B Riconquista di Gerusalemme Umanità di Saladino (lbn Al-Atlsir, Xl) ... Furono condotti al Sultano quarantacinque Franchi, presi a Beirùt, che giunsero in quel giorno a quel luogo5 • Ivi fui testimone di un suo atto di buon cuore di cui non fu mai visto il maggiore: tra quei prigionieri c'era un vecchio di età assai avanzata, senza più un dente in bocca e senza più forza altro che per muoversi. Il Sultano disse all'interprete che gli domandasse: «Cosa mai ti ha indotto a venir qui, in cosi grave età, e quanto c'è di qui al tuo paese?» Rispose: «Il mio paese è distante di qui mesi di viaggio, e la mia venuta è stata per fare il pellegrinaggio al Santo Sepolcro». Il Sultano ne fu commosso, e gli fece grazia, lasciandolo in libertà e facendolo tornare, montato su un cavallo, al campo nemico. I suoi figli piccoli gli chiesero il permesso di uccidere qualcuno di quei prigionieri, ma egli non lo permise. Gli domandai perché avesse rifiutato, avendo io trasmesso quella loro richiesta: «Perché, - rispose, - non si avvezzino fin da piccoli a spargere il sangue così alla leggera, quando essi ancora non san distinguere tra un musulmano e un infedele». Vedete la clemenza, e coscenziosità e scrupolosità di questo sovrano! 6 Donne di piacere e di guerra tra franchi7 ('lmàd Ad-Din, 228-30) Arrivarono in un bastimento trecento belle donne franche, adorne di loro giovinezza e beltà, raccoltesi d'oltremare e proffertesi a commetter peccato. Costoro si erano espatriate per aiutare gli espatriati, e accinte a render felici gli sciagurati, e sostenute a vicenda per dar sostegno ed appoggio, e ardevano di brama per il congresso e l'unione carnale. Era tutte fornitrici sfrenate, superbe e beffarde, che prendevano e davano, sode in carne e peccatrici, canatrici e civettuole, uscenti in pubblico e superbe, focose e infiammate, tinte e pinte, desiderabili e appetibili, squisite e leggiadre, che squarciavano e rapprezzavano, laceravano e rattoppavano, aberravano e occhieg- - - »li~ BIANOO lXILROSSO •1111 • iiilil giavano, sforzavano e rubavano, consolavano e puttaneggiavano; seducenti e languide, desiderate e desideranti, svagate e svaganti, versatili e nevigate, adolescenti inebbriate, amorose e facenti di sé mercato, intraprendenti e ardenti, amanti e appassionate; rosse in viso e sfrontate, nere d'occhi e bistrate, ricche di glutei e slanciate, dalla voce nasale e dalle cosce carnose, occhiazzurre e cenerine, sfonde e sciocchine. Oguna traeva lo strascico della sua tunica, e incantava col suo nitore chi la guardava; si incurvava come un arboscello, si svelava come un forte castello, dondolava come un ramoscello; marciava superba con una croce sul petto, vendeva per grazie le sue grazie, ambiva esser rotta nella sua cotta. Giunsero costoro avendo consacrato come in opera pia le loro persone, e offerte e prostituito le più caste e preziose tra loro. Dissero che mettendosi in viaggio avevano inteso consacrare i lor vezzi, che non intendevan rifiutarsi agli scapoli, e che ritenevano non potersi rendere a Dio accette con sacrifizio migliore di questo. Si appartaron quindi nelle tende e padiglioni da essere rizzati, riunendosi a loro altre belle giovani loro coetanee, e aprirone le porte dei piaceri, e consacrarono in pia offerta quanto avean fra le cosce, e manifestarono la licenza, e si volsero al riposo, e rimossero ogni ostacolo al largheggiare di sé: dettero ampio corso al mercato della dissolutezza, ornarono le rappezzate fessure, si profusero nelle fonti del libertinaggio, si chiusero in camera sotto gli amorosi trasporti dei maschi, offersero il godimento della loro merce, invitarono gli impudichi all'amplesso, montarono i petti sulle terga, largirono la mercanzia agli indigenti, raccostaron gli anelli delle caviglie agli orecchini, vollero essere distese sul tappeto dell'amoroso gioco. Si fecero bersaglio dei dardi, si ritennero lecito campo a ciò che è proibito, si offrirono ai colpi di lancia, si umiliarono ai loro amici. Stesero il padiglione, e sciolsero la zona dopo stretta (l'intesa); divennero il luogo ove si piantano i bischeri, invitarono i brandi a entrar nelle loro vagine, spianarono il loro terreno per la piantagione, fecero alzare i giavellotti verso gli scudi, eccitarono gli aratri ad arare, dettero ai becchi di scrutare, permisero alle teste di entrar nei vestiboli, e corsero sotto chi le 39 inforcava a colpi di sprone; avvicinarono le corse dei secchi ai pozzi, incoccarono le frecce sulle impugnature degli archi, recisero i cinturini, incisero le monete, accolsero gli uccelli nei nidi delle cosce, raccolsero nelle reti le corna degli arieti cozzanti; rimossero ogni interdizione da ciò che è preservato, e si francaron dal velo di ciò che è nascosto. Intrecciaron gamba a gamba, saziaron le sete degli amanti, moltiplicarono i ramarri nei buchi, misero a parte i malvagi delle loro intimità, dettero la via ai calami verso i calamai, ai torrenti verso i fondovalle, ai ruscelli verso gli stagni, ai brandi verso i foderi, alle verghe verso i crogiuoli, alle cinture infedeli verso le muliebri zone, alle legna verso le stufe, ai rei verso le basse carceri, ai cambiavalute verso i dinàr, ai colli verso i ventri, ai bruscoli verso gli occhi. Si litigarono per i fusti d'albero, si buttarono a gara a raccogliere i frutti, e sostennero che era questa un'opera pia su cui non ce n'è altra, specialmente verso chi era insieme lontano dalla patria e dalle donne. Mescerono il vino, e con l'occhio del peccato ne chiesero la mercede8 • Gli uomini del nostro esercito udirono di quella storia, e si stupirono di come coloro potessero fare opera pia abbandonando ogni ritegno e pudore. Pure, un certo numero di mamelucchi stolti e sciagurati ignoranti evase sotto il serio pungolo della passione, e seguì quei dell'errore; e chi si adattò a comprare il piacere con l'avvilimento, e chi si pentì del suo fallo e trovò con astuzie la via di tornare indietro; giacché la mano di chi non commetta (addirittura) apostasia non osa allungarsi, e la situazione di chi arriva transfuga da coloro, per il sospetto che lo grava, è grave, e la porta del piacere gli vien chiusa in faccia. Or presso i Franchi la donna nubile che si dà al celibe non fa peccato, anzi essa è quanto mai giustificata presso i preti, se i celibi ridotti alle strette trovano sollievo nel godere di lei. Arrivò anche per mare un donna di alto affare, di ampia ricchezza; era essa sovrana nel suo paese, e giunse accompagnata da cinquecento cavalieri con i loro cavalli e scudieri, paggi e valletti, assumendo a suo carico ogni spesa loro occorrente, largamente provvedendoli col suo denaro. Essi cavalcano quando essa cavalcava, caricavano
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