Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 10/11 - nov./dic. 1990

,P_tJ. BIAl\'CO lXII.ROS.SO iii•lil•il evento di rilievo e le motivazioni che Trentin ne ha dato sono state motivazioni «alte». Si può obiettare che tale scioglimento sarebbe completo se cambiasse anche la prassi del rapporto con il Pci (o Pds) e con il resto dei partiti. Bisognerà vedere se il congresso della Cgil confermerà o meno questa impostazione, ma soprattutto se la prassi cambierà. Problemi e limiti di autonomia sono presenti in varie forme un po' in tutte le centrali sindacali. Quali contenuti per il programma di un sindacato unito? Già la definizione di sindacato soggetto politico autonomo esprime una capacità non mutuata da altri a definire gli ambiti della propria azione. Ciò vale prima di tutto per le regole e le forme di democrazia interna, unita alla definizione di regole precise nella rappresentanza. È questo un aspetto delicato del rapporto con il sistema dei partiti e attiene agli ambiti della libertà sindacale. Diritto di sciopero, rappresentanza, partecipazione nell'impresa sono gli elementi caratterizzanti il sindacato nella società. Su questi aspetti le impostazioni sono diverse ed in alcuni casi confliggenti. Ci sono poi gli ambiti di esercizio del criterio di solidarietà. Da qui l'impostazione delle politiche contrattuali e degli assetti contrattuali che sono aspetti altrettanto decisivi quanto lo è, ai fini della solidarietà, la ridefinizione dello Stato sociale e dei livelli di tutela. Infine l'equilibrio dei poteri nella società italjana e le modalità attraverso cui il sindacato può incidervi: accumulazione, valorizzazione e gestione della propria rappresentanza come soggetto economico. Insomma, passaggio dallo stato sociale al privato sociale. Sono questi i temi di una discussione da non lasciare al dopo. L'esperienza, amara, dell'unità passata può e deve esserci di lezione per il futuro. Sindacato: una ridefinizione non ideologica di RaffaeleMorese L a novità più grossa nel panorama sindacale è senza dubbio la decisione dei comunisti di sciogliere la loro componente nella Cgil. Eravamo abituati alla presenza di questa «razionalizzazione» della democrazia in quel sindacato; ora che essa viene meno formalmente, siamo tutti curiosi di vedere quali mutamenti comporterà nella prassi democratica, nella selezione dei gruppi dirigenti, nella identità della Cgil. In.fondo, il cemento correntizio ha rappresentato per 40 anni la garanzia della tenuta, della stabilità e della crescita dell'organizzazione. Si potevano avere idee vincenti o no, si aveva una percezione dei mutamenti nella cultura e nei bisogni dei lavoratori o non la si aveva, l'esistenza della corrente comunque rappresentava un dato indiscutibile d'identità. Anche per i militanti non iscritti ai partiti, il venir meno di essa è la caduta di un «a prescindere» che non solo provoca nella Cgil un certo sconquasso nelle abitudini consolidate ma provoca un'onda d'urto che tocca anche la Cisl e la Uil. I 18 Può anche succedere - com'ha osservato Del Turco - che, mai come oggi, la componente comunista è così unita. In effetti, c'è stata unanimità di consensi (salvo qualche isolato contestatore) sulla proposta di Trentin. Evidentemente, la camicia era diventata stretta un po' per tutti, la logica di componente non appagava più nessuno. Meglio il rischio di una frantumazione del vecchio monolitismo correntizio, che una finzione di unità ovvero di una unità imposta dalla disciplina correntizia. Se questo è stato il ragionamento prevalente, vuol dire che la crisi d'identità dei comunisti è tanto profonda da mettere nel conto anche articolazioni di opinioni e di opzioni al loro interno che va ben oltre la contingente stagione di grande fluttuazione delle aggregazioni che caratterizza quest'ultima fase del Pci. Nonostante gli sforzi di Trentin, tendenti a dimostrare che non c'è relazione tra le vicende del Pci e quelle della sua corrente, la gente capisce al volo che un modo concreto, efficace e previdente di parare il colpo del prossimo

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