Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 12/13 - gen./feb. 1991

dacati, il Tuac, la Cisl internazionale, le Centrali confederali nazionali sono parte attiva, della consultazione sulla politica economica e sociale, dal livello internazionale a quello nazionale. Le Confederazioni contrattano, flessibilmente, a livello di aziende o di settore e non sono aliene dall'immaginare uno scambio tra obiettivi di politica economica mirata al pieno impiego e le politiche dei redditi. In altre parole il coinvolgimento nella politica macroeconomica come in quella settoriale, è cresciuta tremendamente in questi ultimi anni. Certo, ci sono molte meno marce e cortei e molti di quei segni visibili, che facevano immedesimare il potere sindacale con l'entità della protesta. Ma questo è un altro forte cambiamento: dalla gestione della protesta, dal potere negativo, i sindacati passano al positivo, alla corresponsabilizzazione nel processo economico e sociale. Un trapasso rilevante quanto il passaggio dal clamore alla sobrietà. Ma c'è qualcosa in più nel futuro del sindacato. .P.t.t Bl.\~CO lXll. llOSSO 1111 #0111 Il capitalismo, come si sa, è una struttura non solo forte, ma adattiva. Su un punto non cambia mai; è rapace, selettivo, antisolidaristico, socialmente miope. Il capitalismo è strutturalmente storpio. Ieri come oggi a rimediare ai suoi limiti intrinseci sta il sindacato. L'equazione resta la stessa di sempre: più capitalismo, quindi più sindacato. Mercato e capitalismo, si sa sono il duplice obiettivo dell'Est, come di moltissimi Paesi nel Sud del Mondo. Perciò, la domanda di Sindacato, per la precisione di Sindacato libero e indipendente, cresce ovunque. C'è dunque una spinta politica all'integrazione tra movimenti sindacali che si annuncia senza precedenti. In altre parole, sia pure con mutamenti, il ruolo del Sindacato nei posti di lavoro, la sua funzione di "assicuratore della giustizia", restano. Con l'autonomia dai soggetti politici, la soggettività politica del sindacato oltretutto cresce. Sia nella partecipazione alla gestione macroeconomica che nella Solidarietà con i sindacati emergenti nel segno di un nuovo e più autentico internazionalismo. La prospettiva è dunque verso una maggiore confederalità e non l'inverso. In Italia ci sono, certamente problemi di recupero di rappresentatività e di confederalità. Un tempo i lavoratori, a partire dalle elezioni nelle Commissioni Interne, sceglievano linee politiche e dirigenti. Un tempo le differenze, operai, intermedi, impiegati, donne e giovani, venivano rappresentate senza grandi traumi. I cobas non sono la vera minaccia della specificità alla confederalità. Sono la clava utilizzata dei massmedia, in nome e per conto altrui, per insidiarla. In ogni caso, per una visione serena e distaccata sul futuro del sindacato, è bene prescindere da molte delle opinioni correnti in Italia. Paese troppo fantasioso e troppo concentrato su se stesso, per offrire analisi ragionate e in qualche modo valide anche al difuori dei propri confini. Contro la crisi, . ' . . unita pos1t1va A oche se la vicenda contrattuale dei metalmeccanici potrebbe essere invocata per sostenere il contrario, il sindacalismo confederale è in crisi evidente. Una crisi di ruolo e di prospettiva per la quale, almeno fino ad oggi, è difficile intravedere vie di uscita. Le ragioni della crisi vanno ricercate in tre aspetti che considero fondamentali: di Silvano Miniati a) - i profondi cambiamenti che si sono prodotti nella economia, nella politica e nella società, nell'arco dell'ultimo decennio; b) - la crisi delle ideologie; c) - il mancato sviluppo della linea riformista che si era imposta con l'accordo sulla Scala Mobile. I cambiamenti prodottisi nella società hanno spiazzato il sindacato che ha perso il controllo sulla organizzazione del lavoro e sui processi di ristrutturazione, mentre in una società sempre più frammentata e segnata dalle spinte corporative è mancata la forza e la capacità di porsi come reale momento di unificazione delle forze sociali interessate ad una trasformazione all'insegna della modernizzazione ma anche del1'equità e della solidarietà. Ha finito così per essere premiato il sindacalismo di categoria, che insidia-

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