scono quelle frustrazioni di cui ho parlato, che derivano dall'esistenza di un livello di coscienza civile tale da rendere impossibile un'accettazione piena dello status quo, come avviene ad esempio nel caso del nuovo precariato. Ai disagi oggettivamente connessi all'entità del fenomeno della disoccupazione e del precariato di lunga du- .Pll. Bl.\'.\CO \Xli.ROSSO 1111 #1 1 rata si accompagnano problemi di carattere più strettamente «soggettivi» legati a quell'avanzamento culturale che introduce un ulteriore elemento di squilibrio che si riflette nella persistenza e nel radicamento dell'insoddisfazione dovuta alla non piena utilizzazione delle risorse umane presenti nel Mezzogiorno. La natura del lavoro precario non fa sperare in un'evoluzione nel senso di una crescita dello sviluppo, ma al contrario fa pensare alla permanenza di una situazione di stasi, le cui conseguenze sono pagate soprattutto da coloro che, sempre in maggior numero, sono costretti a stare lontano dal lavoro stabile e per periodi sempre più lunghi. Qualificarescuola . . ' e un1vers1ta L a formazione dei giovani e in particolare l'istruzione universitaria nel Mezzogiorno dovranno fronteggiare nei prossimi anni almeno due vincoli di carattere oggettivo: il vincolo della inoccupazione (o della sottoccupazione) che il mercato del lavoro meridionale impone alle forze di lavoro comprese nella fascia di età 14-29anni ed il vincolo dell'unificazione economica su scala europea. Ambedue questi vincoli operano in maniera cumulativa: la disoccupazione intellettuale che si concentra nel Mezzogiorno, per lo più ristagna in quest'area perché i costi di trasferimento nel Centro-Nord o all'estero sono elevati in confronto ad un sistema di garanzie minime che i disoccupati meridionali pur ottengono (sostentamento da parte dei genitori nella famiglia di origine, sussidi pubblici, lavori saltuari e di ripiego). A sua volta la richiesta di lavoro intellettuale che proviene dal resto del Paese o dall'Europa si scontra con la bassa qualificazione dei giovani intellettuali meridionali perché le qualifiche e le abilità professionali conquistate dai giovani nel sistema formativo meridionale sono, generalmente pardi Carlo Ciliberto lando, fuori linea rispetto alle esigenze del mercato del lavoro postindustriale nell'Italia opulenta e nell'Europa senza frontiere. 2. Il problema che ci si pone, è come agire nei processi formativi, nella riforma delle istituzioni scolastiche e universitarie, in maniera da allentare questi vincoli e creare le condizioni per una piena valorizzazione dei talenti individuali così diffusi nelle regioni meridionali. La scelta che occorre fare, è di elevare nettamente la qualità del servizio di formazione e di preparazione al lavoro che l'Università - come altre istituzioni anche extrascolastiche - può fornire ai giovani nel Mezzogiorno. Un elevamento della qualità dell'istruzione universitaria nel Mezzogiorno può avere molteplici effetti sulla condizione umana, effetti non limitati soltanto al mercato del lavoro - basti pensare all'opera di incivilimento e di educazione alla vita che un'attività efficace di istruzione genera e che, innestandosi su un ambiente assai proclive alla devianza e alla trasgressione di leggi, regolamenti, norme di condotta civile, può rappresentare un salutare freno alla diffusione anche indiretta di fenomeni criminosi. Ma è sul mercato del lavoro che il servizio pieno, efficace, completo, di un'istruzione superiore moderna può dare nel Mezzogiorno i suoi maggiori frutti. Intanto la elevata qualifica professionale e la buona cultura che una laurea universitaria degnamente conseguita si porta appresso, rendono il giovane meridionale in genere più disponibile ad una ricerca attiva di un lavoro conforme alle sue aspirazioni, dentro e fuori dell'area, e lo rendono meno propenso ad accettare lavori di ripiego, posizioni da sottoccupato. Anche la smitizzazione dei vantaggi dell'impiego pubblico e la valorizzazione dell'occupazione alle dipendenze nelle imprese private passano per un irrobustimento della preparazione professionale e per l'apertura di nuovi orizzonti culturali di un giovane che si formi nel Mezzogiorno. In secondo luogo, un'efficace formazione scolastica e universitaria rende gli individui meno ossessivamente legati alla terra di origine, alle sue tradizioni (ed anche ai suoi vizi collettivi)
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