Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

che coltivava lo stesso disegno o che questo controllo l'aveva già realizzato e si sentiva minacciata nella sua egemonia. Le ipotesi che si possono fare sono tante, anche perché è difficile districarsi nell'intreccio tra camorra, affarismo politico, gestione clientelare del potere. Pochi giorni prima, ad Ercolano, sempre in provincia di Napoli, era stato ammazzato l'ex sindaco Antonio Buonaiuto, democristiano, anche lui candidato alle elezioni comunali. Nel 1986 l'avvocato Buonaiuto era rimasto coinvolto in una inchiesta giudiziaria relativa ad appalti edilizi concessi dal comune di Ercolano. In primo grado era stato condannato ad un anno e mezzo di reclusione per interessi privati in atti di ufficio. In appello era stato prosciolto con formula piena. Dopo la seconda sentenza l'ex sindaco fa parlare di sé perché si lascia andare ad accuse molto pesanti nei confronti dell'amministrazione comunale di cui aveva fatto parte. Parla apertamente di tangenti che corrono negli uffici degli assessori. Forse, come dicono alcuni amici, vuol farla pagare a chi ha tentato di incastralo e lancia segnali di avvertimento. Gli hanno tappato la bocca prima che gli sfuggisse qualcuno dei segreti sepolti tra le carte dell'amministrazione comunale. D'altra parte lo sanno tutti che le centinaia di palazzi che, come una fungaia, sono stati costruiti ad Ercolano negli ultimi venti anni sono opera della camorra. Hanno costruito dove e come hanno voluto, senza lasciare nemmeno lo spazio per una strada o per un alberello striminzito. Una colata di cemento dalla collina al mare con la gente accatastata senza nemmeno l'aria per respirare. Con l'amministrazione comunale, sindaco in testa, a guardare e, probabilmente, ad intascare. Forse non tutti hanno messo soldi e voti in tasca, ma qualcuno sicuramente sì. Gli altri sono stati a guardare e a tacere. Anche perché chi parla è condannato. La settimana prima ad Acerra, a due passi dal palazzo vescovile di mons. Ribaldi, avevano assassinato Carmine Elmo, ex assessore democristiano, il quale dopo quindici anni di onorata carriera politica aveva deciso di cedere il testimone al figlio Carlo, .P!I. IU\:\0) lX11. nosso 1111 #0111 Napoli, Vicolo del Pallonetto appena laureato in medicina. Una prassi, questa, sempre più frequente nell'ambiente democristiano a testimonianza che non sbagliano coloro che parlano di sistema di potere neofeudale. Di Carmine Elmo si diceva che fosse addirittura il cassiere della camorra acerrana, quella legata al clan Nuzzo; un clan perdente, oggi, decimato ormai dalle cosche rivali legate al «cartello» della Nuova Famiglia. Per certo era un pregiudicato per numerosi reati, dallo stupro all'oltraggio a pubblico ufficiale. La sua religiosità era comunque fuori discussione visto che ogni anno era tra i principali organizzatori della festa patronale. Ad Acerra, i Nuzzo l'avevano fatto da padroni per decenni e non solo con la violenza e le estorsioni. Le licenze, gli appalti, le assunzioni al Comune, tutto passava per le mani di Nicola Nuzzo e dei suoi accoliti: almeno stando alla vox populi. Carmine Elmo, probabilmente, si era reso conto che, finito il potere dei Nuzzo, non poteva più restare al suo posto di amministratore comunale, ma aveva creduto di poterlo passare a suo figlio. Non era però lui che poteva decidere a chi assegnare il suo posto: i nuovi padroni di Acerra sono in grado di sceglierselo da soli. Casalnuovo, Ercolano, Acerra: tre realtà comunali della Campania diverse ma con un solo comun denominatore, la camorra. La quale non è, come molti si ostinano ancora a credere, solo una organizzazione di criminali dediti a traffici criminali. La camorra, oggi, è anche una organizzazione criminale che vende droga, impone tangenti, gestisce il contrabbando, il toto-nero, il lotto clandestino. I proventi di queste attività - e la droga rende migliaia di miliardi - vengono investiti nell'economia legale. Con i soldi delle tangenti potevano al massimo comprarsi la casa, aprire un negozio, prestare denaro ad usura, mettersi in edilizia con un camion o una ruspa. Con i soldi della droga di camion ne comprano centinaia e comprano anche ruspe, scavatrici, betoniere e mettono in piedi imprese per il movimento terra e per la fornitura del calcestruzzo. Possono impiantare anche imprese di costruzione, magari specializzate in canalizzazioni e grande viabilità. Con queste imprese vanno all'assalto dei Comuni e dei flussi della spesa pubblica. Fin quando erano interessati solo a gestire una parte del potere locale - per far avere qualche licenza, qualche pensione di invalidità, qualche assunzione - alla camorra bastava avere qualche punto di riferimento, qualche amico, nell'amministrazione comunale. In cambio dei favori era assicurato il sostegno elettorale. Oggi che mirano a governare, ad assegnare gli appalti, a distribuire le provvidenze statali, a decidere dove costruire e che cosa costruire, hanno bisogno di uomini loro dentro l'amministrazione comunale. Il governo non si esercita per interposta persona. E così, mentre l'Alto Commissario per la lotta alla Mafia parla ancora di controllo del territorio, la camorra è già passata al governo del territorio.

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