il.li, 81.\~C:O ()(li.ROSSO ■ it•ihid Elezione direttadel presidentedel Consiglio L a riforma istituzionale deve tendere ad applicare principi e regole della democrazia non in base a modelli astratti, ma in rapporto alle caratteristiche socio-politiche del paese e ai problemi concreti che la sollecitano. Il sistema politico italiano è sgangherato e non si sa da dove cominciare per metterlo in piedi e farlo camminare: la riforma dei partiti, del Parlamento, dei mass-media, della Pubblica Amministrazione ecc. lo sono convinto che la riforma chiave riguarda il rapporto elettori-istituzioni e deve consistere in innovazioni idonee a produrre due effetti combinati: 1) il trasferimento del potere di scelta della maggioranza e del governo dai partiti agli elettori; 2) l'attivazione del meccanismo del ricambio e dell'alternànza maggioranza--opposizione. Una riforma che producesse questi effetti, limitando drasticamente il potere dei partiti di fare e disfare maggioranze e governi e di dare vita e morte agli eletti in Parlamento o negli enti locali, sarebbe un efficace antidoto contro l'occupazione partitica dello Stato e la lottizzazione. Il meccanismo del ricambio dal canto suo introdurrebbe la sanzione più efficace verso i partiti che scelgono uomini politici corrotti e incapaci e verso governi che amministrano male. Ma quale riforma può produrre questo effetto nel concreto contesto sociopolitico italiano? Nessuna nuova legge elettorale che si muova dentro il criterio propozionalistico potrebbe ridurre la frammentazione delle forze politiche e della rappresentanza: neanche la soglia di sbarramento perché partitini o leghe o movimenti potrebbero appadi Giuseppe Tamburrano ottenere il quorum e poi dividersi, come è accaduto varie volte in passato. D'altra parte se i voti alle Leghe, ai pensionati ecc. esprimono protesta, da qualche parte andranno a finire: forse nel "non voto": con quale vantaggio per la democrazia? Ma sarebbe altrettanto inaccettabile un sistema elettorale maggioritario all'inglese perché farebbe violenza al pluralismo profondamente connaturato storicamente nella nostra società. È necessaria, invece, una legge elettorale che concili proporzionalismo e maggioritario, il pluralismo con l'esigenza di una maggioranza stabile ed omogenea. Il sistema francese ha dimostrato di avere queste virtù, poiché ha curato efficacemente le disfunzioni della IV Repubblica, molto simili a quelle della I Repubblica italiana. Ma la terapia francese è stata efficace perché non si è limitata alla legge elettorale uninominale maggioritaria a due turni, la quale, da sola, non avrebbe assicurato stabilità ai governi, come l'esperienza della III Repubblica francese (e della democrazia giolittiana) dimostra. L'elezione diretta del Capo dello rentarsi o presentare liste comuni per Propaganda elettorale, 1948. r----- 32 Stato è stata l'asse portante della riforma della V Repubblica. Credo che questo istituto sia necessario anche nella nostra riforma. Ma io preferirei l'elezione diretta del capo dell'Esecutivo sia per tenere in vita un istituto di garanzia e di moderazione come un Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento sia per evitare la decadenza politica del potere legislativo, quale si è prodotta in Francia. L'elezione popolare contestuale del capo dell'Esecutivo e del Parlamento e la clausula di scioglimento automatico del Parlamento e di nuove elezioni in caso di rottura del rapporto fiduciario tra maggioranza e governo, assicurerebbe un giusto equilibrio politico tra potere legislativo e potere esecutivo. Non favorirebbero questi risultati né le riformette, perché "a grandi mali grandi rimedi", né una Grande Riforma che si limitasse all'elezione diretta del Capo dello Stato perché molto probabilmente si formerebbe due maggioranze diverse, quella popolare per l'elezione del Capo dello Stato e quella parlamentare per la formazione del governo, con gravi rischi di paralisi o di involuzione autoritaria.
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