Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 12/13 - gen./feb. 1991

{)JJ, BIANCO lX11.nosso iii•ii•id L'economia industriale • • oggi: al vaglio della CflSl "La festa è finita": ha detto così, di recente, il presidente della Fiat Gianni Agnelli parlando della crisi attuale della società industriale e volendo come mettere sull'avviso leforze politiche e sindacali circa la necessità di contromisure economiche e occupazionali per consentire al più presto il superamento della crisi stessa. Noi di ReS siamo convinti che ci sono molti in Italia, soprattutto tra i lavoratori dipendenti, che a proposito di questa "festa" non si sono neppure accorti che sia cominciata. In ogni caso sui rimedi prontamente proposti da alcune imprese e presentati dalla stampa come panacea di ogni crisi abbiamo ritenuto opportuno riportare l'opinione di alcuni esperti: Silvano Scaiola, sindacalista Cis/; Mario Bertin, direttore delle Edizioni Lavoro; Mario Colombo, presidente dell'Inps. La discussione su "Il Bianco & il Rosso" resta comunque aperta. (G.G.) Il linguaggio dei fatti di Silvano Scaiola S ettori importanti del sistema industriale italiano sembrano rispondere con i fatti alla "crisi" già annunciata dalla Confindustria da alcuni mesi. È in vistoso rallentamento il settore automobilistico; sono sul tappeto 4000 esuberi all'Olivetti, 2300 alla Fiat Geotech, 572 alla Snia Bpd, un migliaio alla Philips. Complessivamente si stimano 30.000 esuberi nel settore meccanico, 5.000 nella siderurgia, 10.000 nel settore chimico. Nel settore tessile, il "ridimensionamento" annunciato parla di 300.000 lavoratori entro i prossimi dieci anni. Fin qui la crisi visibile perché evidente, i dati che fanno notizia. Sicuramente il disagio attraversa ampi strati dell'impresa minore, portando complessivamente ad un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi quattro anni. Quali le cause, quali possono essere le previsioni per il futuro? La diagnosi non è semplice, perché cause di lungo periodo si intrecciano con appuntamenti storici, come il comple- : IO tamento del mercato comune europeo ed episodi dagli esiti incerti, come la crisi del Golfo. Una prima valutazione è che sicuramente assistiamo ai primi effetti di una trasformazione di lungo periodo già in atto nella base produttiva, che ridimensiona settori tradizionali, a effetto negativo sull'ambiente o più facilmente decentrabili a livello internazionale. È l'onda lunga descritta da Alvin Toffler, destinata a portarci in un ambiente "post industriale'' nel giro di qualche anno. È il caso del1'auto, della chimica, del tessile, amplificati da una congiuntura sfavorevole. In secondo luogo il ciclo di investimenti avviato con forza dal 1986 sta dando i primi risultati in termini di capacità di razionalizzazione e produttività del lavoro industriale, il che spiega la caduta dell'occupazione ed i fenomeni di espulsione del lavoro, evidenti anche per gli impiegati. Saranno i giovani assunti con il contratto di formazione lavoro nel corso

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