Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

ro impedito in modo forse determinante, l'accentuarsi di quei fenomeni di disgregazione sociale che costituiscono l'autentica piaga del Sud. Basti pensare ai guasti provocati dal sistema dei crediti agevolati al settore chimico rappresentato nell'Italia Meridionale soprattutto da «capitani di industria» calati dal Nord con fresca e dubbia esperienza. Il problema non è mai stato risolto e la situazione del Mezzogiorno - o, per lo meno di alcune regioni del Mezzogiorno - tende a peggiorare; nonostante siano state destinate a quelle zone risorse proporzionalmente superiori a quelle che qualsiasi paese del Mondo occidentale abbia mai devoluto a una parte del Paese stesso. Che fare? - Credo che i sistemi finora utilizzati siano falliti. La stessa importanza del credito agevolato è messa giustamente in discussione: anzi, le troppe agevolazioni sono state fonte, oltre che di sperperi, anche di corruzione e di diseducazione imprenditoriale. (Si noti a questo riguardo come l'agricoltura spagnola, che non ha goduto per decenni dei vantaggi dell'appartenenza alla Comunità, sia ora più pronta di quella italiana a sostenere la concorrenza internazionale). lo credo che occorra una politica finanziaria e creditizia fondata su profonde modifiche nella qualità e nei livelli di intervento e nei suoi indirizzi istituzionali; occorre soprattutto una pianificazione che, stante la varietà degli strumenti e degli organi del governo creditizio, deve nascere da un confronto e da una armonizzazione delle esigenze di carattere generale e dei singoli protagonisti. In sostanza, occorre un programma con obiettivi e strumenti; uno tra i più importanti è certamente il sistema finanziario e bancario. Occorre cioè che tutte le presenze in questo settore esistenti nel Mezzogiorno vengano coordinate e indirizzate. Come? Questo è il vero problema: le difficoltà sempre esistenti sono nel tempo aumentate; infatti, accanto a istituzioni creditizie tipicamente «meridionali» si sono consolidate in questi ultimi anni le presenze locali di istituti bancari i cui cervelli sono nel Nord e fuori d'Italia, e che seguono quindi lo- .. i.).t.t BIANCO \Xli. llOSS() •h•#§•id ~= '> -J, ll - ,; ,, ·r - - :l -/,_;_:,;:::i;_,-.-::;-,-_ . . ..... -·-..,.-;;• .... _ ... -;.. . . Napoli, Colonna della concezione. giche e direttive che hanno del Sud una concezione non «Centrale» ma di un'area di attività come le altre. A loro volta, i grandi istituti di credito ordinari che hanno la loro base fondamentale nell'Italia Meridionale (Banco di Napoli, Banco di Sicilia e Banco di Sardegna) tendono a sviluppare la loro attività nel Nord del Paese e all'Estero, ritenendo in questo modo di «sprovincializzare» la formazione dei loro quadri dirigenti (ed è difficile non comprendere, da questo angolo di visuale, il loro comportamento). Occorre allora contare soprattutto sugli istituti di credito speciali con base meridionale e coordinare - programmandola - la loro attività. Resta il problema di un raccordo nazionale (da individuarsi secondo alcuni nell'Imi) e della ricerca dei mezzi finanziari. Si potrebbe allora pensare ad una convenzione tra i grandi istituti meridionali dotati di sportelli di raccolta e un consorzio degli istituti speciali (sul tipo della convenzione esistente tra Mediobanca e le tre banche di interesse nazionale). Rimane il problema del «cervello» politico di questa complessa struttura. Ma, a parere di chi scrive, esso non può essere che il Governo e per esso il ministero responsabile. : . . . 29

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