A mo' .PJ.I. IU \ ,t:o \Xll,HOSSO Uii#hld di conclusione: una speranza D ifficile concludere questo itinerario ideale e storico con una proposta politica, o anche solo con una previsione sull'evolversi della situazione italiana, e quindi delle possibili collocazioni dei cattolici in politica, cioè in tutte le situazioni e scelte (partitiche, istituzionali, etiche, sociali, culturali ecc.) che il presente, e soprattutto il futuro offrono. La situazione politica è incerta come mai. In questi giorni, mentre chiudiamo questo Dossier, impazza la polemica su Gladio, sul ruolo e sul comportamento del Presidente della Repubblica, sulle scelte del Presidente del Consiglio, sulla funzione della Magistratura, sulla logica del nuovo Codice Penale, sulla praticabilità di processi, sulla cosiddetta "legge Gozzini", sul ruolo dei partiti, sulle riforme istituzionali, sui referendum proposti da esponenti Dc e Pci, sui cambiamenti del Pci-Pds, sulle "indecisioni" del Psi, sulla alternanza sempre teoricamente possibile e mai realizzata, sui risvolti della II fase del caso Moro, sui "contratti" che non si rinnovano, sulle Leghe che minacciano di fare man bassa dello scontento della gente, sul fatto che certe regioni, sempre più numerose, sono fuori dal "controllo" dello Stato, sulla collocazione degli immigrati nel tessuto urbano, sulla disoccupazione permanente e in crescita, sulla lotta alla droga dilagante, sulla criminalità impunita ... Anche le prospettive che possono emergere dagli articoli di questo Dossier, numerosi e autorevoli, non sono certo univoche, e nessuno può pensare di parlare per tutti, a meno che... A meno che, pensiamo, non si limiti ad esporre una speranza, che è di Giovanni Gennari quella di favorire, promuovere e collaborare alla realizzazione della vera alternanza di governo, condizione forse non sufficiente, ma certo necessaria, per rimediare a tanti dei mali che sopra abbiamo elencato e che affliggono l'Italia. E allora quella speranza proviamo ad esprimerla: è la speranza che siano finiti i tempi in cui i cattolici come tali siano considerati come una sola forza politica italiana, come se fosse scontato per uno di essi essere democristiano, per legge di natura, per volontà attribuita persino a Dio, per insistenza di propaganda ecclesiastica sempre più immotivabile e sempre meno decorosa. II comunismo, come fenomeno mondiale, come ateismo di partito e di stato programmatico, come incarnazione di una filosofia assolutamente incompatibile con i principi religiosi ed etici cristiani, è finito. L'unità politicopartitica dei cattolici, che in teoria non è mai stata necessaria, non lo è certamente più neppure in pratica. Il cardinale Ratzinger lo ha ribadito di recente a Rimini, come un fatto logico e naturale, che però in Italia non è mai stato tale. La speranza è che sia possibile, in pratica, che i cattolici siano coerentemente uniti nella comunità ecclesiale e liberamente diversi nella realtà politico-partitica, anche perché così, solo così, si potrà realizzare una autentica alternanza di governo che consentirà anche da noi quel ricambio che vuol dire controllo, che vuol dire trasparenza, che vuol dire rendiconto, che vuol dire remora agli abusi di potere, agli intrighi di Palazzo, alle complicità omertose di chi è sicuro della impunità perché nessuno avrà mai la forza di scalzarlo dal suo posto di comando. Certo, purché ciò sia possibile, tutti debbono cambiare. Debbono cambiare i partiti, tutti, rendendosi davvero aperti anche a chi tiene ai valori cattolici e cristiani, ma senza clericalizzarsi, senza rinunciare alla autentica "laicità", che sa distinguere tra Cesare e Dio, e non confonde mai i valori con gli interessi, i principi con i tornaconti. La Dc dovrà, se può, restituirsi l'immagine di coerenza e pulizia che ha in gran parte perduto, e magari cercare di mettere in chiaro, magari anche con un cambiamento di nome, che non ha la pretesa di essere l'unica rappresentanza dei cattolici italiani. Pci (Pds), Psi, e tutti gli altri partiti italiani dovranno aprirsi nei fatti a credenti che vorranno restare tali, senza spingerli a contraddirsi, e a rompere con valori e principi davvero di fede, pur esigendo la doverosa capacità di "mediare" con le esigenze di una moderna democrazia pluralista, e di fare i conti con la realtà. Occorrerà dunque restituire all'immagine di Cristo la libertà, rompendo le prigioni di una identificazione politica indebita. La Chiesa, come tale, - è sempre una speranza-, non sarà più di questa o di quella parte, ma disposta a servire tutto ciò che promuove e aiuta gli uomini, voce alla difesa autentica dei valori, non a quella spuria degli interessi di parte. In questo quadro, ed è una osservazione che mi pare essenziale, nessuna delle energie che il Dossier ha evidenziato, nessuna delle realtà autentiche che la storia dei cattolici italiani ha messo in mostra, si troverà mortificata, o spenta, o comunque ostacolata. È una speranza: nutrirla non costa nulla; per realizzarla ogni momento è utile, da subito. - • 66
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