Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 9 - ottobre 1990

iiiiiii•h Chiesa attuale. Quanti sono, in Italia, questi cattolici? Certamente tanti, un numero tale che potrebbe contare parecchio, con i suoi spostamenti, anche sugli instabilmente immutabili equilibri politici nazionali. Ebbene, oggi c'è, anche per i cattolici in questo senso, una situazione nuova sia per quanto riguarda la Dc che per quanto riguarda, più o meno, gli altri partiti. A. La Dc. Ha problemi di credibilità politica, sul versante anche della coerenza di condotta, di persone e di partito intero, con i valori, ed ha problemi interni di strategie, di equilibri, di convivenza di anime diverse, di conflittualità sempre più aspre. Si sta preparando ad un Congresso in cui tutto è aperto, e le armate in campo fanno già molto rumore, ma è certo che nessuna di esse può inalberare la Croce. Si dirà che quanto alla rissosità interna la Dc è stata sempre così, ma oggi la novità assoluta è che per essa è venuto meno il possibile appello all'argine anticomunista, che nella realtà dei fatti ha contato molto per tener assieme, nel partito, tutto e il suo contrario, e per attirare tanti voti. Non c'è più il comunismo internazionale, e quello nazionale è, come tale, al lumicino, comunque vadano a finire le vicende della «cosa» occhettiana. Il comunismo, nel senso forte che questa parola ha avuto, non esiste più, e ogni appello politico basato sull'anti-comunismo è del tutto inutile e senza senso. Montanelli, oggi, non inviterà mai a «turarsi il naso» e «votare Dc», per fare argine ad un Pci forte e potenzialmente egemone. Ma la novità, almeno parziale, è anche altrove, e cioè in campo ecclesiale. Oggi il cardinale J oseph Ratzinger dichiara ad alta voce, in Italia, che «la Chiesa non si deve mai identificare con un partito» e che il pluralismo politico e partitico dei cattolici è normale. Dottrinalmente niente di nuovo, perché è scritto già nella «Octogesima Adveniens» di Paolo VI, dal 1971,ma è pur sempre un segnale. I Vescovi italiani alle prossime elezioni faranno più fatica a ripetere il ritornello dell'unità politica dei cattolici, che vuol dire «votare Dc». Un cattolico italiano oggi «può», certo, ma non «deve» più votare Dc. E allora il problema è, a naso non turato, cioè con piena libertà di analisi critica, quale odore hanno i partiti, Dc compresa. Ci può essere, e c'è, tra i cattolici italiani, chi pensa che anche oggi la Dc, questa Dc, sia tra i partiti italiani il minor male possibile, anche se divisa tra signori delle tessere e degli appalti, tra predoni di clientele e di poltrone, tra destra, centro e sinistra, tra correnti vecchie e nuove. Ora c'è anche la «rete» di Leoluca Orlando, che per ora a Palermo ha portato 70.000 voti alla Dc siciliana, che è sempre quella di Salvo Lima, e ha ridotto il Pci a meno del lOOJo.Orlando vuole diventare segretario di questa Dc. Che Dio gliela mandi buona, ma per ora i suoi metodi dividono, più che unire, e la demonizzazione di tutti i diversi non aiuta nella linea giusta. Non è credibile, in alcun modo, la pç>ssibilità di un «secondo» partito cattolico. Per fondare il primo ci sono voluti 50 anni di lotte, tra veti ecclesiastici e scomuniche ai fondatori. L'approvazione venne, alla Dc di De Gasperi - e basta ricordare la storia degli anni '40 -, solo in funzione di diga anticomunista. Oggi in Italia una seconda formazione politica cattolica, o anche «di cattolici», non avrebbe mai il placet della Chiesa, e quindi non potrebbe mai nascere come vera forza politica. Nessuna forza cattolica organizzata, come tale, sia essa religiosa, come l'Azione cattolica, o sociale, come le Acli, potrebbe scegliere di aderire ad un altro partito italiano che non sia la Dc. Sarebbe subito colpita e privata di ogni approvazione ecclesiastica, come capitò alle Acli, venti anni fa, ai primi accenni di distacco dalla Dc. Ciò vuol dire, per concludere questa parte, che tutti coloro che parlano di secondo partito cattolico, o anche di confluenza e di simpatie di forze cattoliche organizzate, come tali, per altri partiti, lo fanno solo a scopo di lotta tattica dentro la Dc, come ricatto per rafforzare la propria posizione nel partito. Cielle ha fatto finta di accostarsi al Psi, due anni fa, solo per cacciare De Mita, e certa sinistra Dc, compresa la «rete» di Orlando, pare oggi dialogare con la «cosa» di Occhetto solo per tornare a contare di più, nella Dc, per affermarsi in essa e imporre le sue scelte. Non per nulla Orlando afferma che vuole cacciare Andreotti e fare il segretario della Dc, non certo fondare un'altra formazione politica. B. Gli altri partiti. Una volta chiarito il discorso relativo alla Dc resta aperto il problema degli altri partiti, e in particolare di Pci, Psi e partiti detti «laici». Come possono far sì, questi partiti, che i cattolici che non votano, o non votano più, Dc, possano orientarsi elettoralmente e politicamente verso di loro? È un discorso complesso, in parte eguale e in parte diverso per ciascuna formazione politica.

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