~.ltBIAl\'CO ~11,ROSSO iii•iii•P Golfo che ripropone in modo imprevedibilmente accelerato le questioni del rapporto Nord-Sud, del ruolo delle organizzazioni internazionali, del modo di soluzione politica dei conflitti. Ma ciò vale egualmente nei rapporti interni agli stati, tra le forze politiche, tra la politica e gli esseri umani in carne e ossa. Nelle vicende italiane è fin troppo evidente lo scollamento, il distacco tra cittadini e istituzioni, tra società civile e partiti politici. Tutto ciò è riconducibile alle esclusioni, alle involuzioni, alle corruzioni, a volte alle putrefazioni di un vecchio modo di fare politica; ma non solo: cresce il divario fra nuove domande e schemi sorpassati nella realtà. Di qui la richiesta oggettiva, che diviene sempre più esplicita, di una profonda riforma del sistema politico, e con esso dello Stato e delle sue strutture. Non esplode a caso il nodo della riforma del sistema elettorale, come prova anche la richiesta referendaria. Occorre dunque che i partiti si rimettano coraggiosamente in discussione, se vogliono esRomolo Murrideputato al Parlamento sere in grado di misurarsi con la riforma, non più rinviabile, del sistema politico. Sta in ciò il valore della sfida di Occhetto: cambiare se stessi, per essere efficaci e plausibili nelle proposte di mutamento. Nell'ormai lontano 1948, di fronte ali' Assemblea costituente appena insediata, Togliatti affermò essere i partiti la democrazia che si organizza, i partiti di massa la democrazia che si afferma. Su queste basi fu edificata la democrazia repubblicana. Oggi le forme della democrazia, alla luce delle stesse finalità generali della Costituzione, vanno sottoposte al vaglio. La diffusa critica al sistema dei partiti è un indice di questa necessità. Per questo abbiamo voluto ripartire da noi, rimettendoci in discussione, come comunisti. Certamente, scommettere non basta. Proprio chi, ambiziosamente, si propone di rinnovare se stesso per meglio concorrere a mutare la società, si trova di fronte interrogativi di grande impegno. Così, ad esempio, per il rapporto fra tradizione e innovazione: come trasfondere in modelli nuovi il patrimonio del movimento operaio italiano, ponendolo a confronto con altre culture ed esperienze? Egualmente superare la ideologia, non può significare optare per un pragmatismo empirico, bensì ricercare e affermare valori sganciati da modelli ideologici precostituiti, ma pur radicati nelle grandi e irrinunciabili opzioni della giustizia, della libertà, della trasformazione, della solidarietà. Lo scontro sociale permane, e per molti versi si aggrava; ne mutano tuttavia le forme e la portata: ad esempio, il rapporto fra bisogni e diritti, non è più leggibile solo con il codice degli antagonismi tradizionali. Al di fuori degli interrogativi qui accennati, non comprenderemo le difficoltà che la svolta incontra all'interno del Pci, le resistenze non definibili, soltanto riduttivamente, in termini di «conservazione». Più semplici, certo, da spiegare le pressioni esterne di chi sembra sollecitarci - certo non disinteressatamente - a restare nei vecchi modelli, ovvero a rifiutarli in toto anziché superarli e trascenderli. Il senso di queste suggestioni apparentemente opposte è, a ben guardare, comune: si vuole negare alle grandi forze che il Pci rappresenta, riunisce ed esprime una funzione autonoma e attuale. Ma la sostanza della «grande scommessa» sta proprio nell'essere capaci di esercitare, costruendola ed affermandola nei fatti, una tale funzione. : 6 '
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