con la «perestroika» è in pieno svolgimento anche drammaticamente da ormai cinque anni con incerti esiti sul piano interno, ma certamente con la fine dell'imperialismo sovietico e conseguente fase di distensione e di pace che ha favorito il crescere della speranza di una nuova Europa. L'Europa sociale, in questo contesto, è ad una svolta decisiva: il 1990, anno cruciale per le procedure di approfondimento ed ampliamento della Cee nel suo insieme, non può vederla assente dall'appuntamento. L'approfondimento e l'ampliamento devono essere due processi complementari non conflittuali, come già è stato detto, il modello del mercatosociale e l'etica dell'Europa dei cittadini, che costituiscono il nucleo per progredire verso una maggiore unione, sono anche la principale attrazione che la Comunità presenta per le nuove democrazie dell'Europa Orientale, nonché un solido punto di ancoraggio per lo sviluppo delle relazioni con i paesi dell'Efta. Islam L a vittoria del fronte islamico di salvezza alle elezioni comunali algerine merita una analisi che spazi oltre la congiuntura. Questo successo va valutato nelle sue giuste proporzioni. La vittoria in realtà era prevista da più di un anno e quindi è tutt'altro che inattesa. A meno di continuare a pensare che il ritorno all'Islam sulla scena politica sia un fatto residuale, marginale e dovuto ad oscure trame. In realtà si tratta di una tendenza generale nell'ambito dei popoli musulmani. Per manifestarsi con maggiore vitalità nel cuore dell'Islam sunnita, essa non ha atteso e non ha avuto bisogno di riferirsi al modello _,\>_JJ, BIANt:O lXIL nosso • I IIB 1141 iiiitfijun Parimenti, l'emergente rinascita culturale e la ricerca, da parte dell'Europa, ex Est, di legami democratici protettivi e di rinnovati collegamenti con l'Europa occidentale, anche culturali e sociali, specie con la Cee, dovrebbero costituire una fonte di aricchimento e di motivazione per il processo di approfondimento che la Comunità deve sviluppare per consolidare la sua unità sociale e democratica. Anche per questo, la politica sociale della Comunità ha un ruolo di estrema importanza e deve poterlo svolgere su basi più solide e chiare. Le conferenze intergovernative sull'adeguamento dei trattati che inizieranno sotto la presidenza italiana, devono chiaramente tenerne conto. Al vertice di Madrid si è affermato: «Nella prospettiva del completamento del mercato unico europeo, gli aspetti sociali meritano la stessa importanza attribuita a quelli economici e vanno sviluppati di conseguenza in modo equilibrato». Il solo modo per realizzare questo obiettivo è la revisione dei trattati, per togliere il sociale dallo spazio angusto della interpretazione degli attuali articoli dell'atto unico 110A e 118A. Occorre inoltre, per garantire la base giuridica sociale comunitaria, attuare entro il 1992 il programma di azione sociale delineando le 47 azioni e direttive comunitarie previste al momento dell'approvazione della Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori, dal lavoro atipico al diritto di informazione, all'applicazione delle normative sociali e dei contratti collettivi in vigore in sede di aggiudicazione di appalti. Recuperare il terreno del sociale significa anche recuperare il deficit di democrazia che è il grande rischio della nuova costruzione europea: sia essa federativa, confederativa, a più cerchi o casa comune, secondo tutte le «architetture» politiche, che la fantasia e l'interesse nazionale o di partito possano suggerire. oltre l'Algeria di Felice Dassetto komeinista. Il grande soprassalto recente dell'Islam dura già da una ventina di anni, cioè dal momento in cui le indipendenze nazionali si sono consolidate in forma di stati moderni. Li è la novità storica che l'occidente fa fatica a percepire: i musulmani, in modo sempre più esteso si riferiscono all'Islam per rendersi presenti nel gioco politico contemporaneo e nelle moderne strutture dello stato. Dall'inizio degli anni Ottanta giunge a maturità una prima fase dell'incontro tra la teoria e la pratica islamica e lo stato-nazione. In alcuni paesi l'integrazione nello o dello stato è ormai cosa fatta, in forme estremamente diversificate come in Arabia Saudita o in Turchia, in Pakistan o in Marocco. Altrove essa è oggetto di lavoro di grandi movimenti sociali. Dovunque la novità dell'incontro, sia per l'Islam che per le strutture dello stato, è evidente e va avanti per tentativi e per approssimazioni successive. Sarebbe sbagliato pensare che questa tendenza di fondo sia il risultato di una sorta di internazionale organizzazione. Si tratta piuttosto di un tessuto diffuso di parole, di concetti, di analisi e di motivazioni. E così, nel caso algerino, sarebbe insufficiente, come vorrebbero lasciare intendere alcuni commenti provenienti dal Fronte di liberazione nazionale, attri-
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