Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 10/11 - nov./dic. 1990

i)J.t BIANCO l.XltllOSSO lih•kHAiiNI immediate dimissioni del capo dello Stato è tornato alla carica affermando che Cossiga ha fatto male a rimettere al governo la· richiesta del giudice·Casson di testimoniare nel processo per la strage di Peteano e che il governo, a sua volta, ha fatto altrettanto male a rimettere l'onere della decisione alla Corte Costituzionale. La campagna anti-presidente, in atto con pretesti vari da alcuni mesi, ha avuto così nuovi impulsi. Lo scopo di questa campagna, . stando a quanto si dice con crescente insistenza negli ambienti politici, sarebbe quello di nominare il successore di Cossiga prima della fine della legislatura, cioè con questo parlamento. Ciò, ovviamente, per il timore che nella prossima legislatura i rapporti di forza tra i partiti possano mutare e quindi anche il loro relativo peso negoziale. Come tutte le congetture anche questa può risultare arbitraria. Ma è difficile sottrarsi alla sensazione che le dispute procedurali sull'iniziativa del giudice Casson non nascondano altro. Il secondo aspetto che colpisce in questa polemica su Gladio è la regressione del linguaggio della politica. Spira una irreale brezza da anni cinquanta. Bloccato dal sospetto, ciascuno si arresta alle soglie della propria verità nel timore dell'ipocrisia altrui. Con un itinerario così distorto prima ancora di chiedersi se certe proposizioni siano vere o false, c'è soltanto da constatare che sono prive di significato. Andreotti ha rievocato al Senato i bei tempi in cui si rese necessario il «patriottismo» di Gladio perché i sovietici minacciavano invasioni, finanziavanu sovversioni ed incoraggiavano complotti ed insurrezioni armate di comunisti. Occhetto ha commentato il suo discorso in Tv, leggendo una dichiarazione parca e generica di argomentazioni, ma ridondante (appunto, come ai bei tempi) di insulti. Il presidente del Consiglio è stato qualificato: impudente, irresponsabile, sfacciato e scandaloso. Naturalmente deve lasciare subito palazzo Chigi perché non offre alcuna garanzia nella ricerca della verità. C'è stato anche chi, come lngrao, si è dichiarato offeso dall'apprendere dell'esistenza di una organizzazione gladiatoria che lo avrebbe discriminato, non perché colpevole, ma perché comunista. Eppure, in questa sgangherata democrazia, nessun complotto ha impedito all'onorevole lngrao d diventare presidente della Camera. Incarico tutt'ora ricoperto dall'onorevole lotti. Si tratta di un ruolo che, per altro, in nessun paese è riconosciuto ., 2 •- ---- - --- -- ad un rappresentante dell'opposizione. Ma anche al di là delle istituzioni, se si guarda alla vita pubblica, dalle Usl alla Rai, dalle banche alla neonata Autority antitrust, è difficile trovare traccia di una discriminazione anticomunista. Sotto questo profilo, almeno, l'indignazione risulta francamente immotivata. I toni fuori misura della polemica appaiono quindi più l'avvio di una campagna elettorale, (anche se si continua a fare un gran spreco di parole per dire di non volerla anticipare) che un possibile contributo alla chiarezza ed alla verità sui misteri della Repubblica. La terza e più importante constatazione che la vicenda suggerisce riguarda il funzionamento del nostro ·sistema politico-istituzionale. Colpisce il fatto che la violenta polemica italiana non abbia avuto eco negli altri paesi europei, dove pure esistono organizzazioni tipo Gladio. L'unica eccezione è stato il Belgio dove si è appreso che nessun uomo politico, nemmeno il primo ministro Martena (che è al potere da oltre 10 anni), ne era mai stato informato. Il caso comunque è stato provvisoriamente chiuso con l'avvio di un'inchiesta amministrativa che nel giro di poco tempo dovrebbe fornire le sue conclusioni. Lo scopo dell'inchiesta è soprattutto quello di appurare se l'organiizazione sia stata coinvolta in attività criminali o terroristiche, negli episodi di destabilizzazione, particolarmente gravi, verificatesi negli anni ottanta, le cui implicazioni politiche non sono mai state chiarite. La questione comunque, almeno finora, non ha assunto particolare rilievo. Negli altri paesi interessati, a parte qualche breve divertito commento della stampa locale alle polemiche italiane, non c'è stata alcuna reazione, né di ordine politico, né all'opinione pubblica. Come si spiega questa diversità di comportamenti? Conteranno probabilmente differenze ambientali e temperamentali, ma conta soprattutto il fatto che il nostro sistema politicoistituzionale non funziona più. Costruito in un'Italia che usciva da una dittatura e da una sconfitta, divisa in due blocchi politici contrapposti che corrispondevano ad una analoga divisione internazionale, più che alla funzionalità ed all'efficacia, esso si è concentrato sulla realizzazione di un sistema di garanzie reciproche. Questo spiega il proporzionalismo e, soprattutto, il consociativismo. La proporzionale ha consentito di metabolizzare molti mutamenti sociali e culturali, ma il costo della dispersione, della frantumazione, del non gover-

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