Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 10/11 - nov./dic. 1990

concorrenza o peggio coflittualità con le istituzioni, si fa ora strada, come scelta culturale e immediatamente operativa, la convinzione della necessità storica e logica di una leale, aperta collaborazione con le autorità locali, struttura portante dello Stato nella lotta alla emarginazione, ma in senso ancor più lato come stimolo al mutamento delle politiche sociali e incremento alla partecipazione dei cittadini alla gestione del bene comune. Una disponibilità che non cancella le reciproche autonomie, né la diversità dei ruoli, né appiattisce il privato sociale sul pubblico, ma genera piuttosto nuove sinergie; usa meglio le risorse, vitalizza una programmazione condivisa fin dal suo sorgere, moltiplica l'efficacia dell'intervento, assicura una migliore organizzazione e soprattutto la qualità dei servizi sociali. Si ritiene infatti che sia il solo Stato, sia il solo Privato sociale non siano in grado di fornire separatamente una risposta globale alle esigenze delle fasce di popolazione a rischio, vittima di un complesso disagio esistenziale. Si desidera contribuire al pieno funzionamento di uno stato sociale, forte. Infatti solo a questa condizione il volontariato può svolgere il suo vero lavoro, originale e irripetibile, evitando di accettare deleghe di supplenza o di indebolire - di fatto - la struttura statale; di svalutare i suoi servizi, la sua «universalità» nel realizzare le prestazioni danneggiando ancora una volta la «povera gente». Diceva La Pira: «la comunità civile è il corpo, lo Stato 1920. Manifestazione popolare in Romagna. ..Q!I.Bl.\~CO lXll,HOSSO 1111 #hlA è il suo vestito. Se qualcosa non va si cambia il vestito non il corpo». Il volontariato cattolico lavora con lo Stato per cambiare le regole ormai consunte di una democrazia bloccata, alla ricerca di equità, giustizia, pari opportunità per tutti, privilegiando, per una scelta della Costituzione e del Vangelo, la difesa dei deboli. Rispetto allo Stato il volontariato assume un ruolo multiplo, nel quadro della desiderata e perseguita collaborazione: di anticipazione, di progettualità, di sperimentazione, di integrazione, di umanizzazione, di verifica, infine se necessario di denuncia delle inadempienze sia dello Stato che della Chiesa istituzione. La formazione dei quadri e la qualificazione di base Si dà per superato - socialmente e politicamente - un passato volontariato affiorato e legittimato dal «buon cuore», dalle «generose intenzioni», buono a tutto, che confondeva il valore della disponibilità ad impegnarsi con quello più esigente, più solidale che ha radici nella capacità di agire per idoneità e motivazioni profonde, laiche od ecclesiali. Un passaggio dal cittadino-credente ad operatore competente. Una trasformazione del soggetto-persona che accetta la fatica della formazione culturale, organizzativa, relazionale, didattica per offrire - in chiave di «evidenze etiche» - il miglior servizio qualitativamente ed empaticamente possibile; giacché a chi ':, ha già sofferto non si può né si deve elargire un servizio scadente, quale che sia, di infima qualità, per carenze formative del volontario! Questa formazione etica e di prassi non è più quella offerta attraverso «giornate», «corsi», tavole rotonde, colonie e campi estivi, ma sviluppata attraverso un iter graduale, continuato, organico, che alterna nel tempo teoria e azione sul campo, progetti e verifiche, confronti e sperimentazioni, studio delle dinamiche relazionali personali a quelle di gruppo. Non si vuole creare uno «specializzato», o un «para-professionista», ma piuttosto un «uomo ponte» - come lo definiscono i francesi - che avendo ricevuta una buona qualificazione di base, per essere adatto alle esigenzedel settore di volontariato che si è liberamente scelto, è capace di dar vita ad un rapporto positivo con l'operatore professionista, con la rete di servizi pubblici e privati, col territorio, col cittadino in difficoltà, con la sua famiglia. Si tratta di un'area pentagonale di risorse, di cui il volontario diventa l'animatore, l'anello di collegamento, il punto di riferimento per una strategia interdisciplinare di affronto del caso. Il credente così formato esce dalla prospettiva del suo consumo esclusivo esaustivo in parrocchia, per accettare il ruolo di cittadino solidale sul territorio. Il suo impegno non è per «i buoni», per i credenti, per i «fedeli», ma per tutti, senza discriminazione. Ciò corrisponde all'invito del Papa per una Chiesa che cerchi e serva «l'uomo sulle strade dell'uomo», che normalmente non sono quelle della comunità ecclesiale. L'opinione diviene cosi «servizio all'uomo», a tutto l'uomo, a tutti i cittadini, senza aggettivi o bandiere. Le devianze «mirate» col terzo sistema e le forze sociali Il volontariato di ispirazione cristiana ha sperimentato - sulla pelle - la ' fragilità dell'incidenza della sua azione per il mutamento delle politiche sociali, se nel perseguimento degli obiettivi di rimozione delle cause della povertà si isola nell'ambito ecclesiale, o anche in quello più ampio dell'azione gratuita promossa sia da credenti sia da chi liberamente si definisce non credente.

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