Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 7/8 - ago./set. 1990

.porto con il resto dell'Italia e da qui la si colloca in Europa. Seguendo questo filo di ragionamento la questione diventa nazionale e quindi necessariamente europea. Ma seguendo tale linea, la più difficile ma anche la sola capace potenzialmente di non sganciare il Mezzogiorno dai processi internazionali in atto, emergono con chiarezza i termini attuali della questione meridionale: l'assenza di alternative visibili e credibili alla «gestione» della questione meridionale, premia il vecchio metodo dei trasferimenti monetari, a pioggia, di sostegno ai redditi e ai consumi, premia le clientele, gli intrecci tra affari e politica. Premia chi governa e soprattutto la Dc e un ceto sociale che da ciò trae prebende e privilegi. Ma se questo avviene perché mancano alternative credibili e visibili; se quasi tutto è riconducibile alla spesa pubblica, al suo uso, alla sua gestione; se le imprese, ma anche il sindacato non si sottraggono a questo meccanismo, ma anzi in una certa .L)JJ. BIANCO l.Xll.llOSSO ■ iti#hlii misura ne sono parte, anche se la parte «pulita», bisogna avere il coraggio di cambiare, di proporre e di proporci alternative anche rischiose, in ogni senso, ma reali, a partire da una condizione oggi quasi inesistente, da creare: la società civile. Far leva su quel tanto o poco di società civile tra i giovani, nella scuola, nella comunità ecclesiale, tra soggetti imprenditoriali e con essa costruire progetti e programmi per affermare diritti e bisogni negati, riaffermare o affermare ex-novo, la cultura dell'autonomia, dell'autogoverno, delle autonomie locali, in una parola della democrazia. Cancellare le logiche dell' emergenza, la struttura e la logica dell'intervento straordinario, rendere responsabili e protagonisti i meridionali della loro vita. Qualcuno può pensare, sbagliando, che ciò significherebbe lasciare le popolazioni meridionali a se stesse. Non è così, anzi per chi scrive è vero il contrario. Il quoziente di antimeridionalismo crescente nel centronord dell'Italia è una diretta funzione del grado di dipendenza, di carenza di autonomia, che le popolazioni meridionali subiscono, o accettano, e da cui una parte trae grandi vantaggi, e non solo la mafia. Rifiutare la logica dell'intervento straordinario, rifiutare l'equazione per cui i differenziali economici dovrebbero far accettare o subire differenziali sociali intollerabili, una scuola peggiore, una sanità peggiore, una qualità urbana peggiore, diritti elementari negati. Creare attorno a ciò una società civile, far leva sull'intelligenza presente, cambiare le regole del gioco, sconfiggere quindi passività, assuefazioni, alibi troppo comodi. Un nuovo meridionalismo può incominciare da qui. Senza scorciatoie, senza alibi per nessuno, a partire dal sindacato e da tutta la sinistra, di governo e non. A partire da un processo che porti chiaramente a individuare nel Sud, e soprattutto nel Sud e non solo altrove, chi davvero è antimeridionalista e chi no. Sud: al centro i problemi sociali L ' ipotesi che qui si intende sviluppare è.che i processi di modernizzazione che hanno investito il Mezzogiorno inserendolo e coinvolgendolo nel più generale contesto dello sviluppo della società italiana, non hanno modificato la struttura relazionale e sociale preesistente, non hanno rotto i legami tradizionali e le solidarietà tipiche della società arcaica, non hanno creato le forme moderne della società civile. Questo è dipeso dalle forme e dai di Gigi Biondi meccanismi che hanno mutato l'economia meridionale. Il motore del cambiamento è stato l'intervento straordinario, una massiccia politica di trasferimenti monetari che ha sconvolto il precedente panorama fatto di arretratezza, di una economia povera e di sussistenza, di scarsità di risorse e di consumi. Non c'è dubbio che il moderno Mezzogiorno non presenta più, come centrali per una sua definizione, quei caratteri: basta porre l'accento sui fattori . ------------ - ■ 12 strutturali che hanno agito in direzione dell'omogeneizzazione nel contesto nazionale. La dimensione della scolarizzazione, la fruizione di consumi di beni a carattere simbolico, le forme del tempo libero da un lato; la nuova struttura del1'occupazione, l'urbanizzazione abnorme e lo spopolamento delle campagne, la diffusa terziarizzazione dall'altro: tutto parla di uno sviluppo avvenuto, di una integrazione e di un coinvolgimento del Mezzogiorno.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==