Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

Napoli, Casstel Sant'Elmo. buire la sola causa della vittoria a dei leader che erano stati importati dall'Egitto, dalla Palestina o dai paesi del Golfo Arabico per l'insegnamento della lingua araba. Vale la pena di ricercare altre spiegazioni. La prima risale a una quindicina di anni fa e sembra sufficientemente verificata. Il successo delle correnti islamiche va letto a partire dalla situazione culturale, sociale, economica e politica dei paesi mal guidati dopo la loro indipendenza e che faticano a uscire dalla postcolonizzazione. Gli ambienti scolarizzati reagiscono all'impoverimento culturale in cui i loro governanti li hanno immersi per perseguire una modernizzazione all'occidentale. Questi stessi ambienti, insieme agli immigrati dalle campagne, sono bloccati sul mercato del lavoro in una società imbalsamata da poteri burocratici e autoritari che inaridiscono anche la scena politica. E così guardano al successo del F.I.S. non si dovrebbe dimenticare la vittoria del partito del non voto e quella, rimarchevole, del gruppo «Cultura e Democrazia» a guida berbera che si muove da ragionamenti simili a quelli del F.I.S. ma accentuandone le dimensioni culturali. Né dovrebbe essere impedita una forte analisi critica delle pesanti responsabilità del F.L.N. che è al potere dal momento dell'indipendenza. Tuttavia questo tipo di spiegazione è forse incompleto, occorrerebbe accompagnarlo con una spiegazione di tipo più antropologico. Osservando questi movimenti, le loro rivendicazioni, l'intensità delle mobilitazioni, il loro intreccio che parte dalle moschee, certamente spazio di libertà in rapporto all'apparato dello stato, ma anche di ricomposizione e di controllo sociale, ci si potrebbe chiedere se ~.tL BIANCO l.XILROS O • I Mliii)dI i iitiMftn non si tratti del gigantesco tentativo, forse disperato, dei maschi, dei padri di lottare contro le tendenze alla nuclearizzazione della famiglia e ali' egualitarismo tra i sessi, per far sopravvivere la famiglia tradizionale, estesa e sottomessa ad una autorità patriarcale. È un tentativo complesso, accompagnato da una critica seria al modello di famiglia occidentale. In esso le donne, o meglio certe donne cercano di esercitare il ruolo difficile e che meriterebbe una più ampia analisi della resistenza attraverso la partecipazione, e forse della integrazione per la riforma, pur essendo nello stesso tempo portatrici di una critica, che l'occidente e il femminismo occidentale non sono disposti ad accogliere, di certi aspetti del modello occidentale della donna: commercializzazione del suo corpo, integrazione pubblica malriuscita e, secondo queste donne musulmane, illusoria. Nel complesso nella base fondamentale delle vittorie islamiche potrebbero convergere interessi differenti: da una parte ideologicopolitico e dal!' altra familiaricomunitari. Spesso l'analisi accentua il primo aspetto. Mi pare non debba essere disgiunto dal secondo altrimenti si spiegherebbe difficilmente la forza delle mobilitazioni che sarebbero ridotte a manipolazioni di idee o a carisma dei leader. Nel suo complesso questa realtà può rassomigliare al tentativo di cercare e mettere in piedi, pur confusamente e istintivamente, una specie di modello statale nuovo, o di stato patriarcale moderno. Questo i modelli occidentalizzati di stato lo avevano ignorato, ma era stato forse implicitamente praticato sotto forma di clientelismo e nepotismo, cioè, in definitiva, senza la regolazione delle strutture tradizionali. = ,,o L'ipotesi qui formulata ci rimanda dunque ad una densità sociologica e antropologica dei processi in corso che le analisi correnti spesso ignorano, rapportando le trasformazioni degli islamismi solo alle dimensioni verbali-ideologiche. E tuttavia questo dato non dice ancora niente sul futuro di questa base fondamentale relativamente al piano politico. In realtà una delle tendenze forti delle organizzazioni islamiche è quella della frammentazione giustificata con gli stessi principi dell'ugualitarismo, e quella della legittimità della non sottomissione in nome dell'Islam. Dunque il futuro è largamente aperto a tutte le possibilità. In ogni modo è certo che l'Islam privato, spiritualizzato e individualizzato, sicuramente presente nel mondo islamico non costituisce oggi la tendenza dominante, anche se si può pensare che esso crescerà nel futuro. Questo è ciò che bisogna tener presente a fronte della attuale evoluzione politica e culturale, e riguarda ugualmente l'Islam europeo. La sua condanna in blocco, così come gli argomenti che troverebbero in questi eventi elettorali i motivi per giustificare una accresciuta marginalizzazione delle popolazioni musulmane, sono solo il segno del disorientamento e della debolezza dell'analisi dell'occidente. La cosa vale ancor più se si tiene presente che per essere completa, questa analisi dovrebbe allargarsi alla realtà ebraica ed israeliana e anche al ritorno in forza dei cristiani sulla scena pubblica. In qualunque modo, insomma, la base fondamentale islamica è fortemente presente. Occorre cominciare ciò che vorrei chiamare un confronto discorsivo. La parola dialogo dice già troppo, in relazione alle reali possibilità dell'oggi.

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