Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 10/11 - nov./dic. 1990

~.lLBIANCO l.XILROSSO iiikiiliU dal 1973 il Centro di Solidarietà, una associazione di persone di diverse estrazioni politiche e sociali disposte ad investire qualcosa di proprio per il bene di tanti giovani tossicodipendenti. Questi anni di servizio affianco a dei giovani tossicodipendenti, in cui come presidente del Centro di Solidarietà ho lavorato insieme a loro per aiutarli ad aiutarsi, mi hanno convinto che la droga è il segnale di un profondo malessere che le giovani generazioni stanno da tempo attraversando. Mi sono anche resa conto di quanto spesso alle istituzioni si richiedano risposte che non possono dare come se avessero il potere di dare a tutti la felicità quando i bisogni di umanità e condivisione propri di un uomo possono trovare risposta soltanto nella solidarietà. Durante il mio servizio è emerso che anche le persone che sembrano avere meno risorse come i tossicodipendenti, possono testimoniare la ricchezza e la forza e uniti nella solidarietà riscattarsi dalla droga. Lavorare in solidarietà, porsi in ascolto del bisogno espresso di chi sta di fronte è un impegno difficile: la responsabilità maggiore che sento è di essere sempre capace di prestare attenzione alle richieste che i giovani e le famiglie mi pongono e costantemente disponibile a cambiare me stessa e il Centro per trovare una soluzione più adeguata al bisogno. Concludendo ribadisco che la solidarietà non è un'utopia; in questi anni di attività non facili e disseminati di ostacoli ho sempre trovato persone disposte a condividere l'impegno in cui credo, perché ritengo come dice Don Elder Camara che se una persona sogna è il sogno di una persona, se mille persone fanno lo stesso sogno è l'inizio di una realtà. Ciò mi ha sempre sostenuto in questo cammino e con tutti i collaborati che mi hanno seguito con il loro servizio di volontariato, le istituzioni che mi hanno dato fiducia per continuare a proporre in Genova una sfida vincente. Disagio e devianza minorile di Luciano Sommella l. Il 'brodo' di cultura a. I sociopedagogisti più attenti e accreditati affermano, oggi, che per raggiungere la piena maturazione e la positiva integrazione nella vita adulta e civile i bambini e gli adolescenti devono incontrare e sperimentare 'prove di sviluppo'. Il percorso verso la maturità e l'inserimento sociale è punteggiato, dentro un processo particolarmente complesso e dinamico, di 'ostacoli' da affrontare, di 'esperienze' dirette da confrontare, di confronti da sostenere. L'adolescenza e la pre-adolescenza non sono più fasi di passaggio 'automatico' verso la vita adulta. Si stemperano le interpretazioni (talvolta anche superificali e di 'comodo' ... ) romantiche che attribuiscono a tale età solo caratteri del fatale e 'naturale' passaggio al1'età 'dei grandi'. Non si tratta più e soltanto di una fase della vita che interessa gli aspetti bio-psicologici di una persona come evento a sé individuale. Ma si tratta di un fenomeno ben più intenso e complesso - personale, culturale e sociale insieme - di profonda, sconvolgente trasformazione a tutto campo che fa di questa età una delle tappe più critiche e straordinarie della vita umana. Dunque, la tarda infanzia e l'adolescenza come un'affascinante 'corsa ad ostacoli' disseminata di 'prove', 'sorprese', 'curve a gomito', e 'percorsi lineari' ...

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==