traccia, sul mercato, degli ingredienti necessari: l'identità collettiva, il mandato storico, la linea generale e finanche la lotta di classe. Così la classe lavoratrice, non più illuminata da una missione salvifica e da una funzione collettivamente liberatrice, assume il nome più prosaico di "insediamento sociale" e in questa versione diventa un vincolo, una zona. di attrito per i processi di cambiamento. Quando le classi divengono troppo sicure della propria posizione, non si limitano a dii>ltHIANCO Olll.BOSSO ■ it•#hlii fendere lo status quo, ma lo rendono rigido. E così persino istituzioni - come il sindacato - che hanno il compito di rendere possibile mutamenti, diventano strumenti per frenare il cambiamento e tutelare quelli che si sono assestati, contro nuovi rischi e possibilità. Cosi anche per il sindacalismo confederale è cominciata l'escalation della tutela ulteriore per chi già è tutelato e si è realizzata un'evoluzione del potere contrattuale a favore delle categorie non già protette dal loro valore professionale intrinseco, bensì dalle loro simbiosi con il potere politico. Qui allora è venuta la metamorfosi, probabilmente irreversibile: sistema politico e sistema sindacale si sono reciprocamente sostenuti e quindi si sono legati al medesimo destino, precipitando quotidianamente in una spirale di irrazionale irresponsabilità. Siamo ancora in tempo per fermarci? Oppure Mr. Hyde non riuscirà più a ridiventare il dr. Jeckill? Ripensare i ''modelli'' e i ''valori'' U na parte rilevante delle difficoltà del sindacalismo confederale nasce dalla crisi evidente dei modelli di società e dei sistemi di valore che hanno a lungo ispirato l'azione sindacale. Questa crisi, che in misura e in forme diverse riguarda tutte le culture il cui incontro/scontro ha costituito l'originalità dell'esperienza confederale italiana, apre una stagione molto importante per le possibilità di costruzione di un sindacalismo unitario, ma insieme consegna a chi si riconosce in questo progetto l'impegno di una ricerca straordinariamente complessa. Che si misura, innanzitutto, sulle capacità di riargomentare e di rimotivare le ragioni di un sindacalismo confederale per le nuove generazioni di lavoratrici e di lavoratori: per soggetti, cioè, che hanno ed esprimono bisogno di sindacato, ma tendono a viverlo e a interpretarlo per lo più come sindacato "di interessi", non automaticamente capadi Fiorella Farinelli ce né di solidarietà né di responsabilità "generale" rispetto alle compatibilità interne ed esterne. È importante, comunque, notare che in queste dinamiche hanno il loro peso anche culture che, se costituiscono l'humus di egoismi corporativi, segnalano mutamenti di identità e di rapporto con il lavoro che il sindacato dovrebbe imparare a interpretare correttamente. Anche nelle generazioni più anziane, d'altra parte, le reazioni a errori compiuti dal sindacalismo confederale negli anni '70 e la crisi delle ideologie totalizzanti producono profonde incrinature (e persino reazioni di rigetto) di quel tessuto connettivo che consentiva di saldare rivendicazionismo e prospettive di trasformazione, interessi specifici e interessi generali. Non c'è dubbio, comunque, che da qualche anno ci troviamo di fronte a radicali mutamenti di scenario. A determinarli non ci sono solo le trasformazioni economico-produttive ma il I 26 miglioramento stesso delle condizioni di vita, di lavoro, di formazione, di informazione dei lavoratori. Così abbiamo scoperto i limiti profondi - e perfino la radice autoritaria - di un egualitarismo indifferente alle differenze, non solo di sesso, ma di identità e soggettività individuale e professionale; la non riconducibilità a un solo tipo di contraddizione - quella tra capitalee lavoro - di tutte le contraddizioni che si presentano nella società; la valenza non automaticamente unificante/solidale né automaticamente democratico/progressista di tutti i conflitti che nascono nel mondo del lavoro; i nuovi "vincoli" - dall'ambiente al valore del lavoro di cura/riproduzione - allo sviluppo produttivo. Lo stesso concetto di solidarietà - e l'area dei destinatari privilegiati dell'azione solidale- è sottoposta, teoricamente e nei fatti, a profonde revisioni. Mentre, d'altro canto, è evidenteche solidarietànon richiama più "classe", ma responsabili-
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