samente. In Napoleoni, al contrario, rimane ancora una certa lezione marxiana (la critica dell'alienazione capitalistica, ad es. il lascito del rodanismo); non solo: ma tecnica e prassi non appaiono negate alla illuminazione della grazia. Semplicemente, il solo umanesimo laico, ora appare a Napoleoni insufficiente a rispondere alla nuova crisi di civiltà: esso esige quel reincanto della ragione che solo l'umiltà, la metanoia, la grazia, l'amore possono offrire in modo decisivo. Ma allora, nel nostro Paese, la lezione decisiva per il programma di reincanto di una ragione che presuppone la lezione di Marx, della tecnica, del «moderno», non può essere quella spiritualistica-escatologista di Del Noce, ma quella di Felice Balbo. Ovvero quel programma di riforma radicale' della ragione che «la filosofia dello sviluppo umano» mise in opera nella for- ~.li. BI.\ :\CO lXll.llOSSO un#hld ma più alta negli anni del tardo capitalismo italiano. (Un ruolo così decisivo da essere tenuto ben presente nelle considerazioni ultime di Baget-Bozzo e Ferrarotti, De Rita e Del Noce, tra gli altri). Quando Balbo, a partire dagli anni '50, esce dal marxismo anche in quanto materialismo storico e conquista la dimensione della democrazia, della tecnica, del riformismo, non approda all'economicismo, al sociologismo, ad un nuovo positivismo (come invece avviene in genere per tanta parte del neoriformismo marxista-socialista o cattolico). Balbo, piuttosto, in quell'Italia rappresenta la voce più pura di trascendimento, ma dall'interno di quel primato della tecnica che s'imponeva come feticcio. Il realismo e i semi sapienziali di un tomismo filtrato attraverso Gilson e Pieper e arricchito degli spunti di S. Weil, di M. Scheler, e anche di Teilhard de Chardin, forniscono a Balbo le pezze d'appoggio perché la valutazione positiva della democrazia industriale non si traduca in sociologismo, in saint-simonismo evolutivo (che ne sarebbe invece l'esito naturale secondo l'ingiusto giudizio di Del Noce). Il progetto balbiano mira alla creazione di un inedito umanesimo planetario all'altezza dei compiti di gestione di una società altamente complessa: umanesimo veramente nuovo, raccolto nell'umiltà, sciolto dalla «volontà di potenza», rifocillato nell'agape, disposto con purezza all'ascolto e alla visione del mistero d'essere del reale, alla lode del suo splendore, al rispetto delle sue forme. Una rivoluzione nell'ordine dei saperi che colloca Balbo nella prossimità di altre, profonde linee di ricerca che vengono svolte in quegli anni: quelle di M. Heidegger e quelle di G. Bateson. I cattolici e la <<fine»del comunismo e oinvolto (per prossimità e amicizia, ma come un quisque de populo) in una crisi straordinaria che consente di parlare, pur tra pietose virgolette, di «fine» del comunismo, mi riesce difficile scrivere con distacco dei cambiamenti che sono in corso e del1'atteggiamento dei cattolici. Sembra quasi impossibile che eventi prodottisi all'interno di quel mondo che consideravamo tetragono, abbiano potuto disarticolare e quasi dissolvere un patrimonio che l'umanità, sia che ad esso facesse riferimento con speranza, sia che l'avversasse con paura, riconosceva come una tappa ormai irrinunciabile della propria storia. Posso perciò solamente esporre qualche impressione, di Piero Pratesi dubitando tuttavia che sia tale da orientare anche in minima misura quanti partecipano della mia confusione. Per cominciare con una osservazione generalissima, direi che il mondo cattolico italiano (mi riferisco alle strutture istituzionalmente avverse al comunismo) ha reagito con meraviglia, più che con senso di liberazione e di trionfo. C'è stata qualche sbavatura. Ma nel complesso mi è sembrata composta sia la reazione alla caduta del muro di Berlino e al conseguente dissolvimento dell'impero, sia al turbine che ha messo in questione il partito comunista italiano. Attribuisco questa reazione ad una percezione (non sempre esplicita e piena, forse) che il vento della libertà che ha diroccato il muro e disgrega l'impero è assai più il vento della modernità mondana, della secolarizzazione edonistica che spira nelle aree sviluppate del mondo occidentale, che non la forza dello spirito liberatore o la qualità politica degli oppositori. Esemplare mi è parsa la reazione di un pensatore che più è stato conseguente nell'anticomunismo, come Augusto Del Noce. Sicché i suoi stessi amici di Comunione e Liberazione, dopo una prima esplosione di tripudio, han moderato i toni. Si può aggiungere a questo punto una osservazione, o meglio, quasi una domanda retorica. Se la cristianità e le
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