Napoli, Piazza del Municipio. partito e uomini compromessi con la mafia. Ma questo non sfiorò e non sfiora le denunzie dei vescovi. Si minaccia la rottura, ma mai si attua una reale presa di posizione nei confronti della classe dirigente che veniva e viene accusata dagli stessi vescovi, e poi comunque appoggiata, anche quando i tentativi di rinnovamento del partito cosiddetto cristiano, da 40 anni auspicati, si sono spenti nel sangue o nella emarginazione. Limitarsi ad alzare la voce _solo quando si verificano fatti criminosi non basta. Bisogna chiedersi come mai si è instaurato questo male sociale proprio nelle terre che vengono considerate fedeli alla tradizione cattolica, bisogna fare un'autocritica sul tipo di evangelizzazione, sulle responsabilità dell'istituzione ecclesiale nell'appoggio a certa classe politica che ha creato un sistema di governo inquinato dalla mafia, bisogna rendersi conto soprattutto che la mafia è un fatto strutturale nella società meridionale, non una piovra che avvinghia dall'esterno del sistema, non una malattia, ma una fisiologia del sistema meridionale, dove il funzionario o il politico o il poliziotto che fa il suo dovere viene ammazzato o emarginato. La lettera pastorale dei vescovi italiani sul meridione, se ha il grande pregio di tentare almeno di porre il problema del Sud come problema della nazione e di tutta la chiesa ita- -".tJ, BIANCO lX1tnosso 11:•WOOI liana, di misurarsi in una analisi dello sviluppo distorto del Sud, quando entra nel merito della moralità pubblica non esce dallo schema del «bubbone», non assume una lettera che fa della mafia, della 'drangheta, della camorra un elemento strutturale del sistema politico sociale di tanta parte del Sud. Se si vuole porre in modo più attento la questione meridionale oggi non è possibile non porla tenendo conto di questo intreccio tra istituzioni, politici, imprenditori, mafiosi. Bisogna tener conto che il pubblico impiego è la più importante impresa occupazionale del Sud, che le commesse statali e le opere pubbliche costituiscono la parte più cospicua del1'economia del Sud, che gli enti locali hanno gonfiato soprattutto in questi ultimi anni la loro capacità di spesa più che in tutta la storia dall'unità a questa parte, che solo pochi in questi enti decidono affari di miliardi senza che i consigli assembleari riescano a seguire con chiarezza e a partecipare e che tutto viene gestito in funzione di interessi che non sono quelli del popolo. Diventano quindi prioritari per lo sviluppo il controllo di questi meccanismi di potere, la limpidezza negli appalti, il problema morale nella pubblica amministrazione, oltre che il richiamo al senso del proprio dovere. Compito della chiesa allora è quello di riprendere la sua libertà evangelica di fronte al potere, e soprattutto di non essere essa stessa come istituzione una struttura di potere che, pur di salvaguardare alcuni interessi «religiosi», rischia di compromettersi o di chiudere gli occhi. Bisogna fare attenzione alla formazione e alla selezione delle classi dirigenti della politica, della burocrazia, dell'impresa la cui moralità non è garantita da sigla o da appartenenza. Il rapporto con le istituzioni pubbliche richiede vigilanza sui meccanismi di sovvenzionamento degli aiuti alla chiesa per evitare ambiguità, clientelismi e intermediazioni mafiose, che spesso si camuffano nei non disinteressati «benefattori», arricchiti con forme di accaparramento illecito o con capitale illegale. Poiché si tratta di un fatto sistemico strutturale, la chiesa non può limitarsi solo ad interventi sporadici o lasciarli alla singola iniziativa, ma deve anzitutto attraverso un osservatorio ecclesiale sui cambiamenti della società meridionale acquisire una analisi globale che permetta poi di elaborare un quadro sistemico di intervento sul piano strettamente religioso e culturale. Non basta perciò solo denunziare o difendere l'onore del Sud, ma rimettere in discussione la vita interna della chiesa stessa, ricreando quella forte spinta ideale che dovrebbe vedere la chiesa, nell'ambito suo proprio, non paurosa o difensiva di interessi che non sono quelli del popolo e della libertà del Vangelo.
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