di gente disperata perché privata della sussistenza. Perciò si può dire che il mancato sviluppo del Mezzogiorno, aveva messo in parentesi in tutti questi anni la questione meridionale, si ritorce ora come un boomerang contro i piani di risanamento del bilancio pubblico. Il Mezzogiorno esporta insomma disavanzo pubblico e finché l'industria o in genere l'attività produttiva non decolla a ritmi veloci in queste aree, continuerà ad esportare disavanzo. Un aspetto dell'economia del sussidio è costituito dalla domanda di merci che il sussidio alimenta. Sotto questo aspetto i produttori di manufatti industriali del Centro-Nord possono stropicciarsi le mani: ricuperano in parte, come domanda solvibile, il tributo che hanno pagato al sostegno dei consumi dei meridionali. Ma una parte della domanda sostenuta dai trasferimenti si rivolge all'estero ed alimenta le importazioni. L'economia meridionale è cronicamente caratterizzata da un eccesso di importazioni sulle esportazioni che provengono da quest'area. Questo è il secondo boomerang che il mancato sviluppo del i.>!L BIA~CO lXll,BOSSO 11#1h1id Sud trasferisce al Centro-Nord. È il boomerang di una bilancia con l'estero deficitaria oltre misura a causa dei consumi sussidiati nel Mezzogiorno. Il deficit con l'estero (nelle partite correnti, specie nel bilancio import/ export) va finanziato con l'ingresso netto di capitali esteri, per ottenere i quali occorre pagare alti tassi di interesse agli investitori stranieri. È tutta l'industria italiana che perciò ne risente in quanto che il tasso di interesse è per gli imprenditori un costo ed è un freno all'accumulazione produttiva. Il terzo boomerang che il sottosviluppo meridionàle rimanda al resto del Paese (che aveva fatto finta che il Mezzogiorno non più esistesse), è rappresentato dall'inflazione salariale. Il mercato del lavoro italiano è un mercato diseguale: piena occupazione al Centro-Nord, alta disoccupazione al Sud. L'industria dove c'è pieno impiego ha da fare i conti con lavoratori agguerriti ai quali non si possono negare aree meridionali, almeno ai lavoratori regolarmente occupati a causa della contrattazione collettiva. La mancata unificazione del mercato del lavoro (col decentramento di imprese da Nord a Sud) rende la pressione salariale più forte del necessario nella media nazionale. Negli ultimi tempi si è poi avviato un altro meccanismo inflattivo dal lato delle paghe. È il meccanismo degli aumenti concessi al pubblico impiego, dove specie nel Sud trovano rifugio le forze di lavoro non occupabili nelle imprese. Lo stipendio che guadagna l'impiegato comunale o quello delle ferrovie o quello della Usi è nel Mezzogiorno sovente l'unico reddito famigliare e su di esso si scaricano tutte le aspettative e i bisogni dei componenti di una famiglia. Ciò spiega perché i Cobas del pubblico impiego sono più forti nel Mezzogiorno dove premono per sensibili aumenti delle paghe. Anche in questo caso opera un effetto di trasmissione dal Sud al Nord per cui i ceti produttivi dell'Italia forte si ritrovano a pagare la bolletta per il Mezzogiorno sotto forma di accresciuta pressione fiscale e/ o di maggiore debito pubblico. Camorra e politica N ella ultima consultazione elettorale la camorra ha manifestato la sua presenza e il suo interesse nel modo più palese possibile: a colpi di pistola. Con una tracotanza inaspettata che però lascia capire bene quanto sia mutato lo scenario dei rapporti tra crimine organizzato e amministrazioni pubbliche. I segnali di questa trasformazione in atto non mancavano e solo la generale disattenzione al fenomeno poteva far sì che essi passassero inosservati. Una breve cronistoria, limitata alla ultima consultazione elettorale, può servire a precisare i termini in cui si di Amato Lamberti pone oggi la questione dei rapporti tra camorra e politica. L'ultimo ad essere ammazzato in campagna elettorale è stato Vincenzo Agrillo, imprenditore edile emergente, candidato socialdemocratico a Casalnuovo in provincia di Napoli. Le uniche notizie sul suo conto ci dicono che si dava un gran da fare per ottenere appalti pubblici grazie a collegamenti nell'amministrazione comunale e in quella provinciale. Ma in Campania, un imprenditore che vuole lavorare non può fare a meno di stabilire canali e collegamenti con amministratori locali, segreterie di partiti, uomini politici. Senza appalti pubblici un imprenditore edile non lavora e chiude bottega molto presto. Per questo la regola non scritta è che l'imprenditore può sostenere un politico ma non farsi lui stesso politico. Forse Agrillo si è condannato da solo quando ha creduto di poter fare impunemente il grande salto per il controllo del cassetto dei soldi del Comune di Casalnuovo. Ma può anche darsi che lui fosse solo il capofila di una «cordata» di imprenditori che mirava ad acquisire il controllo della spesa pubblica del Comune e che sia stato eliminato da un'altra «cordata»
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