~JJ. BIANCO (l(._11.ml&',O Uiiii•iit Ripensando all'unitàsindacale «Il Bianco e il Rosso» ha aperto un dibattito, con l'intervento di Ottaviano Del Turco, nel numero scorso. Tema: l'unità sindacale, eterno dilemma degli ultimi 40 anni di storia del movimento operaio italiano. In questo numero pubblichiamo gli interventi di Giuseppe Surrenti, segretario generale della Fis-Cisl, e di Walter Galbusera, segretario generale della UilLombardia. Il discorso resta, naturalmente, aperto. Unità: le ragioni della crisi attuale di Giuseppe Surrenti ' ' L a finalità originaria del sindacalismo è l'unità", così ci insegnava tanti anni fa un noto accademico del diritto del lavoro, e nessun sindacalista o lavoratore iscritto al sindacato dubita che le cose stiano così. I risultati migliori il sindacato italiano li ha realizzati nei momenti più alti dell'unità e anche adesso li realizza quando possiede una piattaforma e una posizione unitaria. Ma quarant'anni di pluralismo sindacale lasciano il segno. Che oggi siano venute meno le ragioni che diedero origine alla scissione è un fatto che rende giustizia a coloro che rifiutarono e si batterono contro il modello sindacale leninista, ma è anche un fatto che il pluralismo sindacale ha messo le radici, che rischiano di diventare ancora più salde in seguito alla nascita di nuovi attori e di nuovi centri di rappresentanza. Certo i lavoratori preferiscono un solo sindacato, ma sono anche abituati a convivere con un sindacato confederale contemporaneamente unitario e pluralista. E perché poi non dire con chiarezza che le resistenze della burocrazia sindacale delle tre confederazioni sarebbero enormi? I destini personali di molti dirigenti diventerebbero incerti o sarebbero sottoposti a profondi cambiamenti; costoro diventerebbero i più strenui dif endosi del pluralismo sindacale. Nonostante questo, o forse proprio per questo, credo che la prospettiva unitaria avrebbe una grande carica dirompente in una situazione stagnante e che sembra portare il sindacato confederale verso un lento declino. La proposta politica del sindacato conf ederale si è infatti di molto appannata. I sintomi di crisi ci sono, e anche se non ci pongono davanti ad alternative drammatiche vanno affrontate senza reticenza. Non è questa la sede per affrontare l'analisi dei punti di crisi della confederalità, ma sia consentita una rapida riflessione sul recente accordo siglato tra governo, confindustria e sindacato. Tale accordo ha permesso a tutti gli attori di uscire da una situazione di "impasse", una situazione dalle incerte prospettive, ma ha anche decretato la fine della scala mobile. Si chiude così la fase degli automatismi e delle garanzie forse un po' obsolete, ma si chiude anche la fase della solidarietà realizzata con quelle politiche, con quegli strumenti. Quale sia il modello di solidarietà al quale il sindacato confederale vorrà ispirarsi negli an-
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