Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 12/13 - gen./feb. 1991

i>ll, BI.-\\ICO lXltHOSSO 1111 #§1 iiJ Futuro del sindacatoe futurodelleConfederazioni di Gian Primo Cella Questo Dossier: È giunto il momento di ripensare al futuro del sindacato e dell'impegno sindacale. Il sindacato, la sua vita, i suoi valori, sembrano, da una parte, irrimediabilmente cambiati, per chi ha vissuto gli «irripetibili» anni sessanta e settanta, dall'altra, distanti e poco motivanti per chi oggi si affaccia sulla scena mondiale, economica, politica. Forse il modo migliore e più opportuno per affrontare il tema del futuro del sindacato nell'esperienza italiana, è quello di prendere in considerazione, esplicitamente i/futuro delle Confederazioni, del sindacalismo confederale. È questa, infatti, la formula con la quale è nato, si è affermato, si è imposto e, forse, è deceduto il sindacato italiano. Se si sono dimostrate infondate, o quanto meno affrettate, le ipotesi sulla società post-sindacale potrebbero rivelarsi per alcuni aspetti più plausibili quelle su una società «post-confederale»? Se tali ipotesi sulla carta, ma svuotata di potere, identità, capacità di mobilitazione attorno ad obiettivi anche di carattere generale (come è stato per lo sviluppo del Mezzogiorno o per la lotta all'inflazione). Non sarebbe la fine del sindacalismo; sarebbe quasi un ritorno alle origini (le origini della dura competizione nel mercato dell'individualismo liberale), ma entro un quadro socio-economico o tecnologico drammaticamente cambiato. Un quadro entro il quale le protezioni politico0 istituzionali dei pochi potrebbero giocare contro tutti. Ma sarebbe lafine dello strumento ereditato da una tradizione fatta anche di debolezza e di eccessiva esposizione allapolitica, ma uno strumento rinnovato nel corso dell'ultimo trentennio, protagonista delle politiche sindacali più dichiaratamente orientate a fini riformatori. Gli avversari delle Confederazioni, della logica confederale, delle politiche solidaristiche, sono ritrovabili da più parti. Nelle controparti innanzitutto. In quelle private, incerte e incapaci di riconoscere nelle Confederazioni l'interlocutore fondamentale per il governo delle relazioni industriali. In quelle pubbliche, da un lato sempre pronte a riconoscere i particolarismi, quando essi sono spendibili sul piano della rappresentanza politica, dall'altro sempre inadeguate nelle attitudini riformiste di ampio respiro. E poi all'interno del mondo del lavoro. Quale avversario più efficace della logica confederale di quei lavoratori che per un verso accettano tutti i benefici e la protezione (presenti e future) dell'azione confederale, per l'altro sono disponibili a spendere il proprio potere rivendicativo solo, o prevalentemente, per fini particolaristici. Se c'è una «vecchia talpa», è proprio questa, quella che scava con metodo nella costruzione organizzativa e rivendicativa dei grandi movimenti sindacali riformisti. Ma avversari di fatto non mancano persino nelle stesse Confederazioni, fra quanti sono incerti, o incapaci di elaborare (o di rielaborare) un grande disegno di azione sindacale nella logica confederale. Perché una cosa sembra chiara: senza un disegno di questo tipo sarà arduo sconfiggere i particolarismi ed impedire alle controparti, pubbliche e private, di fare prevalere i loro accomodamenti di corto respiro e di breve periodo. Con queste preoccupazioni, siamo così invitati a discutere delle Confederazioni e del loro futuro, come strada particolare (ma in fondo la meno particolaristica di tutte) per affrontare il futuro del sindacato italiano. Una discussione in una sede - una rivista ed una associazione di cultura, politica -, dove si crede fermamente nella possibilità di saldare obiettivi generali e solidaristici con il rispetto della particolarità rivendicativa. Discutiamo di cosa significa confederalismo sul piano della logica rivendicativa, delle soluzioni organizzative, delle scelte di rappresentanza. Discutiamo di questi problemi sapendo, come attraverso una loro efficace definizione saràpossibile ritornare su un vecchio glorioso obiettivo, oggi meno lontano che in altri tempi, quello dell'unità sindacale. Forse oggi, e negli anni a venire, esiste tra sindacalismo confederale ed unità sindacale un legame di necessarietàche, come tale, non si era mai presentato nel passato. Le vicende politiche clamorose dell'eccezionale 1989, aiutano nello svelare questo legame. Se esiste una occasione storica, vediamo di non mancarla. Per favorire il dibattito su «Il Bianco e il Rosso», abbiamo predisposto una serie di domande che rivolgiamo a tutti gli intervenuti. Se non altro possono essere considerate come stimoli, e come inviti. 1) - Se il sindacalismo non è finito, concordate nell'idea che è proprio il sindacalismo confederale ad attraversare una serie notevole di difficoltà? 2) - Quali sono le origini di queste difficoltà? ■ ■ 16

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