{)JJ, BIANCO l.XltllOSSO •h•#hlii La «culturadella mediazione» << e ~ltura d~lla media~ione» e espressione vecchia che indica qualcosa di antico. Come direbbero i linguisti, vecchio, probabilmente superato, certamente logoro e consumato, è il «significante»; antico e, come tutte le cose veramente antiche, purificato e arricchito dal tempo, è invece il «significato». Il «significante» nasce e si afferma nel preciso contesto storico del cattolicesimo italiano «montiniano». Non a caso, l'espressione «mediazione» risulta intraducibile in lingue diverse dalla nostra: non in inglese o in francese, ove l'espressione analoga riveste un significato esclusivamente banale, ma neppure pienamente in tedesco, ove «Vermittlung» presenta assai diverse (anche se non necessariamente incondliabili) radici filosofiche. L'espressione è insomma tutta italiana, si afferma nel dibattito ecclesialeitaliano alla fine del pontificato di Paolo VI, del quale costituisce anzi una delle migliori, possibili ricapitolazioni. La cultura della mediazione nasce pertanto come sofisticata risposta del cattolicesimo italiano alla sfida delle grandi ideologie: prima il liberalismo, poi il fascismo, quindi il comunismo. Al metodo dello scontro, si preferisce, secondo questa impostazione, quello del dialogo: non per superficiale irenismo, bensì sulla base, per l'appunto, di una cultura, quella della mediazione. In sostanza, la cultura della mediazione ha a suo fondamento l'affermazione per cui non possa darsi rapporto tra verità di fede e realtà storiche che prescinda dalla mediazione della cultura. Nei due sensi: da un Iato la storia non può interrogare la fede se non per il tramite della cultura; e dall'altro la fede non può parlare alla storia senza di Giorgio Tonini incarnarsi in una cultura. Non può pertanto esserci annuncio e testimonianza di fede che non si traduca in dialogo con le culture. In buona sostanza, i documenti conciliari, nonché le encicliche di Giovanni XXIII e di Paolo VI, hanno alla loro base questa tesi. Cos'altro ha cercato di fare il Concilio Vaticano II se non una paziente e analitica opera di discernimento tra ciò che, nella religione cattolica, è dato di fede costitutivo e ciò che è invece frutto dell'incontro tra messaggio cristiano e culture preesistenti? E cos'altro è stato il Concilio se non lo sforzo di riscoprire la perenne LIBERTAS Lo "scudo crociato n, fulgido simbolodelle glorie di Legnano e di Lèpanto, è promessasicura di vittoriaai combattenti per le liberti fondamentalidella famiglu., della Classe,delComune.. 1919. Simbolo e didascalia. verità del Vangelo, proprio a partire dalla cultura dell'uomo contemporaneo? È mia convinzione che questa duttilità dialogica, frutto della scelta di cercare i «segni dei tempi», ossia le tracce della presenza divina nella storia, in qualunque stagione storica, spieghi la vittoria della Chiesa sulle grandi ideologie del nostro secolo assai più di tante ostentate fermezze. Il mutare dello scenario storico e culturale, con il tramonto delle grandi ideologie e la scomparsa, almeno in Occidente, di soggetti forti, sostituiti da soggetti e pensieri deboli, cui fatalmente si accompagnano, semmai, poteri forti, parrebbe ora, secondo alcuni, mettere in crisi la tradizionale cultura della mediazione. Riemergono cosi due posizioni culturali radicalmente ostili alla «mediazione»: da un lato quella di chi sostiene che oggi non è più tempo di dialogo, ma di idee forti e chiare per ricostruire identità, personali e collettive, che si sono frantumate; dall'altro quella di chi rifiuta il dialogo col mondo e la mediazione culturale in nome di radicali, «profetiche» obiezioni al tempo presente. Ma è proprio l'insufficienza di queste alternative, a mio modo di vedere, la prova di come, dietro il significante logorato, permanga un significato perennemente vivo. È qui che la cultura della mediazione, al di là del logoramento del termine, rivela la profondità delle sue radici. Proprio il mutare del contesto storico evidenzia il carattere di perennità, almeno in una visione cristiana, di un atteggiamento, spirituale prima ancora che culturale, di mai esausta ricerca della Verità dentro le parole e le opere degli uomini. Ciò vale anche nella dimensione che
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