zione piena, accanto ai partiti, di soggetti altri; b) esercizio diretto e non delegato della sovranità popolare in materia costituente; c) affermazione, ancor più larga che in nessuna altra esperienza, del fondamento necessariamente unitario di una costituzione politica democratica. 2. La immediata conseguenza di questa prima scelta sarebbe di riscrivere l'art. 49, prevedendo che il diritto di concorrere alla direzione politica del paese il cittadino possa esercitarlo nella forma dei partiti e nelle altre forme associative, che lo sviluppo democratico ormai ci propone. Questo riconoscimento aprirebbe la strada alla ridefinizione di tutta una seriedi questioni e istituti: a) parificazione nel sistema di finanziamento e/ o sostegno di tutte le forme politiche; b) allargamento ediversificazionefunzionale dei diritti di accesso, intervento, proposta, controllo dei vari soggetti della politica. .Qll. Ili.\ :\CO ~11.HOSSO ■ ft•#hhii 3. La riforma elettorale per un parlamento riformato (monocamera, abolizione preferenze, riduzione dei deputati, premio per la coalizione di maggioranza) sarebbe - in quel contesto - assai conveniente ai fini: a) dare potere diretto ai cittadini per la scelta dei governi; b) rendere i partiti più responsabili per la scelta di uomini e alleanze programmatiche; c) ridare credibilità, fiducia alle istituzioni di governo. 4. Non credo congruenti con questi obiettivi né l'adozione dei collegi uninominali (di per sé non bastano a garantire che le alleanze di collegio vincolino gli eletti, rispetto alla formazione del governo nazionale) né la proposta presidenziale: e qui preciso che la mia obiezione non riguarda tanto i rischi di una concentrazione e personalizzazione del potere - che pure ci sono - quanto l'effetto di conservazione dell'attuale blocco del sistema politico italiano. È prevedibile infatti che convergenze di centro assumerebbero valore decisivo per la campagna presidenziale. Sarebbe allontanata la necessità, per i partiti prima e per gli elettori poi, di scegliere tra alternative più nette. 5. Un accordo generale su un nuovo sistema di soggetti e poteri e su un nuovo criterio di legittimazione dei governi e selezione del personale politico dovrebbe arrivare a definire almeno i seguenti punti, decisivi per lo sviluppo politico democratico: a) riforma dei poteri diretti (la iniziativa popolare va tutelata nell'iter parlamentare; il referendum non può essere solo abrogativo, ma preventivo e di indirizzo, e deve poter intervenire su materie ora escluse: es. le alleanze internazionali); b) i diritti individuali collegati a beni comuni indivisibili (es. pace, salute) possono acquisire uno status - e quindi garanzie, tutele - superiore a quello riconosciuto a diritti del singolo o di corporazioni? I cinque punti del Psi: più potere agli elettori N oi socialisti da tempo insistiamo sulla necessità di un nuovo assetto istituzionale, una «seconda Repubblica», che renda possibile la democrazia dell'alternanza. Le nostre proposte in materia sono chiare e si basano su cinque punti: Repubblica presidenziale, autonomia regionale, riforma del bicameralismo, delegificazione, riforma della pubblica amministrazione, appunto la «grande riforma». L'idea di fondo è questa: dare più potere agli elettori, continuità e stabilità ai governi; bilanciare il rafforzamento dei poteri centrali con una maggiore autonomia, finanziaria, legislativa ed amministrativa di regioni, comuni e province; diversificare ruolo e funzioni e di Giulio Di Donato competenze dei due rami del parlamento; limitare la funzione legislativadi Camera e Senato alle materie di interesse nazionale; rendere snella efficiente e trasparente la pubblica amministrazione. In questo contesto va posta la questione della riforma elettorale, ed è evidente che una Repubblica presidenziale contiene una forte spinta all'aggregazione tra i diversi partiti. Resta aperta la questione se, una volta eletto il premier, si debba poi eleggere il Parlamento con un sistema maggioritario o con la proporzionale fortemente corretta. Fin qui la nostra posizione. Se essa fosse accettata, pur con tutte le correzioni possibili, si creerebbero nei fatti le condizioni per l'alternanza al Governo di maggioranze diverse. 25 Questa per noi è la via maestra. Essa però non è condivisa e quindi per ora resta sullo sfondo. Abbiamo invece tre referendum, sottoscritti da Pannella, De Mita, Occhetto ed altri che, se fossero ammessi ed accolti, introdurrebbero, accanto alla proporzionale, la maggioritaria pura al Senato e negliEnti locali. Altro che alternanza! Un pasticciopericolosissimo, un rimedio peggiore del male. Siamo perciò contro questi referendum, che giudichiamo una «truffa» politica e costituzionale, per la loro natura e per i fini che si prefiggono. La proposta della Sinistra Dc: imporre, attraverso un premio di maggioranza, ai partiti in lizza, di sceglierepreventivamente la coalizione.
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