.{)Jl BIANCO l.X11, nosso iiiiiiiib A nuovi problemi, soluzioni nuove di Mario Colombo I processi di ristrutturazione e riconversione del sistema produttivo rappresentano spesso passaggi importanti nella storia economica e sociale dei paesi occidentali. Fino ai nostri giorni tali processi si ripresentavano ciclicamente, con intervalli più o meno lunghi di "quiete". Questa caratteristica sta mutando sotto i nostri occhi. Constatiamo infatti che ristrutturazioni e riconversioni costituiscono ormai un "continuum", che disegna ogni giorno nuovi profili d'impresa, con i cambiamenti conseguenti nel modo di produrre beni e servizi. Esse apportano inoltre modificazioni significative nelle psicologie e nei comportamenti dei lavoratori, e di tutti i soggetti coinvolti. Infine, con la caduta delle cortine che hanno diviso per tanti anni l'umanità in blocchi, le conseguenze dei mutamenti e delle innovazioni negli apparati produttivi si ripercuotono, amplificate, in ogni angolo def mondo. Quali sono le origini di questa nuova situazione? Credo che, per evidenziarle, sia utile sviluppare qualche ragionamento più generale sul ruolo delle ristrutturazioni e riconversioni aziendali, e di settore, nel passato, anche recente. Il fuoco dell'attenzione era allora puntato soprattutto sui problemi della produzione (organizzazione del lavoro, costi e ricavi, innovazione tecnologica, ... ) o su fatti esterni all'impresa, che ne potevano sconvolgere gli equilibri (come le mutate ragioni di scambio tra materie prime e prodotti finiti). Le politiche d'azienda conservano ancora molta attenzione a quegli elementi. Ad essi se ne sono aggiunti però alcuni, certo non nuovi, ma oggi considerati di importanza strategica: in particolare il ruolo della risorsa umana e il tema della qualità. "L'orientamento sul cliente", la novità più rilevante rispetto alle scelte aziendali tradizionali, è figlio di questi nuovi elementi prioritari nelle strategie d'impresa. Ne consegue che tali strategie devono seguire i comportamenti, le esigenze, anche i "gusti" dei clienti, considerandoli input fondamentali per la politica aziendale. Orbene, questi input non obbediscono a cicli storici, ma costituiscono materia fluida, in continua mutazione: con questa realtà bisogna ogni giorno fare i conti. Dall'insieme di questi elementi, soprattutto l'ultimo citato e quello dell'esasperata innovazione tecnologica, emerge perciò la necessità di quella "ristrutturazione continua" di cui prima parlavo. Il ruolo dei cosiddetti ammortizzatori sociali, (Cassa integrazione ordinaria e straordinaria, pre-pensionamenti, indennità di disoccupazione, un certo uso "anomalo" della formazione ... ) che hanno accompagnato e segnato le fasi tradizionali delle ristrutturazioni aziendali, soprattutto nel decennio 1975-85, viene a sua volta profondamente modificato dalle nuove caratteristiche di tali processi. Nel quadro classico, questi strumenti hanno un diverso impatto di ordine temporale: alcuni (come la Cig) danno vita a situazioni, anche prolungate nel tempo, ma per loro natura reversibili. Altri (come i pre-pensionamenti) costituiscono invece situazioni permanenti. Inoltre le normative e la contrattazione hanno creato una disparità nel rapporto costibenefici (es. la Cig ordinaria nei confronti di quella straordinaria e dei pre-pensionamenti) e le parti sociali finiscono per orientarsi, ovviamente, verso le soluzioni più "convenienti". Da queste brevi notazioni credo emergano alcune coordinate per il necessario adeguamento degli "ammortizzatori sociali" alle mutate caratteristiche dei processi di ristrutturazione, che da periodici sono divenuti quotidiani. È quindi necessario, a mio parere, valorizzare le misure capaci di aumentare la flessibilità del mercato del lavoro rispetto alla "ristrutturazione continua". Da questo punto di vista il terreno principale resta quello della formazione professionale, che non va però considerato solo un "ammortizzatore" quanto so-
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