Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 10/11 - nov./dic. 1990

varsi nel posto giusto al momento giusto). Anche perché il rapido e travolgente movimento di unificazione sviluppatosi dopo l'abbattimento del Muro, si è svolto nella direzione opposta a quella, concepita dalla tradizionale ostpolitik della Spd, di legittimazione della Ddr. Insomma, dall'Europa dell'Est è giunta soprattutto una lezione, ancora incompleta ed abbozzata, tutta da maturare, che scardina simbologie politiche consolidate e ne propone una verifica al di là delle più use «divisioni di campo» della politica occidentale(ma non sono anch'esse, a ben pensarci, un frutto della divisione europea?). La battaglia che ancora si sta combattendo nell'Europa post-totalitaria è molto sostanziale; in essa, come ha detto Adam Michnik, si affrontano innanzitutto due culture «una cultura europea e liberale contro un amalgama di naic)!I, BIANCO l.Xlt llOSSO i N ii Bu41I i ii ti1'$ UD zionalismo, di populismo e di totalitarismo». Oggi il grande sforzo della «sinistra» post-comunista è di garantire che il ritorno nella storia dell'Europa centro-orientale non si trasformi in un pericoloso ritorno della storia, che sostituirebbe al comunismo sconfitto un nazionalismo sciovinista, ovviamente venato di anti-semitismo, ma si configuri come un rinnovamento: forse un rinnovamento della stessa modernità politica occidentale. Con buona pace di chi, da una parte, accusa Vaclav Havel di essere l'esponente di un «partito polacco» restauratore di uno «stato etico», e di chi, dall'altra, vede in questo stesso uomo, o in Michnik e in Mazowiecki, i rappresentanti di una specie di partito transnazionale del radicalismo laicista. Vecchi fantasmi di complotti, vecchi insulti, senza nemmeno più la grande fantasia di Eugène Sue a sostenerli. Ottobre 1921. L'on. Aldisio al congresso del Partito popolare a Venezia. Sudafrica: mai più un mondo ''a parte'' << Q uesti sono tempi molto difficili, straordinari, ma difficili, siamo ottimisti, sappiamo che l'apartheid dovrà finire, ma itempi sono ancora molto lunghi, è vero ci sono stati grandi cambiamenti, molti ci hanno colto di sorpresa, chi avrebbe mai pensato che davvero Mandela sarebbe stato liberato, che l' Anc sarebbe stata legale, che i nostri fratelli costretti all'esilio avrebbero potuto tornare, che la strada della liberazione passava attraverso la mobilitazione di massa e non della lotta armata, anche se noi abbiamo sempre creduto alla lotta democratica, siamo arrivati alla lotta armata solo dopo il 60 e dopo che le nostreorganizzazioni sono state dichiaradi Luisa Morgantini te illegali. Ma quello che di positivo sta avvenendo non deve assolutamente far pensare che tutto sia risolto, ditelo ai nostri amici europei, Mandela lo ha detto e anche noi lo pensiamo, De Clerk può anche essere un uomo rispettabile che si è reso conto che questo sistema può portare solo alla distruzione ed è disposto ad operare per cambiarlo, ma è necessario incalzarlo e non aprirgli subito tutte le porte. È stato l'isolamento internazionale del SudAfrica, insieme alla ribellione dei neri che non possono più vivere in condizioni cosi disumane, che ha costretto il partito Nazionale a cambiare posizione, ma ditelo ai vostri amici che non ci abbandonino proprio adesso, le sanzioni bisognerà mantenerle almeno fino a quando non sarà chiaro che qui si costruirà una sola nazione dove ogni persona avrà diritto al voto e non vi siano più tante disuguaglianze». È questo il messaggio che in ogni remoto angolo del Sud-Africa mi sono sentita ripetere, persino da un vecchio nero che ho incontrato negli uffici di assistenza organizzati dalle donne del Back Shash, un movimento di donne bianche che ha avuto una grande funzione nella lotta contro l'apartheid. Il vecchio, che parlava solo zulù, era disperato, voleva tornare al suo villaggio, era scappato dall'ostello in cui, come milioni di neri, viveva solo (è proibito ai neri delle homelands trasfe-

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