Riflessioni sul ''calvario" delle Ong P er cercare di limitare i problemi all'essenziale, per lo meno dal nostro punto di vista, vogliamo ridurre l'ampia e complicata tematica della Cooperazione Nord-Sud a due capitoli; 1° - volontà politica per una "cooperazione" degna di tale nome 2° - stima e utilizzo delle Ong nella cooperazione di domani. Dei due problemi è troppo chiaro che il più importante è il primo. Per entrare nel discorso è d'obbligo riferirci subito alla nota situazione di crisi, o di assestamento (a seconda delle simpatie eufemistiche) pudicamente sospinta sulla scena pubblica dal gennaio 1989 divenuta ben presto pasto di polemiche e di inchieste della stampa cattolica e laica, quotidiana e periodica. Quali siano le vere dimensioni dell'inopinato "crak" della già rigogliosa (o venduta come tale ... ) cooperazione internazionale del ministero Affari Esteri italiano e quali siano state le cause di tale scivolone... ad oggi non è permesso di conoscere. Nei luoghi ufficiali si è detto più volte di un esborso incontrollato di venti/venticinque miliardi spesi o impegnati senza troppo rigore in centinaia di Progetti in America Latina ed in Africa ... Una mega disamministrazione frutto di una totale o insufficiente responsabilità politica, di programmi organici, di strutture di verifica e di controllo. Ancora poche settimane fa l'on. Crippa, in Commissione Esteri, riproponeva al ministro in carica, De Michelis, domande sulla "famosa, fatidica cifra dei 20.000 miliardi di cui tante volte abbiamo parlato ... ". Vengo ora per quanto riguarda la volontà politica governativa per una di Aldo Benevelli nuova cooperazione ad una serie di considerazioni. - Dopo le recenti esperienze cooperazioniste del nostro Paese (Fai compreso) risulterebbe che il rapporto di aiuto Nord-Sud ha avuto le sue più pesanti difficoltà ed ostacoli proprio nella incapacità di usare il denaro dei contribuenti italiani. Vuoi a livello di gestione (vedi Fai ed il caos dei 20/25.000 miliardi), vuoi a livello di programmi specifici alcuni dei quali ora sospesi, altri in mano a concessionari non affidabili, altri in sè non credibili, altri perfino dannosi: culturalmente ed economicamente destabilizzanti. - Una saggia politica di cooperazione non può essere esclusivamente letta e codificata come un impegno finanziario del nostro Paese. Quando, proprio in sede di Commissione Esteri il ministro De Michelis ha affermato, a proposito della linea politica del Governo, di predisporre una proposta ''per arrivare ad un vero e proprio salto di qualità nella cooperazione allo sviluppo" c'è da compiacersi e da essergli grato. Se però ci si inoltra leggendo tutto il prosiego della illustrazione ecco che, invece, c'è da preoccuparsi seriamente... perché la comunicazione del ministro lega il forte miglioramento della cooperazione "soltanto (l'avverbio è di De Michelis) all'aumento dei fondi" ... all'incremento degli stanziamenti" (vedi Atti Parlamentari Terza Commissione, pag. 11). Non vorremmo che subito e dopo quanto è accaduto in passato si imboccasse nuovamente la strada della filosofia che afferma essere il denaro lo strumento primario per una buona cooperazione... e che la scandalosa lezione delle cattedrali dello spreco e dell'ingordigia non servisse mai. - Questa riflessione mi induce ad aggiungere qualche breve nota a proposito del calvario e della sopravvivenza delle Ong, specie di quelle del volontariato internazionale (Memoria storica esige che a queste - nate circa 25 anni fa - vada almeno il merito d'aver innescato il processo di un rapporto più dignitoso NordSud, di aver proposto dei modelli di cooperazione meno assistenziali e più solidali, d'aver collaborato per la redazione delle Leggi cooperative affinandone lo spirito politico e gli strumenti). - Proprio perché è inconcepibile una cooperazione ancorata a puri investimenti oso suggerire a chi governa ed a chi legifera di prendere in esame alcuni modelli che le Ong più mature hanno sperimentato, modelli che hanno realizzato con modesti mezzi finanziaria una promozione sociale ed economica, diffuso e reale miglioramento del livello di veto, difesa della salute gradualmente autogestite, impianti tecnologici appropriati. .. Non è difficile rintracciare questi programmi precisi, ricchi di esemplarità e di effetti moltiplicatori dentro i quali le stesse Commissioni miste del ministero Esteri hanno avuto occasione riscontrare contemporaneamente risparmio di denaro, obiettivi validi e partecipazione attiva della controparte. - Tutti devono sapere - che la protesta delle Ong di volon-
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