né criteri di equità sociale (altrimenti i cobas ... ). Siamo consapevoli che è ben poca cosa essere nel giusto, ma da soli. Non possiamo, dunque, non puntare ad una forte ripresa dell'unità sindacale, anche in vista della realizzazione di una Comunità Europea, che presenta nello stesso tempo più opportunità ma anche vincoli sempre più forti. Dobbiamo, quindi, puntare molto sull'unità, ma che non sia semplicemente quella dei buoni sentimenti, ma che poggi saldamente su una ritrovata unità di strategie, una unità consapevole di un ruolo partecipativo e non meramente antagonista che oggi viene chiesto ad un sindacato moderno. L'occasione può essere costituita dall'appuntamento della trattativa a tre, governo sindacati e associazioni {)li. BI \~CO {)(11. nosso ■ iii#Wild imprenditoriali, fissata per il giugno prossimo. Ma il sindacalismo confederale deve compiere anche un'altra operazione forte: rientrare in fabbrica, dare risposte a specificità che stanno crescendo, riappropriarsi di questioni concrete che toccano da vicino i reali bisogni della gente. Dobbiamo riaffrontare con forza questioni quali quelle dell'organizzazione del lavoro e della gestione degli orari (di lavoro e di vita). Dobbiamo dare effettive pari opportunità al lavoro femminile. Dobbiamo sceglieredi pagare bene il lavoro manuale, anche se viene sempre più coperto dalla immigrazione. Dobbiamo batterci per condizioni di lavoro (ambiente, ritmi, ecc.) che non facciano crescere anche in Italia tante piccole "apartheid" o "reparti confino". Dobbiamo tornare a pagare bene il lavoro professionalizzato e con maggiori responsabilità, sottraendolo ai vincoli della pura e semplice subordinazione gerarchica. Dobbiamo riequilibrare diritti e doveri dei lavoratori dell'industria, dell'agricoltura, dei servizi e del pubblico impiego. L'impresa è immensa, non ce lo nascondiamo, ma sarebbe imperdonabile sciupare le potenzialità del movimento sindacale italiano attardandoci in dispute e controversie di retroguardia. Adesso che l'attuale fase di contrattazione è al suo culmine è il momento più opportuno per preparare un appuntamento unitario - Cgil Cisl Uil - per fare il punto su quanto si è realizzato e una riflessione su quanto si dovrà fare in futuro. Una seria autocritica: . ' per una nuova unita N on credo possano sussistere dubbi sulla grave crisi attraversata dal sindacalismo confederale da qualche anno a questa parte. Se si dovessegiudicare sulla base delle risultanze di questi ultimi anni, si dovrebbe anzi concludere che il sindacalismo ha da tempo esaurito il suo ruolo nel nostro paese, dal momento che non riesce più a porsi alla testa dei sommovimenti che stanno scuotendo la nostra società, lasciandosi cogliere sistematicamente impreparato a fornire risposte adeguate ai problemi. Si badi bene: dico risposte ai problemi presenti, perché per quanto riguarda la possibilità di anticipazione dei problemi relativi all'imme- ■ - di Salvatore Vinci diato e al lontano futuro, il sindacalismo non esiste più da tempo. Le origini di queste difficoltà sono molteplici, e solo per comodità di analisi le possiamo raggruppare in due grandi categorie: quelle strutturali (esterne alle organizzazioni sindacali) e quelle interne al sindacato stesso. Riguardo alle prime si può fare riferimento al drastico cambiamento in atto in tutto il mondo da qualche anno, e che ha investito anche il nostro paese, che ha visto la ripresa del "lavoro autonomo" a scapito di quello "dipendente". Nell'ambito delle attività con forte preminenza di lavoro dipendente, spinta dinamica hanno presentato le ■ 37 aziende con ridotta dimensione rispetto a quanto verificatosi per le imprese di dimensioni maggiori. Si badi bene: con questo non si vuole affermare che si è ridotto il peso delle grandi imprese in generale, anzi per certi versi esso è cresciuto, il peso delle grandi concentrazioni, ma si tratta di concentrazioni finanziarie con attività produttive disseminate, sul territorio nazionale e estero, su impianti di dimensioni, in termini occupazionali, modesti. Su questi fenomeni hanno inciso da un lato lo sviluppo tecnologico e dall'altro la globalizzazione dei mercati. È profondamente cambiato "il modo e il luogo" della produzione e quindi l'am-
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