i.)-lJ. BI.\NCO '-XII.HOSSO ■ ii•#hld Chiesa, Dc e cattolici italiani D ebbo onestamente confessare di aver provato una certa emozione nel leggere le recenti dichiarazioni del card. Ratzinger sul problema dell'unità dei cattolici e della libertà di voto. Nel 1946 per aver detto esattamente le stesse cose (il testo di allora è stato da più parti pubblicato) io caddi sotto i fulmini del Santo Uffizio. Il card. Ratzinger dirige un organismo erede dell'allora tribunale «del Sant'Uffizio» e dichiara oggi le stesse cose che io dichiaravo nel '46. Ora non c'è dubbio che la storia cammina e che le cose con la storia mutano e che certe «verità» che sembrano storicamente indiscutibili la storia stessa le rende a un certo punto discutibili. Ma i termini delle condanne di allora erano nei limiti di un discorso religioso e seppure è vero che la stessa Chiesa vive nella storia, dichiarare che una verità religiosa per la quale il Sant'Uffizio agisce cambia con la storia è per lo meno ... un peccato di modernismo. lo tra l'altro fui anche, in modo del tutto improprio, accusato di modernismo perché dichiarai già allora che non era possibile non porsi il problema di una Chiesa nella storia di fronte alle tendenze diffusissime di ipostatizzare una Chiesa metastorica. Ora, a parte l'accusa di modernismo, del tutto impropria, (visto quanto affermato poi dal Concilio Vaticano II sul rapporto tra Chiesa e storia), non c'è dubbio che il fatto che il card. Ratzinger affermi oggi le stesse cose sull'unità dei cattoli-. ci e sulla libertà di voto che io affermavo nel '46 significa semplicemente che le accuse rivoltemi allora erano «storiche». Anche perché sia chiaro io non negavo che la Chiesa potesse su determinate questioni della politica che avessero influenze precise e decise sul di Adriano Ossicini piano religioso e morale invocare l'unità dei cattolici anzi dichiaravo che era suo diritto, ma questo non c'entrava niente con il «partito cattolico» con il fatto che i cattolici dovessero per ragioni religiose militare in un unico partito accettando se monarchici che esso fosse repubblicano o viceversa, se orientati verso il libero scambio che esso fosse per una economia socialista o viceversa, etc. Io dichiaravo allora le stesse cose che dichiarò Sturzo in una lettera famosa ad Igino Giordani. Certo non era facile colpire direttamente Sturzo, ma forse emarginarlo era una tentazione alla quale non tutti resistettero. Certo oggi molte cose sono mutate. È non solo mutato l'atteggiamento del Sant'Uffizio o dei suoi eredi sull'unità dei cattolici, ma è mutata anche la stessa Dc che da non poco tempo dichiara di non voler più invocare l'unità dei cattolici e l'appoggio della Santa Sede per questa unità. Tante cose sono passate ... sotto i ponti, certo non ultima la grande stagione del Concilio Vaticano Il. Ma non mi soffermerei su questi temi anche perché potrebbe sembrare un tentativo di rivendicare alla mia azione politica una certa coerenza e preveggenza se non fosse accaduto che negli ultimi tempi alla luce di quanto è avvenuto con la ... caduta del muro di Berlino e dei regimi dei Paesi del cosiddetto socialismo reale, non fosse venuta avanti una polemica che aveva come base il seguente discorso: meno male che l'unità dei cattolici ha permesso alla Democrazia cristiana di essere così forte da evitare all'Italia l'esperienza dei paesi del cosiddetto socialismo reale. Ora, va dimostrato che, tenendo conto di quello che ha significato «Yalta» sarebbe stato possibile in Italia : 38 l'affermarsi di regimi come quelli del cosiddetto socialismo reale dato che gli italiani li avessero voluti e permessi. Anzi è abbastanza ovvio che questo non sarebbe stato possibile come non fu possibile fare qualcosa per impedire le degenerazioni che avvennero nei paesi dell'Est. Ma detto questo il problema che un cattolico in coscienza deve affrontare di fronte a una opzione politica fatta in nome della religione è se questa sia lecita e che cosa comporti. Ora è davanti agli occhi di tutti il fatto (lo stesso storico Pietro Scoppola lo ha messo in evidenza) che l'identificazione del cattolicesimo come religione con un partito politico al di là della volontà e dei modi di chi lo ha proposto o tollerato ha prodotto dei danni sul piano religioso non certamente di modesto rilievo. Certo la Chiesa ha dimostrato straordinarie capacità di rinnovamento molto più ampie di quelle dei partiti politici italiani e della politica italiana in generale. Una rivoluzione quale quella del Concilio Vaticano II non solo sul piano religioso, ma su quello del costume è qualcosa di straordinario che non ha riscontro in altre esperienze di rinnovamento avviate nel nostro paese. È chiaro che forze tendenti a spingere a tornare indietro ci sono state e ci sono. Comunque sono mutati in modo determinante i rapporti fra la Chiesa, la Dc e i cattolici italiani. Oggi il problema non è più quello di dichiarare improponibile l'unità dei cattolici e di affermare una loro libertà di scelta in politica. Oggi con la caduta delle ideologie il problema è un altro, molto complesso, quello che i cattolici possano in politica, cadute appunto le ideologie, accettare di inserirsi in diverse formazioni politiche secondo i loro in-
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