illt BIANCO l.Xll,ROSSO iiliiilib to per invalidità che richiede soltanto cinque anni di versamenti contributivi) e dalle situazioni di crisi e di ristrutturazione aziendale. A ciò si deve aggiungere che i pubblici dipendenti che scelgono la pensione anticipata confluiscono nella quasi totalità nel mercato del lavoro non regolamentato. Anzi, il più delle volte, la scelta di andare in pensione è motivata dalla disponibilità già accertata di un'altra occupazione. Ciò è meno vero per i lavoratori del settore privato, per i quali il prepensionamento non è quasi mai il risultato di una libera scelta. Oltre ai costi economici, l'uscita dal lavoro non volontaria, in una età ancora pienamente efficiente e produttiva, ha pesanti risvolti psicologici e sociali e provoca un abbassamento del livello individuale di vita, anche nel caso in cui venga mantenuto il precedente livello di reddito (alcuni ricercatori hanno parlato di «anestesia psichica»). Infatti il lavoro continua a soddisfare una serie di importanti bisogni immateriali, quali la conferma dell'identità acquisita, l'autostima, il senso di sicurezza, la valorizzazione e la realizzazione della persona, ecc. Una ricerca recente nell'area milanese (Patrizia Mendorina, in «Anziani e Società», n. 19, gennaio-marzo 1990), ha confermato che il passaggio determinato dall'evento del prepensionamento viene considerato dagli interessati come un «sacrificio inutile», dovuto più ad una «errata politica sindacale», che alla crisi del settore, e alla «politica economica governativa»; governo e sindacato non hanno saputo garantire in tempo la riconversione professionale della manodopera eccedente. L'individuo che lascia prematuramente il lavoro non per sua volontà appare confinato in uno stato di inutilità, di depressione, di disorientamento, di solitudine, che ha pesanti ripercussioni anche sulla vita familiare. Aumentano i conflitti interpersonali, si impoveriscono i rapporti sociali, si sta peggio di salute, risultano inibite anche le attività socialmente connotabili. «Un soggetto - scrive Mendorina - fuori del tempo ... , che sta affrontando un passaggio evolutivo estremamente problematico, aperto sia a possibili riprogettazioni che a più prevedibili involuzioni e cristallizzazioni. Un individuo alle prese con l'elaborazione di un difficile e sottile lutto, ove ciò che sembra aver immediatamente perso non è solo una mansione, una competenza, un riferimento professionale, bensì un complesso 'ambiente lavorativo' essenziale per i propri collaudi personali e sociali». Troppo alti appaiono, quindi, i prezzi che l'intervento di risanamento aziendale attraverso il prepensionamento accolla all'individuo e alla società. La manovra sull'età pensionabile può costituire un elemento di politica economica e di politica industriale, ma da usare all'interno di complesse compatibilità. Più che al prepensionamento, forse si dovrebbe ricorrere alla flessibilità dell'età pensionabile congiunta al godimento progressivo della pensione (con possibilità di cumulare pensione e retribuzione) e ad opportunità di riqualificazione professionale cui collegare forme di mobilità occupazionale. In tale contesto, si può addirittura ipotizzare il ritiro definitivo dal lavoro oltre l'età legale di pensionamento, favorendo, cosi, l'indirizzo che tende ad abbattere la barriere tra una fase e l'altra della vita. Su questi aspetti la riflessione è maturata, la documentazione sulla sperimentazione fatta al1' estero assai ricca, le proposte avanzate dal sindacato abbastanza circostanziate. Non resta che abbandonare il costume di gestire questi eventi con il metodo del giorno per giorno, ed avviare una concreta riprogettazione dell'intero sistema delle tutele sociali. Genova. Operaio Ansaldo (inizio secolo).
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