Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

~!1.Bl.\:'\CO '-Xli.BOSSO 1111 #hld Mezzogiorno: traditi dalla retorica S e i veri amici del Sud dovessero chiedere ad una ditta d'altro pianeta qualche consiglio di mercato, si sentirebbero rispondere che anzitutto la parola stessa (Sud, Mezzogiorno, ecc.) suona male, da' vibrazioni negative. Un po' ci pensano i media con i loro servizi sul disordine organizzato, i sequestri, la corruzione. Vai a spiegare che la delinquenza è anche al Nord, che a Milano gira il denaro sporco, che ci sono in Piemonte rapitori di bambini. Tutto vero. Solo che dal Sud ormai solo queste notizie sembrano emergere mentre altrove non è così. Ma non è solo questo; lasciamo perdere l'idea di un complotto. È proprio il messaggio meridionalista che ha da tempo stufato tutti. L'idea di un Sud miserabile, tutto uguale, sempre uguale, immutato, è stupida e controproducente. Sappiamo tutti che non è cosi! L'idea di un Sud asservito, sfruttato, dipendente: altro schema semplicistico. Anche il noioso richiamo allo Stato (si tratta in realtà di una invocazione al governo) quando il ceto politico meridionale ha un ruolo consolidato di grande rilievo, è veramente stucchevole. C'è un Mezzogiorno che cammina bene, che propone un sistema di vita accettabile e talvolta invidiabile. C'è invece un altro Mezzogiorno che appare «malato» più che denutrito. E i suoi lamenti non piacciono, non commuovono, anzi irritano. Sarà crudele ma è così. Occorrono messaggi più autentici. Da questo punto di vista anche il sindacato, che pure nel Sud si è midi Bruno Manghi sociale rispettabile, non riesce da solo ad essere un soggetto dello sviluppo. Frammentato, categoriale, dispersivo. Non ha trovato le forme per essere protagonista. Le forme sindacali efficaci al Centro-Nord, qui non paiono appropriate. Gli interessi alle categorie e le parole agli orizzontali: così non si crea un soggetto politico. Il risultato è comunque una subalternità verso Roma, un complesso verso il ceto politico (che a sua volta conta molto ma decide poco). Perciò anche l'idea generosa di un patto o di un programma per il Sud, già generica e datata nella sua formulazione, diventa sterilè poiché non si capisce che cosa noi offriamo in cambio di un vero impegno meridionalista. Non basta dimostrare come il Nord si faccia i propri affari racolosamente affermato come attore Napoli, Castel dell'Uovo I ., I I - ottimamente anche con i soldi dello Stato. Occorre coalizzare una forza, un consenso. Prima che un problema Nord-Sud, la solidarietà è un problema nel Sud. Per questo una politica di trasf erimenti al Sud per lo sviluppo è incompatibile con il permanere dell'attuale sistema di trasferimenti. Ma esso garantisce la riproduzione di una quota rilevante del ceto politico e marginalmente anche del ceto sindacale, nelle zone beninteso del Sud malato, non genericamente del Mezzogiorno. Le differenze regionali sono come quelle categoriali o settoriali, non basta deprecarle, occorre un orizzonte morale e politico che le superi con il consenso popolare. Non ci siamo ancora.

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