Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

e più disponibile alla mobilità territoriale o interprofessionale. Se è lecito un richiamo apparentemente estemporaneo, il giovane protagonista del bel film Cinema Paradiso del regista Tornatore è spinto a lasciare il suo paesino siciliano d'origine dalla cultura cinematografica che ha acquisito, dalla frequentazione di quello straordinario maestro informale che è l'addetto alla cabina di proiezione, oltre che da esigenze materiali di vita. Ciò non vuol dire affatto che l'Università nel Mezzogiorno debba preparare forze di lavoro in maniera da indurle ad emigrare. Intanto c'è emigrazione ed emigrazione ed è meglio partire, se necessario, con un solido bagaglio intellettuale anzichè alla ventura. E poi, come ha dimostrato il caso degli immigrati di ritorno a metà degli anni '70, l'emigrazione non è mai definitiva: molti piccoli imprenditori che sono cresciuti nelle regioni meridionali in questi anni, sono persone che hanno fatto un'esperienza di lavoro all'estero. i.)!I, BIA:\:CO l.Xll,ROSSO •U•#hld Infine, va detto che il grosso del risultato formativo dovrebbe ricadere sull'economia e sulle società locali: nuovi ceti professionali, imprenditori di prima generazione, lavoratori qualificati di cui l'industria e i servizi di mercato hanno disperato bisogno nel Mezzogiorno, possono sortir fuori soltanto da uno sforzo eccezionale di investimento da farsi nelle strutture formative pubbliche e specialmente nell'Università meridionale. 3. L'investimento pubblico nell'istruzione e nell'alta formazione da farsi nell'area meridionale, non è perciò un lusso o un di più che le regioni più ricche del Paese possono concedersi o possono anche non concedersi. Senza un input formativo di livello europeo, senza fondi pubblici sufficienti per l'edilizia universitaria, per l'acquisto di attrezzature per il personale insegnante e i suoi collaboratori amministrativi e tecnici, insomma senza risorse da devolvere alle Università nel Mezzogiorno, l'intero organico sociale del Paese sopporterebbe costi indiretti o invisibili che già oggi in larga parte sostiene; il costo dovuto alla perdita di prodotto che l'inoccupazione o la sottoccupazione dei giovani meridionali comporta; il costo da attribuire ad una cultura della devianza e della trasgressione che anche i giovani meridionali diplomati e talora laureati sono tentati di coltivare perché le opportunità di vita e di lavoro appaiono loro troppo modeste; il costo della mancata mobilità territoriale e interprofessionale di una forza lavoro stagnante che intanto va comunque sussidiata. Gli investimenti statali nell'istruzione scolastica e universitaria nel Mezzogiorno non sono la panacea per risolvere i gravi problemi sociali di quest'area, ma sono certamente un ingrediente indispensabile. Negare ciò sarebbe miope e foriero di maggiori pericoli per tutta la collettività nazionale. Sanità e Mezzogiorno e ome in molti settori dell'intervento pubblico, anche in quello sanitario sembra oggi porsi, in Italia, più un problema di "qualità" della spesa che non di "quantità". Si spende infatti molto ma, soprattutto, si spende male nel senso che l'offerta di questo servizio pubblico risulta poco adeguata alle necessità della domanda. E questo deficit qualitativo si riscontra in misura ancora maggiore nel Mezzogiorno dove, come è noto, l'assetto ''particolaristico-clientelare'' (Ascoli, 1984) del nostro welfare state è fortemente consolidato. L'attenzione al tema della qualità consente di porre, nei giusti termini, il problema della verifica di un eventuale "questione meridionale" all'interno del Sistema Sanitario Nazionale (Ssn). di Vincenzo Viggiani Al riguardo si intende sostenere che l'arretratezza del sistema sanitario meridionale non sia da imputarsi, in primo luogo, ad un particolare svantaggio struttura di questo sistema rispetto al resto del paese. Anzi, laddove questo svantaggio è reale - come nel caso della dotazione dei posti letto (p.l) ospedalieri - potrebbe addirittura rivelarsi un vantaggio se si tiene conto che l'efficacia dell'organizzazione ospedaliera non è correlata al numero dei p.l. disponibili quanto al loro utilizzo. È opportuno tuttavia sottolineare che l'assenza di un evidente ritardo della sanità meridionale per quanto riguarda la dotazione strutturale di base (risorse finanziarie, p.l. ospedalieri, personale) non significa che nel meri- : 36 dione non esistano consistenti "aree di arretratezza" le quali, però, attengono più che ad aspetti di carattere quantitativo, ad aspetti di carattere qualitativo riguardando prevalentemente: a) la mancata o insufficiente realizzazione dei servizi territoriali di "nuova" istituzione previsti dalla L. 833/78 (consultori, servizi per le tossicodipendenze, per la tutela della salute mentale, etc.); b) la mancata o carente realizzazione delle attività di prevenzione ed educazione sanitaria; c) la mancata o parziale realizzazione dei distretti sanitari di base; d) la mancata sperimentazione di strumenti di gestione economico-contabile come la contabilità analitica per centri di costo, avviata invece in Piemonte,

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