.{>!I. RI \ :\CO l.XII. HO!;SO •h•#hid Se i partiti accettassero i loro limiti S ì, credo che in Italia (non meno che in tutte le democrazie) sia "desiderabile una effettiva alternanza di governo", o meglio sia auspicabile la creazione di condizioni politiche e istituzionali che agevolino la possibilità di una "effettiva alternanza". Infatti, il problema non è di secondare aspirazioni o pretese a una "successione ereditaria", ma di operare perché la dialettica democratica si sviluppi in modi e forme adeguate a una logica di alternanza di proposte e di programmi. Così posto il problema, servono certo riforme istituzionali, ma come parte di una più ampia prospettiva di riforma della politica (e perciò della vita e del funzionamento della nostra democrazia). Se la politica si consuma in esasperato tatticismo per il potere, potremo al più avere un gioco ambiguo di (minacciate) alternative di schieramento, dentro una logica - appunto - di "successione" e non di vera alternanza. Dunque la mia risposta vuol evidenziare il nesso stringente, per l'alternanza e per lo sviluppo del processo democratico, fra una nuova politica e le riforme istituzionali. Sono invero, termini che si condizionano reciprocamente, come è reso evidente dalla situazione di "blocco" in cui versa il sistema politicoistituzionale. Come uscirne? Questa è la questione anche per l'alternanza, sapendo che "via politica" e "via istituzionale'' non sono separate e non si contrappongono, ma si intrecciano. Così, si può comprendere la scelta dei referendum elettorali, che non va demonizzata (e neppure enfatizzata) ma raccolta come sfida concreta a una vera capacità riformatrice dei partiti. di Ciso Gitti DEGASPERI, ....... .... MCVri tli ............. rip,M .. ......... , ..... ,ri ...... ,.ti ... · • ec,rò ct.ntecrietiafMt .• Ow,q,..; MCOodo O. C.1pe11. lo ropuhbhc1 1or1 prob.bii.m.•ol• .oo..lc-om\.LDi.l\a.. DIMOCIISTIANI O.i. U mo cl.I rel•rtndum 1U1 MONAltCHIA, CM eolo pu6 UIJCWIJ"V> lo nlc>nn• oocw, da 001 YOJ:vte, NO.U Ki•olare oell• dtH•tw, prol«'l•r1a Solo lo MONAJ.CHIA può g<onnlil'Tl il rup,r.o deUe QleM • deU. c1Y'll1• cn.abaoa~ CATTOUDClITWA.NIIII "'Il NDl.'ICRIAI ... u. MOIIAICMIA Il 'IOTA cosl, ....._, _l,lll,•··--•-'-'""'.•- ,-. Propagandain vista del referendumistituzionale, 1946 Molti sono gli interventi di riforma utili ad avviare una vera democrazia dell'alternanza: da una riforma delle procedure legislative e in generale del funzionamento del Parlamento che favorisca trasparenza di proposte e di confronto contro la cultura dell'emendamento, ad una miglior garanzia del ruolo distinto di Governo e Parlamento, ai meccanismi di stabilizzazione del Governo stesso e altri. In generale, va detto che la funzione di Governo comincia solo ora a ricevere un poco di attenzione; e il ritardo si è risolto a danno non solo del Governo ma dello stesso Parlamento e dell'efficace esercizio delle distinte funzioni. E molto è possibile fare per battere l'opinione (sbagliata) che la forma di governo parlamentare sia per definizione, debole. Vi è la necessità di un recupero del principio di maggioranza, del nesso fra consenso, potere, responsabilità . Ma a me pare che - pur nel contesto di un più ampio disegno riformatore - assumerebbe un significato e un'efficacia particolari la riforma del sistema elettorale, volta non solo a correggere gli eccessi di dispersione e frammentazione, ma a privilegiare la trasparenza di fronte ai cittadini, rafforzando la loro posizione democratica e quindi attribuendo loro un potere di indirizzo in ordine alla scelta del Governo. Ciò è possibile, come alcune proposte hanno dimostrato, attraverso un sistema misto, che salvaguarda il criterio proporzionalistico e il pluralismo della nostra società . Certo, per le considerazioni già svolte, non si tratta di proposte di per sé risolutive: ma non vi è, nella vita come in democrazia, una leva sola, una chiave che apra e risolva da sola i problemi. Occorre un confronto vero, la disponibilità al dialogo su proposte concrete: ciò che impedisce di procedere è l'incapacità dei partiti di accettare vincoli e limiti che discenderebbero da una riforma delle regole istituzionali. Ma la ricerca e il perseguimento dell'interesse generale al buon funzionamento del sistema democratico comportano inesorabilmente una rinuncia a preventive garanzie delle (ritenute) convenienze dei singoli partiti e la disponibilità a un qualche rischio. Ma va detto che una strategia "sistemica" di riforma non è in contrasto, anzi aiuta il perseguimento di obiettivi alti di riforma della politica, degli equilibri e dei rapporti del sistema politico.
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