.{)!I. Bl.\~CO l.X11. nosso 1111 #hlii Un sistema misto di tipo tedesco, forse L ' obiettivo dell'alternanza delle forze politiche alla guida del paese, così come avviene nelle altre democrazie europee, è sicuramente cruciale e prioritario, ma va commisurato alle esigenze e caratteristiche di questo nostro paese e ad altri concomitanti bisogni di garantire la significatività della competizione democratica agli occhi dei cittadini. Due di queste esigenze appartengono al dibattito politico classico, la terza sta particolarmente a cuore a me come femminista interessata a che lo sviluppo della democrazia italiana avvenga non come disegno escludente di redistribuzione dei poteri all'interno di un ceto politico maschile già consolidato, ma come processo «inclusivo» che contempli e promuova il riequilibrio della rappresentanza fra i sessi. Ma cominciamo dalle prime due. La prima riguarda l'illusorietà di un bilanciamento semplice fra due poli politici antagonisti (destra/sinistra) che cancelli di un colpo le caratteristiche della storia italiana e ritenga plausibile una nostra anglicizzazione a tappe forzate. L'uninominale secca non terrebbe conto né della diversità della Dc da un partito conservatore classico, né del ruolo chiave di cerniera svolto nella storia del paese dal Partito Socialista, né della particolarità dell'evoluzione del Partito Comunista che non è assimilabile nemmeno oggi in maniera meccanica agli altri partiti della sinistra europea. Insomma, se è vero che la proporzionale va superata, non vanno nemmeno ignorate le ragioni storiche per le quali ha avuto tanto fortuna in Italia: un parto con il forcipe di un nuovo sistema politico-elettorale sarebbe deleterio. La seconda questione attiene alla moralizzazione del sistema politico senza la di Mariella Gramaglia quale, stante il livello di degradazione della nostra vita pubblica, qualsiasi riforma elettorale verrebbe vissuta dai cittadini come «cosa d'altri», regolamento di conti tecnicistico e di potere all'interno del ceto politico: per moralizzazione intendo abolizione del sistema delle preferenze e spersonalizzanti della responsabilità del mandato nella maggior parte delle forze politiche, riduzione dell'ampiezza dei collegi in modo da stabilire un rapporto più stretto fra cittadini ed eletto/eletta, controllo rigoroso delle spese elettorali e delle regole di utilizzazione dei media. Quanto al riequilibrio della rappresentanza il discorso è assai complesso e meriterebbe una riflessione che vada alla radice della storia e dei fondamenti stessi della democrazia politica. In questa sede mi preme soltanto dire che le donne della sinistra hanno rappresentato uno dei rari casi di uso virtuoso del sistema delle preferenze, piegato non a scopi clientelari, ma di sostegno e valorizzazione reciproca. Non è un buon motivo per restare comunque affezionate a questo metodo, ma è un buon motivo per farmi dire che la competizione testa a testa nei collegi uninominali merita dei correttivi attenti per evitare che un notabilato potente e magari prepotente avochi a sé il monopolio della competizione politica. Per tutte queste ragioni, che tradotte in una formula tentano di coniugare governabilità con rappresentatività, le mie preferenze vanno ad un sistema misto simile a quello tedesco. Verrebbe superata la proporzionale come specchio amorfo del paese su cui poi esercitarsi in estenuanti mediazioni, ma allo stesso tempo non si produrrebbe uno strappo drammatico rispetto alla storia italiana. Sul versante, poi, delle opportunità offerte ai singoli candidati e candidate, la possibilità di affiancare candidati scelti su liste bloccate e proposti in seguito a un dibattito all'interno delle forze politiche ad altri che corrono liberi in collegi uninominali, ricondurrebbe alla fisiologia di una relazione non corrotta il rapporto fra forze politiche e società civile e consentirebbe a singole personalità rappresentative di spendersi in una libera competizione. Mi rendo conto, naturalmente, che il sistema francese a doppio turno elettorale con apparentamenti stabilirebbe un rapporto più limpido fra legislativo ed esecutivo restituendo in maniera diretta ai cittadini la possibilità di stabilire fin dal voto la coalizione di governo e, secondo alcuni (vuoi immediatamente in quanto leader della coalizione, vuoi immediatamente attraverso una seconda lista), lo stesso presidente del consiglio. Tuttavia, forse, proprio qui sta il problema che la competitività molto forte all'interno della sinistra rende di difficile soluzione: non è un caso che il Psi parli di elezione diretta del presidente della repubblica, dunque di una figura non vincolata ad una coalizione, ma con funzioni difficili da definire, dato che, in quanto eletto, non potrebbe più essere il garante imparziale che oggi in teoria è, mentre gli studiosi di area comunista parlano di elezione diretta del presidente del Consiglio come la logica dell'alternanza più limpidamente vorrebbe. Mi pare, quest'ultimo, un problema solo apparentemente tecnico, in realtà tutto politico, e forse allo stato non di facilissima soluzione. Quanto ad un sistema di tipo francese, comunque, non ho le obiezioni forti che enunciavo all'inizio a proposito
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