Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

i.>11, Hl.-\~CO l.Xll,HOSSO 111 ui1 iii Cooperazione e Mezzogiorno L o sviluppo del Mezzogiorno passa anche attraverso una crescita dell'orientamento culturale basato su forme di nuova imprenditorialità e di lavoro autonomo autogestito. È una scelta obbligata se si vuole che le azioni e le politiche d'investimento e di promozione abbiano la capacità di radicarsi e svilupparsi nel territorio. L'esperienza del passato ha dimostrato che le forzature, spesso illuministiche e con intenti positivi, di fatto passavano sopra la testa della gente del Sud; non lasciando così nulla di positivo ma inducendo fenomeni di neo-colonialismo. I nuovi orientamenti, sui quali si registra una pluralità di convergenze, non possono non transitare attraverso questo cambiamento nelle realtà locali. Di questo occorre tener conto se si vuole reimpostare correttamente il ragionamento sulla questione meridionale senza riproporre metodologie di interpretazione e schemi di analisi, cari ai meridionalisti di professione, ma oramai superati dalla realtà. Un elemento è ormai acquisito: il Mezzogiorno è fortemente differenziato con una combinazione territoriale di aree in sviluppo, in declino, ed in ristagno. Per questo, tutta la strumentazione dell'intervento meridionalistico, di origine fortemente accentrato per sviluppare in maniera equilibrata un'area omogeneamente depressa, non è più né efficace né tantomeno efficiente. In questa ottica, la Legge 44 sull'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno ha saputo cogliere e sviluppare questi orientamenti perseguendo di Paolo Giacomelli una politica che ha nella valorizzazione delle risorse locali il suo punto di avvio e di forza. Probabilmente l'aspetto più interessante di questa esperienza è che essa, per il messaggio che ha lanciato e per il modello di gestione che ha tentato, ha reso possibile immettere nel circuito impresa-mercato una serie di persone, di ambienti, di interessi che fino a quel momento ne erano rimasti del tutto estranei. Certamente servono strumenti in grado di evitare che il privilegiare la dimensione localistica inducano a ripetersi fenomeni distorcenti quale la dispersione delle risorse e la perdita di efficacia dell'intervento pubblico. In questa logica la cooperazione può divenire uno dei soggetti principali di questo nuovo processo di crescita imprenditoriale soprattutto nel Mezzogiorno. La cooperazione da sempre ha garantito e garantisce quei principi e quei valori di radicamento dell'iniziativa nella base sociale, quella volontà di rapportarsi all'interno di una rete di solidarietà che è uno dei principali strumenti di garanzia per minimizzare il rischio dell'insuccesso e assicurare, nel contempo, uno sviluppo durevole alle iniziative economiche. La cooperazione, pur con le necessarie cautele dovute alla necessità di coniugare correttamente tecnologia e occupazione, è certamente lo strumento principale per garantire il massimo dell'occupazione possibile in ciascuna iniziativa e, sopratutto, garantisce la pratica di quei principi di democrazia economica che sono patrimonio della cultura italiana, ma che cominciano, sempre più, ad essere riscoperti anche nelle aree a più : 30 avanzato sviluppo capitalistico. Non si devono tuttavia trascurare e sottovalutare, i problemi che pure esistono: dalla necessità di ridefinire e attualizzare un modello sì ricco di esperienze positive ma che, per alcuni versanti, mostra la necessità di sostanziale rinnovamento, alla difficoltà di garantire a strutture piccole e spesso deboli la capacità di sopravvivenza senza scadere in processi assistenziali. Tenendo proprio conto di questi rischi, il movimento cooperativo ha affrontato in maniera intelligente e professionale la questione dell'informazione e della diffusione di nuove realtà imprenditoriali; i responsabili, lavorando in prima linea, hanno saputo selezionare i progetti validi, con coraggio, rifiutando iniziative palesemente infondate ed hanno assistito i giovani più validi nel realizzare i business-plan. Tutto ciò dimostra che molti passi avanti sono stati fatti, si sono evitati fenomeni di megacooperative e sono state presentate iniziative con uno stretto rapporto fra business e capacità produttiva, attente all'ammontare degli investimenti, in grado di costruire il proprio mercato dentro e fuori le solidarietà prima ricordate. Proprio perché in questi anni le realtà locali del Mezzogiorno hanno saputo far emergere esigenze e motivazioni nuove rispetto ai contesti tradizionali la cooperazione meridionale operando là dove si forma la maggior parte dell'offerta di lavoro futuro, dovrà raccogliere la sfida del raggiungimento di obiettivi concreti trasformando anche il problema della disoccupazione giovanile in una risorsa dello sviluppo.

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