Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

Volute come strumenti di punta per lo sviluppo del Mezzogiorno, ridimensionate dal confronto tra aspirazioni e opere realizzate, oggi i consorzi industriali più che attori dello sviluppo sembrano trappole tese ad impedirlo. Da tempo si chiede una disciplina che chiarisca la natura di questi organismi, ne stabilisca criteri operativi e fissi procedure certe. Se al Parlamento spetta il compito di definire chiaramente sul piano giuridico conoscitivo la natura dei Consorzi Asi - per alcune Amministrazioni infatti è Ente economico, per altre i.).l-1,IU\'.\0) lXII.HOSSO 111•Wild è Ente locale territoriale - ai fruitori dei servizi spetta il poter dire «come» devono funzionare. Le esigenze di efficienza e funzionalità richieste ai consorzi Asi debbono consentire che se alla proprietà pubblica spetta il controllo sul perseguimento dei fini sociali, alle imprese, o ai propri rappresentanti, venga affidata la gestione. Gestione sinora affidata non a provata esperienza e professionalità, ma troppo spesso «assegnata» secondo prassi di pura lottizzazione politica. Per far questo, ritengo che una diversa compos1z1one proprietaria, aperta alla partecipazione di enti privati e associazioni di imprenditori potrebbe rappresentare il punto di svolta funzionale di questo strumento. Senza aver la pretesa di fornire soluzioni preconcette, ma nel rispetto dell'assetto proprietario, reputo che l'ipotesi del «condominio» autogestito tra imprenditori possa costituire una valida soluzione al problema della funzionalità ed efficienza delle circa 70 Asi localizzate nelle regioni meridionali. L'Iri e il Mezzogiorno P er trovare il primo segno della presenza dell'Iri nel Mezzogiorno bisogna tornare ai lontani anni Trenta, quando l'Istituto per la Ricostruzione Industriale, appena creato per risollevare le imprese del Nord dagli effetti della grande depressione, già contava nell'area di Napoli un nucleo di industria aeronautica. Da allora lo sviluppo del Sud e la Questione Meridionale in genere sono diventate per l'Iri inclinazioni strategiche. Dati alla mano, questa area costituisce oggi per il gruppo una grossa fetta della sua attività: centomila addetti (un quarto del totale), il 35 per cento della sua produzione e un settore di ricerca e di tecnologie avanzate in costante espansione. Nel 1989 l'Iri ha investito qui oltre 3.700 miliardi, mentre il programma 1989/92 prevede investimenti complessivi per circa 15.000 miliardi. Attualmente l'Iri vanta nel Mezzogiorno una fattiva presenza in settori chiave come quello dei servizi aerei (con l' Alitalia e l' Ati) e marittimi (con la Tirrenia), delle telecomunicazioni (con la Sip, la Telespazio e l'Italcable), dell'acciaio (con i centri siderurgici di di Marino Marin Taranto e di Bagnoli), degli impianti di segnalamento ferroviario (con l' Ansaldo Trasporti), delle costruzioni aeronautiche (con l' Aeritalia), dell'elettronica (con la Selenia, la Selenia Spazio, la Sgs-Thomson, l'Italtel), della cantieristica (con la Fincantieri), dell'alimentare (con la Sme), radiotelevisivo (con la Rai), dell'energia (con alcune società facenti capo all'Italimpianti) e dell'informatica (con la Finsiel). La realtà dell'Iri nel Mezzogiorno è inoltre rappresentata da una serie di iniziative per la formazione professionale, dall' Ancifap alla Stoà di Ercolano, dal centro di addestramento "Bonifacio" alla scuola ecologica della Castalia. E poi ancora il centro direzionale di Napoli, ad opera dell'ltalstat; l'impegno per la promozione della piccola e media impresa, grazie al potenziamento dell'azione della Spi, dell'Iritech, della Sofin ed una stretta collaborazione con il Comitato per la Nuova Imprenditorialità giovanile; il centro di ricerca dell'Ansaldo, a Gioia del Colle. Insomma, si tratta di una presenza a trecentosessanta gradi, che abbraccia tutti i settori chiave dell'economia e della società. Tuttavia, nonostante = - - - -- 2<, questa massiccia presenza, la questione meridionale è ancora aperta. Rimangono tanti problemi da risolvere, legati oltre che alla mancanza di una cultura manageriale solidamente radicata, anche ad oggettive carenze difficilmente risolvibili. L'azione del gruppo Iri punta allora al futuro e guarda soprattutto alle sfide che si giocheranno sul campo europeo, a partire dal 31 dicembre del '92. A questo proposito le idee non mancano e le grandi proposte che l'Iri ha disegnato per il Mezzogiorno sono cinque. La prima si riferisce allo sviluppo della rete stradale. Più in particolare l'lri, che già possiede la NapoliSalerno è pronta ad ammodernare la Salerno-Reggio Calabria e ad adeguarla alle nuove esigenze, raddoppiandola. Inoltre l'Istituto potrebbe intervenire sulla Palermo-Catania e sulla dorsale ionica. Diecimila posti di lavoro sono stati previsti solo per la realizzazione della Napoli-Reggio In secondo luogo, c'è il problema dell'adeguamento delle telecomunicazioni, ancora insufficienti e certamente non in grado di reggere l'impatto con

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