{)!I. 81.\:\ICO l.XILllOSSO ■ it•#hlii Oltre ogni democraziaconsociativa I 1primo problema che noi abbiamo di fronte è quello della riforma della politica. Si sta raggiungendo un grado molto alto di disaffezione dei cittadini dalle istituzioni e, in modo particolare, dal cattivo funzionamento dello stato amministrativo, sociale e dei servizi. Ma come dice molto bene Norberto Bobbio non si può addebitare allo Stato le disfunzioni perché lo Stato siamo tutti noi, ma è a chi governo ed al modo di governare che vanno date le responsabilità di questa caduta di credibilità tra cittadini e istituzioni. E da qui ne scende la conseguenza che o i partiti sono in grado di riformare la politica o, altrimenti, i cittadini riformeranno il sistema dei partiti. La conseguenza più immediata della riforma della politica è di Felice Borgoglio la elaborazione di un sistema istituzionale elettorale in grado di rispondere alle domande di una democrazia moderna. Il passaggio dalla democrazia consociativa alla democrazia delle alternative è indilazionabile ed è necessaria una grande iniziativa politica senza di che difficilmente sarà realizzabile. Non si è mai assistito ad un cambio di sistema avvenuto col consenso del precedente e senza la presenza di fatti traumatici. Abbiamo di fronte a noi 2 strade; la prima è quella di un aggiustamento delle attuali regole elettorali che portino ad uno sbarramento che riduca la frammentazione e mantenga le pluralità delle opzioni politiche. La seconda ipotesi (che io prediligo) e che ci consentirebbe di realizzare la democrazia delle alternative e la scelta del sistema elettorale francese, con opportuni correttivi di adattamento alla realtà italiana, che prevede l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e l'elezione del Parlamento in collegi uninominali a doppio turno. Questo sistema rimetterebbe in discussione tutte le forze politiche e ci costringerebbe a costituire una nuova forma-partito, più rispondente alla domanda della società e che butterebbe a mare, definitivamente, l'attuale struttura piramidale della forma-partito di chiara derivazione leninista. L'interrogativo è: c'è la forza di tutti noi per ridiscuterci fino in fondo ed evitare il lento degrado di questa democrazia e di costruirne una nuova, che recuperi il rapporto con i cittadini? Riforma della costituzione . ' . . necessitapr1mar1a e ontrariamente a quel che si pensa, la prima riforma non riguarda le istituzioni di rappresentanza e di governo, né i sistemi elettorali, ma la procedura di revisione della Costituzione. È impensabile oggi applicare alla lettera l'art. 138; un accordo consociativo tra i maggiori partiti - che integri di Giuseppe Cotturri i 2/3 del Parlamento - non può bastare a escludere un pronunciamento popolare diretto. Peggio ancora se si pensa a colpi di maggioranza confermati da un referendum. Si deve pensare a un lavoro istruttorio condotto da una apposita commissione parlamentare in modo molto aper- = _ 24 to ai soggetti non partitici organizzati (sindacati, associazioni di imprenditori) e diffusi della politica (associazionismo, volontariato). E poi, su un testo largamente unitario, la pronuncia popolare diretta. Questa sarebbe la principale e decisiva riforma della politica: a) legittima-
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