bisogno di un ceto forte, preparato, diffuso che senta quale imperativo il servizio alla comunità. Il materiale umano c'è. Gli va data la possibilità di affermarsi. Da dove può venire questa nuova classe? In primo luogo, da un recupero di orgoglio dei rappresentanti politici che vanno aiutati, anche grazie ai nuovi indirizzi legislativi nazionali, a ricercare e ad ottenere il consenso con strumenti diversi dal passato; altrimenti non si educano i cittadini, né si aprono i canali per un rinnovamento fisiologico, che non sia solo anagrafico o di parte, della classe dirigente. Un appello va poi rivolto alle élite culturali, tanto cresciute al Sud in questi quarant'anni. A loro spetta un ruolo grande, purché escano dall'isolamento o pongano fine ad atteggiamenti rinunciatari. Da qui o, almeno, anche da qui può nascere un nuovo, consapevole merii.).tJ, IU\NCO \Xli.ROSSO •h•#§•hii dionalismo. Purché lo si voglia. Napoli,PalazzoReale L'economia inceppata T rent'anni fa il Mezzogiorno esportava forze di lavoro e risparmi perché la mancanza di una solida borghesia locale impediva di mettere a frutto le risorse produttive locali. Oggi l'emigrazione dal Sud al Nord si è ridotta a poche decine di migliaia di persone all'anno ma i risparmi continuano a prendere la strada che li porta altrove. In compenso è aumentata l'esportazione di alcuni servizi (si fa per dire) come quelli dell'industria del crimine, che la miseria e l'ignoranza di massa, l'indifferenza o la complicità di alcuni soggetti istituzionali hanno fatto crescere in questi anni nelle regioni meridionali. Sequestri di persona e diffusione della droga sono i principali «prodotti» di quest'industria criminosa di Mariano D'Antonio che dilagano per la penisola, alimentando il risentimento e talvolta la fobia razzista contro tutti i meridionali presi in blocco e aggettivati come mafiosi o camorristi. Ci sono però altri meccanismi più sottili o meno evidenti alla larga opinione pubblica, attraverso i quali il sottosviluppo relativo del Mezzogiorno si trasferisce al resto del Paese - per cui appare veramente assurda la pretesa separatista che hanno affacciato i sostenitori delle varie Leghe del Centro-Nord, come se, separando e distanziando i meridionali dai settentrionali in un assetto federalista fosse possibile bloccare all'origine la «infezione» che sale dal Sud. Nel Mezzogiorno i consumi medi della popolazione sono più bassi, come si sa, rispetto al Centro-Nord ma il prodotto per abitante è relativamente ancora più basso. Ciò vuol dire che una parte dei consumi dei meridionali è sorretta non dalla produzione locale bensì da risorse che provengono dal resto del Paese. L'economia del Sud è insomma un' economia abbondantemente sussidiata e il canale principale che alimenta i sussidi è costituito dai trasferimenti di reddito alle famiglie tramite la finanza pubblica. Si fa tanto parlare di risanamento della spesa pubblica ma si evita di dire che c'è nel Mezzogiorno questo zoccolo duro di trasferimenti in larga parte incomprimibili, almeno nel breve periodo - a meno che non si vogliono cancellare diritti consolidati di pensionati e disoccupati oppure andare incontro a sommosse di piazza
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