chiunque andare a calcolare che il prodotto lordo che si faceva (nel settore privato) dieci anni or sono adesso si può fare con 4 miliardi di ore di lavoro in meno. E, ripeto, parlo dell'insieme del sistema mercato (servizi compresi). Occorrerebbe forse una forte politica redistributiva sia del reddito che del tempo di lavoro; ma proprio non se ne vedono né i sintomi né la voglia. Così cresce la miscela che rende estranei e addirittura ostili i lavoratori al sindacato ,{)!I. Bl.\\'CO l.XII. HOSSO •h•#hiii confederale: da una parte figure relativamente protette che non debbono misurarsi col mercato e dall'altra lavoratori (ora anche immigrati) sottoposti ai ricatti di un mercato del lavoro sempre più deregolato. I primi ci guardano con insofferenza, i secondi con sfiducia. Credo che per queste ragioni occorre ridefinire le nozioni stesse di rappresentanza e rappresentatività. Occorrerà trovare forme di coinvolgimento degli iscritti ma anche forme di misurazione del consenso di tutti i lavoratori. Credo che occorra spingersi verso proposte di prove elettorali che si rivolgano a tutti i lavoratori. Anche perché, altrimenti, sarà quasi impossibile fronteggiare i differenziali salariali immotivati nei settori protetti: li le rappresentanze di sindacati autonomi e di interesse sono in grado di sconfiggere qualsiasi organizzazione sindacale che sia forte solo del peso degli iscritti nei singoli luoghi di lavoro. Per non mancare questa • ''storica'' occasione ' E quasi ovvio e scontato il ritorno nel dibattito sindacale del terna dell'unità sindacale in un momento caratterizzato dall'esplosione delle rivendicazioni particolari e degli egoismi di categoria, che frammentano la compattezza del movimento e rischiano di ridurre ad un «flatus vocis» la solidarietà tra i lavoratori. Si può affermare, senza l'intento di proporre un paradosso, che l'unità delle tre grandi Confederazioni sindacali oggi non ha alternativa. Le profonde trasformazioni della società, la concezione europeistica anche del mondo del lavoro, la necessità di adeguarsi alle leggi della domanda e dell'offerta del mercato comunitario postulano strategie di più ampio respiro per le quali diventa essenziale una identità di vedute ed un'unità di azione tra le organizzazioni che rappresentano gli interessi dei lavoratori e dei pensionati. L'Italia è uno dei pochi paesi in cui perdura un pluralismo sindacale, in verità ampiamente giustificato per gli anni passati. La concezione della società che ispirava le diverse Organizzazioni dei lavoratori, la loro differente autonomia dalle forze politiche, la contrapdi Luca Borgorneo posta collocazione sullo scenario internazionale, costituivano ostacoli forti all'unità e motivavano schieramenti articolati ed a volte dialettici o in netto contrasto tra loro. Ora la crisi del comunismo con la fine di una grande utopia, il processo di democratizzazione dei Paesi dell'Est, l'abbattimento di barriere ideologiche e difensive tra popoli, peraltro accomunati dalla medesima cultura europeista, i sostanziali passi in avanti verso l'unificazione europea, compiuti in questi ultimi mesi, aprono prospettive nuove e richiedono atteggiamenti rinnovati anche nel movimento sindacale, che ha bisogno di unità, di compattezza, di progettualità per fronteggiare avversari più forti ed agguerriti e per interpretare e difendere al meglio interessi ed esigenze profondamente mutati rispetto al passato. L'opportunità del cambiamento, la presa di coscienza del fatto che insieme si è più forti e che le realtà degli altri partner europei non possono essere ignorate, si è fatta rapidamente strada nelle Organizzazioni che, in modo diverso secondo la propria cultura, hanno avviato un significativo processo evolutivo. Lo sciogli- : 22 mento delle correnti nella Cgil (una volta sarebbe stato sufficiente il superamento ) è solo il fatto più emblematico; altri atteggiamenti, meno appariscenti, ma altrettanto rilevanti, manifestano l'orientamento dei sindacati verso nuovi assetti, appena tratteggiati e nello stesso tempo sufficientemente chiari per affermare la positività del mutamento. Certamente si tratta di un cammino graduale, in cui i singoli passi vanno accuratamente verificati e consolidati; non meravigliano, quindi, le prudenze e le incertezze. È innegabile, tuttavia, la comune consapevolezza delle difficoltà e complessità degli impegni futuri e la altrettanto comune convinzione della necessità di un rafforzamento - anche attraverso una maggiore tensione unitaria - del potere del sindacato. Si impone, quindi, una definizione compiuta dei rapporti tra Cgil, Cisl e Uil, con l'avvio di un processo tendente a regolare l'unità d'azione. Le diverse sfumature nelle posizioni che hanno caratterizzato la stagione contrattuale, per non parlare della vicenda Olivetti, del patto sociale del Sud, indeboliscono l'azione sindacale, e ancor più
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